Varou­fa­kis si dimette dal ministero delle Finanze

by redazione | 6 Luglio 2015 15:16

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Verso le 8 di sera quando migliaia di per­sone erano già radu­nate a piazza Syn­tagma ad Atene, di fronte alla Torre bianca a Salo­nicco, in tutte le città dal nord al sud, quando era quasi sicura la vit­to­ria netta del «no», a Megaro Maxi­mou, sede di governo le riu­nioni erano con­ti­nue. Ale­xis Tsi­pras insieme ai suoi più stretti col­la­bo­ra­tori, i mini­stri Ale­kos Fla­bou­ra­ris, Nikos Pap­pas, stava esa­mi­nando la stra­te­gia dei pros­simi giorni.

Il clima era posi­tivo e la sod­di­sfa­zione era più che evi­dente. Nono­stante la cam­pa­gna di inti­mi­da­zione e di ter­ro­ri­smo pro­mossa dai canali pri­vati e le minacce dei lea­der euro­pei, la mag­gio­ranza dei greci ha boc­ciato i due docu­menti dei cre­di­tori inti­to­lati «riforme per il com­ple­ta­mento dell’attuale pro­gramma» e «ana­lisi pre­li­mi­nare per la soste­ni­bi­lità del debito».

Ale­xis Tsi­pras cin­que mesi dopo la vit­to­ria di Syriza alle ele­zioni e nono­stante le pres­sioni, le pole­mi­che, le minacce e gli errori, non solo ha retto, ma ha stra vinto. Con il 60% dei voti ricon­ferma la sua popolarità.

Tra i con­ser­va­tori, invece, sono aperti gli otri di Eolo. La stra­te­gia del timore appli­cata dai par­titi pro-memorandum ha perso in blocco. L’ex pre­mier, Anto­nis Sama­ras, lea­der della Nea Demo­kra­tia, si è dimesso nella serata di ieri, pro­vo­cando una marea di rea­zioni. La lea­der del Pasok, Fofi Geni­mata ha chie­sto che «Ale­xis Tsi­pras deve rea­liz­zare l’accordo al più pre­sto pos­si­bile», e simile era la dichia­ra­zione del lea­der del Potami, Sta­vros Teo­do­ra­kis. Per il segre­ta­rio del Kke, Dimi­tris Kou­tsou­bas, «con il no o con il sì, nulla cam­bia. Alter­na­tive non ci sono dal momento che qual­siasi accordo sarà al ser­vi­zio del capi­tale e l’ auste­rità continuerà».

Il pre­mier greco, par­lando di fronte al suo popolo ieri, ha sot­to­li­neato ancora una volta la neces­sità di essere uniti in que­sti momenti dif­fi­cili. «Da domani apriamo la strada per tutti i popoli d’Europa. Oggi la demo­cra­zia batte la paura» aveva dichia­rato Tsi­pras uscendo dal seg­gio dove ha votato.

Verso le 9.30 di sera, nelle riu­nioni si è par­lato dell’eventualità di un mini rim­pa­sto gover­na­tivo con la sosti­tu­zione del mini­stro delle finanze, Yanis Varou­fa­kis. Tre sono i can­di­dati alla carica del mini­stro delle finanze: il vice-premier Yan­nis Dra­ga­sa­kis, il mini­stro dell’economia, Yor­gos Sta­tha­kis e Euclid Tsa­ka­lo­tos, capo-gruppo della squa­dra greca di nego­ziato, tutti pro­ve­nienti dall’ala mode­rata di Syriza che si schie­rano a favore di un’intesa imme­diata con i creditori.

Alle 8 di mat­tina di lunedì il dado è tratto: Varou­fa­kis si dimette per “aiu­tare” Tsi­pras nella trat­ta­tiva, dif­fi­ci­lis­sima, con le istituzioni.

 Il mini­stro ormai ex, con­fessa di aver intuito una “certa pre­fe­renza per la mia assenza da parte di alcuni par­te­ci­panti all’Eurogruppo e part­ner assor­titi”. Per que­sto, scrive sul suo blog in inglese, “lascio il mini­stero a par­tire da oggi, per aiu­tare Tsi­pras a rag­giun­gere un accordo e a rispet­tare il man­dato con­fe­rito al governo dopo il refe­ren­dum”. “Por­terò il disprezzo dei cre­di­tori con orgo­glio”, è la stoc­cata finale dell’accademico di Syriza.

“Por­terò il disprezzo dei cre­di­tori con orgo­glio“Yanis Varou­fa­kis

A Megaro Maxi­mou ieri sera innan­zi­tutto sono stati discussi i primi passi verso un’intesa con i part­ner euro­pei. Il tempo stringe. A livello poli­tico le trat­ta­tive devono ripren­dere al più pre­sto pos­si­bile, even­tual­mente anche oggi men­tre la Bce dovrà deci­dere sulla liqui­dità delle ban­che elle­ni­che. Per i mode­rati del governo Syriza-Anel il man­dato è chiaro: con­clu­dere il nego­ziato al più pre­sto pos­si­bile con un accordo per far risa­nare l’economia. Altri, invece, della sini­stra radi­cale, dall’area Piat­ta­forma di sini­stra, hanno inter­pre­tato l’esito della con­sul­ta­zione come un forte man­dato che potrebbe por­tare ad una rot­tura defi­ni­tiva del nego­ziato con i creditori.

Alcuni media pure ieri pome­rig­gio ripe­te­vano che «non è da esclu­dere che Ale­xis Tsi­pras trova le porte chiuse a Bru­xel­les», ma per ora sono smen­titi dai fatti. Il pre­mier greco ha par­lato ieri tele­fo­ni­ca­mente con il pre­si­dente della Com­mis­sione euro­pea, Jean-Claude Junc­ker e il pre­si­dente fran­cese, Fran­cois Hol­land e il pre­mier Mat­teo Renzi per la ripresa delle trat­ta­tive, men­tre Euclid Tsa­ka­lo­tos e il mini­stro, Nikos Pap­pas, brac­cio destro del pre­mier e il capo-gruppo dei tec­no­crati, Yor­gos Chou­lia­ra­kis sono già par­titi sta­mat­tina per Bruxelles.

Il tempo stringe innan­zi­tutto a livello finan­zia­rio. Per Yanis Varou­fa­kis l’accordo è vicino, il vice-presidente del par­la­mento greco, Ale­xis Mitro­pou­los, ha detto ieri che «in base ad una sen­tenza del Tri­bu­nale euro­peo presa venerdì scorso la Bce deve garan­tire la liqui­dità delle ban­che gre­che a pre­scin­dere dell’ intesa tra Atene e cre­di­tori», ma non è affatto sicuro che Mario Dra­ghi con­fer­merà la liqui­dità di emer­genza del pro­gramma Ela tanto desi­de­rata da Atene. Tre sono gli sce­nari: secondo il primo, la Bce man­tiene l’Ela agli attuali livelli (tra 89–90 miliardi di euro).

Il secondo sce­na­rio che parla di una resti­tu­zione dei pre­stiti dalle ban­che gre­che all’Eurotower, un’eventualità tutto som­mato dif­fi­cile per il momento; e il terzo sce­na­rio che parla di un aumento della liquidità.

Di fatto gli isti­tuti di cre­dito greci con i fondi euro­pei già bloc­cati sono ad un passo dal fal­li­mento. Il pre­si­dente dell’Associazione delle ban­che gre­che, Louka Katseli ha detto che «il limite ai ban­co­mat (60 euro al giorno) sarà rie­sa­mi­nato mar­tedì mat­tina tenendo conto della liqui­dità» che supera solo i 500 milioni di euro. In altri ter­mini anche i ban­co­mat rischiano di rima­nere senza soldi, men­tre i media par­lano dell’eventualità di un taglio dei depo­siti bancari.

Nella tarda serata di ieri il vice-ministro dell’economia Nadia Vala­vani ha detto che «chi pos­siede casette di sicu­rezza non può pre­le­vare denaro una volta che le ban­che aprono».

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