“Sbarchi in aumento solo dell’8 %” I veri numeri sull’emergenza profughi

by redazione | 20 Luglio 2015 9:18

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ROMA. La matematica dell’accoglienza non è un’opinione, fin tanto che la politica ne resta lontana. Altrimenti succede che 19 profughi a Casale San Nicola alle porte di Roma sembrino cento, mille, diecimila, una sorta di orda ingestibile. I numeri, quelli veri, ripuliti dalla propaganda di Lega Nord e non solo, raccontano che al momento non c’è stata la tanto paventata invasione dalle coste africane. E anche che il sistema Paese — stando ai calcoli del Viminale — è in grado di sopportare senza andare in stress 140-150 mila richiedenti asilo. Quanti sono quelli accolti oggi? 84.558. Meno della metà di quelli che gestisce la Germania (circa 200mila), un ventesimo di quelli che si accolla il Libano. Per dire.
«Tra 500.000 e un milione sono pronti a partire dalla Libia», sosteneva l’agenzia Frontex non più tardi del marzo scorso. In effetti tra gennaio e febbraio si era registrato un aumento degli sbarchi impressionante, + 130 per cento. Stava per materializzarsi la peggiore emergenza immigrazione che l’Italia avesse mai affrontato, si pensava. Al 17 luglio, invece, il dato ufficiale è di 82.932 ingressi. Nello stesso giorno di un anno fa il conto era di 76.634. Siamo a un +8 per cento. In tutto l’arco del 2014 alla fine sbarcarono in 170mila (la metà dei quali scappati nel nord Europa) e quest’anno non ci discosteremo molto da quella cifra, se la progressione degli arrivi continuerà così. E però spuntano lo stesso focolai di tensione, soprattutto al Nord. A Eraclea, a Quinto di Treviso, a Padova. La percezione degli italiani — spiega l’ultimo sondaggio di Ilvo Diamanti — non è quella prudente che i numeri suggerirebbero: la paura dello straniero è salita di nove punti. Perché?
L’Italia oggi accoglie 84.558 richiedenti asilo. In effetti sono il 40 per cento in più rispetto al luglio dello scorso anno, quando lo Stato gestiva la sistemazione per 60.000. E’ questo il dato su cui soffiano i vari Salvini, CasaPound, Fratelli d’Italia, sindaci e amministratori del Veneto e Lombardia per sostenere la saturazione degli spazi. «Non possiamo permetterci di metterli qui, sono troppi», dicono. Dimenticandosi però che nel frattempo c’è stato il boom delle strutture temporanee di accoglienza, che hanno partecipato ai bandi delle prefetture con un rimborso a ospite di 30-35 euro giornalieri. I posti a disposizione quindi sono molti di più rispetto a qualche mese fa. Eppure il matra è ancora quello: «Non c’è più posto al Nord».
Bisogna tornare ai numeri per capire se è davvero così. La Sicilia rimane la regione che sopporta il peso maggiore dell’accoglienza, con 15.067 migranti (18%), seguita dalla Lombardia che ne ospita 9.378 (11%). E’ migliorato l’impegno del governatore Maroni che fino a qualche mese fa si rifiutava di salire oltre il 7-8 per cento. Ma ancora non basta, considerate le dimensioni e la popolazione della Lombardia. Secondo Luca Zaia il Veneto e i suoi 5 milioni di concittadini non ce la fanno più a sopportare altri profughi, sono al collasso. Eppure ne accolgono appena 5.184, il 6 per cento. In proporzione, il piccolo Molise con 313mila abitanti e 1.287 profughi fa il triplo dello sforzo.
C’è chi collabora e chi invece fa finta che il problema non esista. «A Treviso, a Padova, a Venezia, ma anche in alcune zone della Lombardia decine di sindaci e amministratori locali continuano a disertare i tavoli delle prefetture dove si decidono le sistemazioni », dicono fonti del Viminale. Salvo poi organizzare manifestazioni di protesta davanti a quelle strutture dei consorzi e delle cooperative sociali che hanno regolarmente vinto il bando ma si vedono bloccare l’arrivo dei profughi. Da un punto di vista prettamente elettorale, sono proteste che portano consenso.
E qui sta il vero punto della questione, il retroscena non detto che spiega perché centinaia di migranti finiscano inspiegabilmente vicino a spiagge e alberghi durante le stagioni turistiche, o in periferie già problematiche, o, ancora, in quartieri residenziali di pregio che temono la svalutazione degli immobili. Nella maggior parte dei casi questo accade perché gli enti locali si sono rifiutati di condividere le scelte. Non hanno partecipato ai tavoli, hanno fatto orecchie da mercante. Di fatto lasciando la scelta nelle mani dei prefetti, che a quel punto decidono in autonomia. «Non ci stancheremo mai di cercare la più ampia partecipazione con sindaci e assessori», dice il prefetto Mario Morcone, a capo del dipartimento per l’Immigrazione. Entro l’estate dovrebbe essere pronto il bando per 10mila posti aggiuntivi Sprar, scritto insieme all’Anci. «E il ministero dell’Interno continuerà a individuare caserme da ristrutturare per aumentare i posti a disposizione».
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