Pode­mos, le primarie on line incoronano Iglesias

by redazione | 25 Luglio 2015 8:37

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Nes­suna sor­presa. Dalle pri­ma­rie online di Pode­mos è uscito il ver­detto che tutti si aspet­ta­vano: il lea­der Pablo Igle­sias sarà il can­di­dato pre­mier. Con il voto di circa 60mila iscritti (poco più del 15% delle per­sone regi­strate al por­tale web della for­ma­zione), da ieri è uffi­ciale quello che non è mai stato dav­vero in discus­sione: anche i set­tori cri­tici interni hanno sem­pre rico­no­sciuto che a gui­dare la nuova forza poli­tica nella com­pe­ti­zione elet­to­rale d’autunno non poteva che essere il cari­sma­tico poli­to­logo 36enne.

E pro­prio que­sto, forse, non ha moti­vato gran­ché alla par­te­ci­pa­zione: «Ma il voto di 60mila iscritti per noi non è un cat­tivo dato» hanno detto dal quar­tier gene­rale. Sol­tanto oggi, invece, sapremo ciò che nelle con­sul­ta­zioni della base era dav­vero in gioco: la stra­te­gia delle alleanze.

Il gruppo diri­gente di Pode­mos vuole strin­gere accordi con le forze regio­na­li­ste di sini­stra – Incia­tiva per Cata­lu­nya, Com­pro­mís a Valen­cia, la Marea in Gali­zia – ma rifiuta la pro­po­sta di creare una lista nazio­nale di «unità popo­lare» avan­zata dal gio­vane lea­der di Izquierda unida (Iu) Alberto Gar­zón. «Non vogliamo essere eti­chet­ta­bili come ‘sini­stra radi­cale’, che è quello che desi­de­rano i nostri avver­sari», è il man­tra di Igle­sias e com­pa­gni. Molti soste­ni­tori di peso di Pode­mos, però, vedreb­bero di buon occhio l’intesa con Iu: l’ultimo a schie­rarsi in tal senso, l’ex euro­de­pu­tato Car­los Jimé­nez Vil­la­rejo in un arti­colo pub­bli­cato tre giorni fa dal quo­ti­diano El País con l’eloquente titolo «Per l’unità della sinistra».

Jimé­nez Vil­la­rejo non è uno qual­siasi: 80enne, ex magi­strato, è una figura sto­rica dell’antifranchismo spa­gnolo e della lotta con­tro la cor­ru­zione nella poli­tica. Tra i «padri nobili» della sini­stra ibe­rica è stato il primo ad appog­giare pub­bli­ca­mente Pode­mos fin dagli esordi, tanto da essere can­di­dato alle euro­pee. Dichiarò in anti­cipo che, se fosse stato eletto, si sarebbe dimesso per lasciare spa­zio ai gio­vani: cosa che pron­ta­mente fece una set­ti­mana dopo aver uffi­cial­mente assunto l’incarico di eurodeputato.

La sua opi­nione, dun­que, è molto auto­re­vole, e il suo appello all’intesa con Iu potrebbe avere influen­zato almeno in parte l’orientamento della base. Fra gli argo­menti usati da Jimé­nez Vil­la­rejo, anche uno di carat­tere prag­ma­tico: la legge elet­to­rale spa­gnola (uno strano pro­por­zio­nale «con effetti mag­gio­ri­tari») favo­ri­sce le liste maggiori.

Nell’attesa che si defi­ni­sca lo scac­chiere delle alleanze intorno a Pode­mos, ieri hanno siglato un patto d’azione tre forze indi­pen­den­ti­ste di sini­stra radi­cale: i baschi di Bildu, i gali­ziani del Blo­que nazio­na­li­sta galego e i cata­lani della Cup (Can­di­da­tura d’Unitat Popu­lar). Uniti nell’obiettivo di «rom­pere le catene» che legano i rispet­tivi ter­ri­tori alla Spa­gna, nel nome del «diritto all’autodeterminazione». E pro­se­gue anche il cam­mino delle forze poli­ti­che cata­lane in vista delle impor­tan­tis­sime ele­zioni regio­nali del 27 set­tem­bre, che avranno il carat­tere di una sorta di refe­ren­dum per l’indipendenza da Madrid.

La lista pro­mossa da Pode­mos sul modello delle comu­nali di Bar­cel­lona ha tro­vato il suo numero uno: lo sto­rico atti­vi­sta dei comi­tati di quar­tiere della capi­tale cata­lana Lluís Rabell. E lo schie­ra­mento avver­sa­rio, frutto dell’intesa pro-secessione fra la destra del gover­na­tore Artur Mas e la sini­stra repub­bli­cana di Erc, ha con­vinto il can­tau­tore Lluís Llach, auten­tico «mito» della cul­tura pro­gres­si­sta cata­lana, a cor­rere sotto le pro­prie insegne.

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