Pechino approva «misure disperate», e le borse volano

by redazione | 10 Luglio 2015 10:18

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Il giorno dopo il fra­stuono del crollo della borsa di Shan­ghai, secondo le agen­zie di stampa di mezzo mondo, «le borse cinesi tor­nano a volare». L’effetto rim­balzo infatti, avrebbe por­tato Shan­ghai allo 6,8% e Hong Kong al 4,9% con risul­tati posi­tivi anche a Tokyo (+0,60%). Oltre alla gior­nata posi­tiva, gli ana­li­sti di set­tore sem­bre­reb­bero anche con­vinti che il «con­ta­gio» del crollo dovrebbe essere cir­co­scritto. In que­sto modo viene meno il timore di una crisi eco­no­mica mon­diale, capace di fran­tu­mare i già peri­co­lanti equi­li­bri eco­no­mici in gioco.

La causa della gior­nata posi­tiva di ieri sarebbe da attri­buire alle misure «della dispe­ra­zione» appli­cate da Pechino, tra le quali il divieto per i soci con quote supe­riori al 5% e ai mana­ger delle società di ven­dere le azioni per sei mesi, defi­nito un ten­ta­tivo «estremo» dai prin­ci­pali grandi fondi internazionali.

Ma per ora fun­zio­nano, insieme ad altri impor­tanti det­tami. Hanno pro­vato a met­terli in fila gli ana­li­sti di Union Ban­caire Pri­vée: la costi­tu­zione, da parte dei 21 bro­ker prin­ci­pali del paese, di un fondo da 120 miliardi di yuan per sta­bi­liz­zare il mer­cato, che si è impe­gnato a non ven­dere azioni fino a quando l’indice di Shan­ghai sarà infe­riore a quota 4.500, l’impegno della China Mutual Fund Asso­cia­tion e di circa 200 fondi ad acqui­stare azioni, l’annuncio da parte di Hui­jin (entità cen­trale del Governo che detiene quote nelle ban­che di grandi dimen­sioni) che ha acqui­stato e con­ti­nuerà ad acqui­stare Etf (exchange tra­ded fund), la sospen­sione volon­ta­ria da parte di 28 aziende dei pro­getti di quo­ta­zione in borsa e inter­ru­zione di tutte le Ipo delle azioni A-share, il nuovo inco­rag­gia­mento delle atti­vità a mar­gine con la China Secu­ri­ties Finance che aumen­terà la sua base di capi­tale da 24 a 100 miliardi di yuan.

Natu­ral­mente però Pechino vuole andare a fondo e ieri è giunta l’indiscrezione di un’indagine avviata a pro­po­sito del crollo dei giorni scorsi.

La Xin­hua ier ha infatti rife­rito che la poli­zia sta inda­gando su «spe­cu­la­zioni sospette». «Il vice­mi­ni­stro della pub­blica sicu­rezza Meng Qing­feng ha gui­dato una squa­dra in una visita all’ufficio cen­trale della China Secu­ri­ties Regu­la­tory Com­mis­sion (Csrc), un segno che le auto­rità inten­dono punire seve­ra­mente le ope­ra­zioni che vio­lano le leggi e i rego­la­menti» ha scritto l’agenzia. Meng è il mas­simo respon­sa­bile dell’ordine pub­blico e rife­ri­sce diret­ta­mente al Comi­tato Per­ma­nente dell’Ufficio Poli­tico (Cpup) del par­tito comu­ni­sta, gui­dato dal pre­si­dente e segre­ta­rio del Par­tito Xi Jinping.

La Csrc è l’organo addetto al con­trollo dei mer­cati finan­ziari. Il suo capo, Xiao Gang, è stato indi­cato da alcuni arti­coli di stampa come pos­si­bile respon­sa­bile degli «errori» che hanno por­tato al crollo delle Borse delle scorse tre set­ti­mane. Se fosse così, visto i «metodi» usati fino ad oggi da Xi Jin­ping, per Xiao Gang non saranno gior­nate felici, le prossime.

Ma la crisi che ha inve­stito le borse cinese lascia anche alcuni stra­sci­chi poli­tici più gene­rali. In primo luogo — come quasi tutti gli osser­va­tori hanno spie­gato — il crollo di Shan­ghai è stato creato dal panico che avrebbe preso i tanti, 90 milioni, di pic­coli azio­ni­sti, di fronte alle restri­zioni da parte delle auto­rità dei prestiti.

Un panico che in qual­che modo è seguito ai primi ten­ta­tivi di «aggiu­sta­mento» del governo cinese, di cui dun­que i «pic­coli inve­sti­tori» hanno dimo­strato di fidarsi poco. Il secondo punto nega­tivo è lo sgor­gare di ormai tal­mente tante con­trad­di­zioni dello svi­luppo cinese.

La bolla o pseudo tale spe­cu­la­tiva delle Borse, infatti, è stato il bril­lante rime­dio che i poli­tici cinesi hanno visto alla poten­ziale bolla immo­bi­liare, sem­pre in pro­cinto di debor­dare. Per­ché, messo in sof­fitta il pro­blema immo­bi­liare, si è prov­vi­sto a lan­ciare i rispar­mia­tori verso la borsa.

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