by redazione | 9 Luglio 2015 9:34
Grecia. Il premier greco all’europarlamento difende le proprie scelte: «L’austerità è fallita, il salvataggio ha riguardato le banche, non il popolo». Poi rassicura l’Unione: «Resteremo nell’euro». La Grecia presenta al Mes la richiesta formale per il terzo piano di aiuti: previsti tagli alle pensioni baby e riforma fiscale
Con applausi, abbracci e grandi sorrisi Alexis Tsipras ha fatto ieri il suo primo ingresso al Parlamento Europeo. Non era una passeggiata. Nel suo discorso introduttivo, il premier greco si è concentrato a rispondere, usando il buon senso e la ragionevolezza, a tutte le critiche, spesso del tutto infondate, che sono state mosse in tutti questi mesi contro di lui e la Grecia. Provocando spesso reazioni tempestose, attacchi, persino invettive, da parte di alcuni deputati europei.
Innanzitutto Tsipras ha voluto sancire, anche in questa sede, il fallimento del programma di austerità: «I soldi che ci avete prestato non sono andati a favore del popolo greco né a favore dell’economia reale. Sono andati alle banche, greche e straniere. La mia patria è stata trasformata in un laboratorio sperimentale che ha portato il popolo greco a esaurire la sua capacità di resistenza facendo fallire l’esperimento. Oggi, qualsiasi sia l’ orientamento di ognuno, tutto il popolo greco sente che non ha altra scelta che lottare per la sua liberazione».
La Grecia, ha continuato, ha fatto uno «sforzo senza precedenti di adeguamento» alle richieste dell’eurozona.
«Nessun altro paese sotto programma di salvataggio e con riforme in corso ha fatto uno sforzo simile alla Grecia», ha detto il premier greco. Ma tutto invano.
Tsipras ha negato decisamente ogni progetto, segreto o palese, di ritorno alla dracma: «La settimana scorsa la maggior parte delle dichiarazioni consistevano nel dire che il vero quesito del referendum era la scelta tra euro e dracma e che la vittoria del no significava l’uscita del paese dall’eurozona. I greci hanno votato No. Se avessi voluto far uscire il mio paese dall’euro non avrei fatto le dichiarazioni che ho fatto domenica sera».
Il referendum rappresenta un «forte messaggio» del popolo greco: «Il forte no di domenica ci ha dato l’incarico di rafforzare i nostri sforzi verso una soluzione sostenibile al problema greco, senza ripetere gli errori del passato e senza l’eterna e inutile austerità».
Alle accuse verso il governo di aver mostrato scarso dinamismo riformatore, Tsipras ha risposto elencando orgogliosamente quello che è riuscito a fare nei cinque mesi di governo: «Abbiamo finalmente cominciato a indagare sulla famosa lista Lagarde, che il governo precedente aveva nascosto nel cassetto. Abbiamo cercato e in parte riuscito a portare davanti alla giustizia molti grandi evasori fiscali. Abbiamo firmato un accordo con la Svizzera per poter tassare i greci che hanno conti in quel paese. Abbiamo tassato le transazioni triangolari. Abbiamo chiesto agli editori televisivi di pagare finalmente le tasse arretrate».
Un’azione riformatrice fortemente in contrasto con le azioni dei governi precedenti di Atene: «Mi assumo la piena responsabilità per tutto quanto è successo in questi ultimi cinque mesi. Dobbiamo però con sincerità tutti riconoscere che la grande responsabilità per lo stallo sul negoziato non pesa tanto sugli ultimi cinque mesi ma sugli ultimi cinque anni».
Tsipras ha voluto chiudere il suo discorso con una citazione dall’Antigone di Sofocle: «Sofocle ci ha insegnato che la legge superiore a quella degli uomini è la giustizia. Credo che siamo in un momento in cui vige questo principio».
Per la prima volta l’aula di Strasburgo ha discusso dal vivo, con i protagonisti, il «caso Grecia». Gli interventi successivi al discorso di Tsipras, infatti, hanno offerto uno spaccato delle divisioni che attraversano il continente.
Il neocapogruppo del Ppe Weber (tedesco) si è lasciato andare a invettive durissime, accusando Tsipras di aver «distrutto la fiducia dell’Europa». Weber ha ripetuto che non possono essere «gli infermieri portoghesi» a pagare i debiti dei greci, perciò «lei, Tsipras, è un provocatore, non vuole nessun accordo».
Molto più conciliante il capogruppo S&D Pittella (italiano), secondo il quale messi da parte gli «estremismi di Varoufakis e Schäuble» (stoccata al ministro tedesco) si può discutere anche del debito, e anche con una conferenza europea.
In aula Tsipras ha ricevuto anche l’invito a resistere di Pablo Iglesias (Podemos) fino alle elezioni spagnole: «Il 2015 è l’anno del cambiamento», tra qualche mese «saremo più forti».
Applauditissimo anche l’intervento in aula del 93enne Manolis Glezos, partigiano comunista eletto con Syriza.
Cari colleghi, lasciamo perdere la tracotanza contro Alexis Tsipras, contro il governo greco, contro il popolo greco. Chiunque ricorre agli insulti non ha argomenti. Mi rivolgo a tutti coloro che sognano di cacciare la Grecia dall’Europa. Non sarà così! Perché dal punto di vista morfologico, concettuale e sostanziale l’Europa è interamente una creazione della Grecia. E noi non ve la regaleremo l’Europa! Non ve la regaliamo!Manolis Glezos
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