L’orgoglio di Tsi­pras

L’orgoglio di Tsi­pras

Loading

Grecia. Il premier greco all’europarlamento difende le proprie scelte: «L’austerità è fallita, il salvataggio ha riguardato le banche, non il popolo». Poi rassicura l’Unione: «Resteremo nell’euro». La Grecia presenta al Mes la richiesta formale per il terzo piano di aiuti: previsti tagli alle pensioni baby e riforma fiscale

Con applausi, abbracci e grandi sor­risi Ale­xis Tsi­pras ha fatto ieri il suo primo ingresso al Par­la­mento Euro­peo. Non era una pas­seg­giata. Nel suo discorso intro­dut­tivo, il pre­mier greco si è con­cen­trato a rispon­dere, usando il buon senso e la ragio­ne­vo­lezza, a tutte le cri­ti­che, spesso del tutto infon­date, che sono state mosse in tutti que­sti mesi con­tro di lui e la Gre­cia. Pro­vo­cando spesso rea­zioni tem­pe­stose, attac­chi, per­sino invet­tive, da parte di alcuni depu­tati europei.

Innan­zi­tutto Tsi­pras ha voluto san­cire, anche in que­sta sede, il fal­li­mento del pro­gramma di auste­rità: «I soldi che ci avete pre­stato non sono andati a favore del popolo greco né a favore dell’economia reale. Sono andati alle ban­che, gre­che e stra­niere. La mia patria è stata tra­sfor­mata in un labo­ra­to­rio spe­ri­men­tale che ha por­tato il popolo greco a esau­rire la sua capa­cità di resi­stenza facendo fal­lire l’esperimento. Oggi, qual­siasi sia l’ orien­ta­mento di ognuno, tutto il popolo greco sente che non ha altra scelta che lot­tare per la sua liberazione».

La Gre­cia, ha con­ti­nuato, ha fatto uno «sforzo senza pre­ce­denti di ade­gua­mento» alle richie­ste dell’eurozona.

«Nes­sun altro paese sotto pro­gramma di sal­va­tag­gio e con riforme in corso ha fatto uno sforzo simile alla Gre­cia», ha detto il pre­mier greco. Ma tutto invano.

Poi Tsi­pras ha rispo­sto a chi lo ha accu­sato di non aver por­tato pro­po­ste mar­tedì alla riu­nione dell’eurogruppo: «Abbiamo inviato un testo di 47 pagine che non com­prende le nostre posi­zioni ma il risul­tato del dif­fi­cile nego­ziato. In que­ste pro­po­ste è com­preso il nostro forte impe­gno a rag­giun­gere gli obiet­tivi di bilan­cio che abbiamo fis­sato. Man­te­niamo però il nostro diritto, come governo sovrano, di aggiun­gere o togliere impo­ste. È un nostro diritto tas­sare le imprese in utile e non tagliare le pen­sioni. Se non abbiamo il diritto a tro­vare da soli i set­tori in cui rispar­miare, allora saremmo con­dotti in una logica estrema e anti­po­po­lare. Si direbbe allora che nei paesi sotto pro­gramma di sal­va­tag­gio non si deb­bano tenere ele­zioni, solo nomi­nare dei tec­no­crati e che solo loro pos­sano decidere».
Il rife­ri­mento è alle ripe­tute inter­fe­renze dello stesso pre­si­dente del Par­la­mento euro­peo Mar­tin Schulz sulla com­po­si­zione del governo greco. Ma anche un colpo pre­ven­tivo verso i piani, acca­rez­zati da una parte della destra tede­sca, di pun­tare a risol­vere il caso Atene attra­verso il rove­scia­mento del governo.

Tsi­pras ha negato deci­sa­mente ogni pro­getto, segreto o palese, di ritorno alla dracma: «La set­ti­mana scorsa la mag­gior parte delle dichia­ra­zioni con­si­ste­vano nel dire che il vero que­sito del refe­ren­dum era la scelta tra euro e dracma e che la vit­to­ria del no signi­fi­cava l’uscita del paese dall’eurozona. I greci hanno votato No. Se avessi voluto far uscire il mio paese dall’euro non avrei fatto le dichia­ra­zioni che ho fatto dome­nica sera».
Il refe­ren­dum rap­pre­senta un «forte mes­sag­gio» del popolo greco: «Il forte no di dome­nica ci ha dato l’incarico di raf­for­zare i nostri sforzi verso una solu­zione soste­ni­bile al pro­blema greco, senza ripe­tere gli errori del pas­sato e senza l’eterna e inu­tile austerità».

Rispon­dendo all’attacco di un depu­tato con­ser­va­tore tede­sco, il pre­mier greco ha sol­le­vato il pro­blema del debito: «Voglio ricor­darle che il momento più intenso di soli­da­rietà euro­pea c’è stato nel 1953, quando il suo paese usciva pieno di debiti da due guerre mon­diali. L’Europa e i popoli euro­pei hanno mostrato la mas­sima soli­da­rietà nel momento in cui hanno deciso di tagliare il 60% del debito della Ger­ma­nia e hanno posto, per la resti­tu­zione di quello che rima­neva, la con­di­zione che la stessa Ger­ma­nia fosse in fase di svi­luppo. Per que­sto anche noi oggi chie­diamo un pro­gramma soste­ni­bile che ci porti a essere in grado di resti­tuire i nostri debiti. Quando chie­diamo il taglio del debito, lo chie­diamo pro­prio per poterlo restituire».

Alle accuse verso il governo di aver mostrato scarso dina­mi­smo rifor­ma­tore, Tsi­pras ha rispo­sto elen­cando orgo­glio­sa­mente quello che è riu­scito a fare nei cin­que mesi di governo: «Abbiamo final­mente comin­ciato a inda­gare sulla famosa lista Lagarde, che il governo pre­ce­dente aveva nasco­sto nel cas­setto. Abbiamo cer­cato e in parte riu­scito a por­tare davanti alla giu­sti­zia molti grandi eva­sori fiscali. Abbiamo fir­mato un accordo con la Sviz­zera per poter tas­sare i greci che hanno conti in quel paese. Abbiamo tas­sato le tran­sa­zioni trian­go­lari. Abbiamo chie­sto agli edi­tori tele­vi­sivi di pagare final­mente le tasse arretrate».

Un’azione rifor­ma­trice for­te­mente in con­tra­sto con le azioni dei governi pre­ce­denti di Atene: «Mi assumo la piena respon­sa­bi­lità per tutto quanto è suc­cesso in que­sti ultimi cin­que mesi. Dob­biamo però con sin­ce­rità tutti rico­no­scere che la grande respon­sa­bi­lità per lo stallo sul nego­ziato non pesa tanto sugli ultimi cin­que mesi ma sugli ultimi cin­que anni».

Tsi­pras ha voluto chiu­dere il suo discorso con una cita­zione dall’Antigone di Sofo­cle: «Sofo­cle ci ha inse­gnato che la legge supe­riore a quella degli uomini è la giu­sti­zia. Credo che siamo in un momento in cui vige que­sto principio».

Bor­date e fischi dal Ppe, i socia­li­sti pro­vano a mediare (mat­teo bartocci)

Per la prima volta l’aula di Stra­sburgo ha discusso dal vivo, con i pro­ta­go­ni­sti, il «caso Gre­cia». Gli inter­venti suc­ces­sivi al discorso di Tsi­pras, infatti, hanno offerto uno spac­cato delle divi­sioni che attra­ver­sano il continente.

Il neo­ca­po­gruppo del Ppe Weber (tede­sco) si è lasciato andare a invet­tive duris­sime, accu­sando Tsi­pras di aver «distrutto la fidu­cia dell’Europa». Weber ha ripe­tuto che non pos­sono essere «gli infer­mieri por­to­ghesi» a pagare i debiti dei greci, per­ciò «lei, Tsi­pras, è un pro­vo­ca­tore, non vuole nes­sun accordo».

Molto più con­ci­liante il capo­gruppo S&D Pit­tella (ita­liano), secondo il quale messi da parte gli «estre­mi­smi di Varou­fa­kis e Schäu­ble» (stoc­cata al mini­stro tede­sco) si può discu­tere anche del debito, e anche con una con­fe­renza europea.

In aula Tsi­pras ha rice­vuto anche l’invito a resi­stere di Pablo Igle­sias (Pode­mos) fino alle ele­zioni spa­gnole: «Il 2015 è l’anno del cam­bia­mento», tra qual­che mese «saremo più forti».

Applau­di­tis­simo anche l’intervento in aula del 93enne Mano­lis Gle­zos, par­ti­giano comu­ni­sta eletto con Syriza.

Cari col­le­ghi, lasciamo per­dere la tra­co­tanza con­tro Ale­xis Tsi­pras, con­tro il governo greco, con­tro il popolo greco. Chiun­que ricorre agli insulti non ha argo­menti. Mi rivolgo a tutti coloro che sognano di cac­ciare la Gre­cia dall’Europa. Non sarà così! Per­ché dal punto di vista mor­fo­lo­gico, con­cet­tuale e sostan­ziale l’Europa è inte­ra­mente una crea­zione della Gre­cia. E noi non ve la rega­le­remo l’Europa! Non ve la rega­liamo!Mano­lis Glezos

24est2 grecia glezos manifesto



Related Articles

Annullate 140mila residenze palestinesi

Loading

Tra il 1967 e il 1994 Israele ha usato criteri, mai resi noti alla popolazione sotto occupazione militare, per annullare lo status di residente in Cisgiordania a circa 140mila palestinesi. Lo rivelava ieri il quotidiano israeliano Haaretz riferendo le ammissioni fatte al Centro per la Difesa dei Diritti dell’Individuo, dal consigliere legale dell’ufficio del ministero della giustizia israeliano competente per la Cisgiordania.

USA. Dimissionato Michael Flynn, il capo della sicurezza nazionale

Loading

Casa sbianca. L’ex generale avrebbe sollecitato Mosca a evitare ritorsioni in occasione delle sanzioni di Obama. Al suo posto Petraeus, ex Cia

Nell’Italia dell’evasione lavoratori dipendenti più ricchi degli imprenditori

Loading

Tutti i dati del Dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni del 2012 Sopra i 300 mila euro annui solo 31.752 contribuenti, in maggior parte dipendenti e pensionati Sono in due milioni a vivere con la sola rendita da immobili 

IL DOSSIER. Gli italiani e le tasse Il fisco E i redditi più bassi tra negozianti e ristoratori

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment