BRUXELLES. In attesa di conoscere nei dettagli il programma greco di riforme (si parla di una manovra da 12 miliardi in due anni) consegnato nella notte di ieri, le Borse brindano, le colombe tubano, e i falchi, prevalentemente, tacciono. Che non è detto sia un buon segno. Quella di ieri è stata un giornata dedicata dai governi, e in primo luogo da quello greco, a prendere le misure dei propri margini di manovra. Mentre Tsipras era chiuso con i suoi per cercare di mettere a punto una proposta che andasse il più possibile incontro alle richieste dei creditori, in molte cancellerie si è cercato di capire se, e a quali condizioni, si potrà dire di “si” alle nuove richieste di Atene. Nelle capitali dell’Est e del Nord Europa, a cominicare da Berlino, gli spazi politici per coagulare un consenso verso un terzo piano di salvataggio della Grecia sono veramente risicati. Al punto che il premier slovacco Robert Fico ha minacciato di indire un referendum nazionale per decidere se prestare o meno nuovi soldi a Tsipras.
La strada da percorrere è ormai chiara. Questa mattina all’alba si incontrano i tecnici dell’ex Troika per esaminare in dettaglio le proposte greche arrivate nella notte. Nella tarda mattinata è prevista una teleconferenza tra Juncker, Draghi, Dijsselbloem e Lagarde. Domani si riuniranno i ministri dell’Eurogruppo che daranno la loro valutazione. Domenica sarà la volta dei capi di governo: in mattinata due pre-vertici, uno dei popolari e uno dei socialisti; nel primo pomeriggio il summit dei diciannove leader della zona euro che emetteranno la sentenza definitiva. Due ore dopo si riunirà il Consiglio Ue a Ventotto. La sua convocazione è necessaria perché, se l’operazione salvataggio dovesse fallire, occorrerà studiare un piano per l’uscita di Atene dall’euro e varare le prime misure di aiuti umanitari che coinvolgeranno tutta la Ue.
In ogni modo le Borse, ieri, erano in preda all’ottimismo e hanno chiuso con forti rialzi, mentre gli spread si sono notevolmente ridotti. Un effetto, forse, dell’accoglienza molto buona riservata alle modalità con cui Atene ha presentato la richiesta di aiuti. Il premier spagnolo Rajoiy parla di «un cambiamento di tono positivo». Il primo ministro francese, Valls, evidenzia «una reale volontà di fare le riforme». Per l’irlandese Michael Noonan «c’è un chiaro cambiamento di atteggiamento da parte greca ». Più ottimista di tutti il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, secondo cui «la sensazione è che il dialogo si sia riavviato e che ci sia una soluzione». Tra le file delle colombe si è schierato anche il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk: « La proposta realistica della Grecia dovrà trovare sponda in una proposta altrettanto realistica sulla sostenibilità del debito da parte dei creditori. Solo così si arriverà ad un accordo conveniente per tutti».
Il tema del debito resta un elemento di divisione anche tra i creditori, con l’Fmi che considera essenziale un condono parziale e gli europei che non ne vogliono sentir parlare. Ma, secondo le poche indiscrezioni trapelate, le nuove proposte di Tsipras non richiedono più apertamente un “haircut”, cioè un taglio dei 320 miliardi che la Grecia deve restituire. Il governo greco si concentrerebbe su riforma delle pensioni, revisione delle aliquote Iva, aumento delle tasse per le categorie più abbienti rielaborando con piccole varianti l’ultima offerta della Commissione europea respinta prima del referendum. Sulla questione della ristrutturazione del debito, del resto, ieri si è espressa con chiarezza Angela Merkel. «Ho già detto che per me una riduzione classica del debito è fuori questione. E non ho cambiato idea». La Germania potrebbe invece accettare una ristrutturazione di scadenze e interessi. Anche se la Cancelliera avverte che i «margini sono ristretti» perché « non stiamo trattando questo problema per la prima volta».
Sulla questione del debito è intervenuto anche il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble con una dichiarazione sibillina: «Credo che l’Fmi sia corretto quando dice che la sostenibilità del debito è irraggiungibile senza un “haircut”, ma questo è impossibile perché andrebbe contro le norme dell’unione monetaria. Ci potrebbe essere invece un ridotto margine per una ridefinizione di scadenze e interessi ». Come dire che, se la Grecia dovesse insistere a chiedere un taglio del debito, potrebbe ottenerlo solo uscendo dalla moneta unica.
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