La riconquista del Monte del Tempio

by redazione | 28 Luglio 2015 10:43

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Gerusalemme. Gli scontri violenti divampati dopo blitz sulla Spianata delle moschee tentato domenica da centinaia di attivisti israeliani della ricostruzione del Tempio ebraico, indicano che la Città Santa sarà al centro di tensioni fortissime in futuro. Ieri i soldati israeliani hanno ucciso un giovane palestinese a Qalandiya

«Un tempo que­sti fana­tici che chie­dono la rico­stru­zione del Tem­pio ebraico al posto delle moschee di Geru­sa­lemme, erano pochi e ai mar­gini della poli­tica. Non è più così. Sono sem­pre più nume­rosi e influenti. Più di tutto pos­sono con­tare su un governo ultra­na­zio­na­li­sta che li appog­gia. E quanto abbiamo visto dome­nica è nulla, le pro­vo­ca­zioni pro­se­gui­ranno sem­pre più intense». È pre­oc­cu­pato Michael War­scha­w­ski, più noto come Mikado. Cono­sce in pro­fon­dità il sio­ni­smo reli­gioso e i movi­menti della “reden­zione”. Mem­bro di una impor­tante fami­glia ebraica orto­dossa, lo scrit­tore e poli­togo israe­liano, prima di emer­gere negli anni 70 e 80 come uno dei prin­ci­pali espo­nenti della sini­stra radi­cale, si era diplo­mato al Mer­caz HaRav, il col­le­gio fon­dato nel 1924 a Geru­sa­lemme dal rab­bino Abra­ham Isaac Kook, teo­rico e lea­der del nazio­na­li­smo reli­gioso ebraico, dove ha stu­diato anche Mena­chem Fro­man, il fon­da­tore del movi­mento dei coloni “Gush Emu­nim”. Così War­scha­w­ski, quando dome­nica scorsa 300 agenti di poli­zia hanno affron­tato con il pugno di ferro i dimo­stranti pale­sti­nesi che con il lan­cio intenso di sassi e bot­ti­glie ave­vano respinto il ten­ta­tivo di ingresso sulla Spia­nata delle moschee di mili­tanti della destra reli­giosa, ha caprito subito che l’idea del “ritorno” al Monte del Tem­pio di Geru­sa­lemme aveva fatto un altro passo in avanti, aveva otte­nuto un nuovo impor­tante suc­cesso. «Que­sti movi­menti – ha avver­tito — si sen­tono legit­ti­mati, sanno di avere il via libera del governo e andranno avanti. E le loro pro­vo­ca­zioni potreb­bero inne­scare una esca­la­tion dalle con­se­guenze imprevedibili».

Com­plice una gior­nata con poche noti­zie inter­na­zio­nali forti – anche le bombe del turco Erdo­gan sui curdi del Pkk desta­vano scarsa atten­zione -, i media ita­liani dome­nica hanno dato spa­zio al blitz della poli­zia israe­liana con­tro i pale­sti­nesi asser­ra­gliati nella Spia­nata delle moschee di al Aqsa e della Cupola della Roc­cia. Man­ga­nel­late, gas lacri­mo­geni, gra­nate assor­danti, hanno pro­vo­cato una tren­tina di feriti tra i dimo­stranti. Con­tusi quat­tro poli­ziotti. Hanno però rife­rito sol­tanto la ver­sione dell’accaduto data dalle auto­rità israe­liane: era tutto pia­ni­fi­cato da giorni, i pale­sti­nesi, molti dei quali di Hamas, ave­vano pre­pa­rato il loro attacco in occa­sione del nono giorno del mese di Av nel quale gli ebrei ricor­dano la distru­zione del primo e del secondo Tem­pio. Alcuni dei volti più noti dei tg ita­liani hanno lasciato inten­dere che la causa de disor­dini è stato il fana­ti­smo dei musul­mani, resi più esal­tati del solito dai ser­moni dei loro imam. Hanno per­ciò sor­vo­lato (a dir poco) sulle ragioni di pro­te­ste tanto forti, che invece gior­nali e siti locali, anche israe­liani, spie­ga­vano con tutti i particolari.

La gior­nata di mobi­li­ta­zione pale­sti­nese era stata orga­niz­zata per con­tra­stare l’ingresso di cen­ti­naia di mili­tanti del movi­mento ebraico di estrema destra “Tor­niamo sul Monte” nella Spia­nata delle Moschee, accom­pa­gnati dal mini­stro Uri Ariel (Casa ebraica). Ex respon­sa­bile dell’edilizia, ossia della colo­niz­za­zione dei ter­ri­tori pale­sti­nesi occu­pati da Israele nel 1967, Ariel, ora mini­stro dell’agricoltura, è uno dei più acca­niti soste­ni­tori della rico­stru­zione del Tem­pio al posto delle moschee, terzo luogo sacro dell’Islam. Con­vinto, come gran parte dei sio­ni­sti reli­giosi, che l’occupazione mili­tare comin­ciata nel 1967 abbia segnato l’inizio di “tempi spe­ciali” che impon­gono la reden­zione di tutta Geru­sa­lemme e di Eretz Israel, Ariel ripete che la sal­vezza del popolo ebraico non potrà com­piersi senza la rico­stru­zione del Tempio.

Come spiega Michael War­scha­w­ski, la pre­senza nel governo di Ariel e di altri espo­nenti del nazio­na­li­smo reli­gioso più estre­mi­sta, rap­pre­senta una legit­ti­ma­zione dei movi­menti per la reden­zione e la rico­stru­zione del Tem­pio — a comin­ciare dai “Fedeli del Monte del Tem­pio” del rab­bino Yehuda Glick (scam­pato qual­che mese fa ai colpi esplosi da un pale­sti­nese di Geru­sa­lemme) e dagli “stu­diosi” del Machon HaMi­k­dash (Isti­tuto del Tem­pio) — e un rico­no­sci­mento di fatto delle loro richie­ste, un tempo teo­rie “biz­zare” ora pro­getti ragio­ne­voli. Nei mesi scorsi la stessa poli­zia israe­liana aveva messo in guar­dia dalle pro­vo­ca­zioni di que­sti gruppi di inva­sati che inne­sca­vano le rea­zioni, anche vio­lente, dei pale­sti­nesi. Ma il governo Neta­nyahu si è mosso per pla­care le ambi­zioni di que­sti gruppi solo dopo le forti pro­te­ste della Gior­da­nia – la dina­stia hashe­mita si con­si­dera custode della Spia­nata delle moschee – scat­tate anche dome­nica scordsa.

Ad ince­diare il clima, ma pochi all’estero sem­brano ren­der­sene conto, sono anche i blitz dell’esercito israe­liano nei campi pro­fu­ghi e nei cen­tri abi­tati pale­sti­nesi della Cisgior­da­nia a cac­cia di “ter­ro­ri­sti”. L’ultimo, avve­nuto a Qalan­diya nella notte tra dome­nica e lunedì, è costato la vita a un 18enne, Moham­med Abu Latifa. Il gio­vane, un “ricer­cato”, ha cer­cato di fug­gire nono­stante i colpi spa­rati dai sol­dati ma sarebbe caduto da un tetto ed è morto sul colpo. Il “ter­ro­ri­sta” è stato sepolto tra i pianti di dolore di parenti e amici e le pro­te­ste con lanci di sassi di decine di gio­vani pale­sti­nesi con­tro il vicino posto di blocco israeliano.

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