ROMA. Dal Fondo monetario e dall’Ocse arrivano due stime sulla crescita economica dell’Italia. Gli esperti del Fmi dicono che il Pil aumenterà quest’anno dello 0,7% e dell’1,2% nel 2016: sono previsioni al rialzo rispetto all’outlook di aprile e in linea con quelle comunicate al ministro Padoan lo scorso maggio, al termine dell’annuale missione di controllo sui conti nazionali. In ogni caso più rosee di quelle degli esperti Ocse, secondo cui quest’anno la crescita sarà dello 0,6%, per poi balzare a quota 1,5% dodici mesi dopo.
Ora, quando c’è una crisi come quella che stiamo vivendo, le previsioni a un anno sono per forza di cose difficili. Oltrettutto c’è in piedi anche il caso Grecia, considerato dal Fmi tra i rischi dello scenario globale, sebbene per adesso dal quartier generale del Fondo non ritengono ci sia stato alcun contagio. Converrà quindi restare alle stime 2015, che grosso modo coincidono anche con le previsioni ufficiali del governo. Perciò, Pil in salita a 0,6 o 0,7, non di più. Crescita “timida”, così viene definita dall’Ocse e al di sotto del resto dell’Eurozona, che peraltro il Fondo rialza all’1,5%. Ma quel che più conta si tratterebbe di una crescita senza lavoro. La disoccupazione ha infatti raggiunto un picco del 12,7% nel 2014, oltre 6 punti in più rispetto a prima della crisi. I giovani a spasso sono il 42,7%, più del doppio rispetto al 2007 e, non ultimo,tra i ragazzi under 25, quasi 6 su 10 sono precari.
In questo quadro l’Ocse riconosce al governo Renzi di aver ben agito con il jobs act, definito un «passo importante» per ridurre le disuguaglianze di lungo periodo. E questo avviene grazie all’aumento degli incentivi alla creazione di posti di lavoro a tempo indeterminato con il nuovo contratto a tutele crescenti, e grazie all’estensione della copertura dei sussidi di disoccupazione. Con queste misure, secondo le previsioni dell’Ocse, l’anno prossimo la disoccupazione è attesa scendere sotto il 12%.
Il Fondo monetario aggiorna anche al ribasso le stime sulla crescita globale 2015, ridotta al 3,3% dal 3,5 di aprile. Questo perchè l’agognata ripresa “non si è ancora pienamente materializzata”. Nel 2016, sempre che non si realizzino choc diversi, a cominciare da quello greco, il Pil globale dovrebbe attestarsi intorno al 3,8%.
Sui risultati di quest’anno pesa l’inattesa contrazione dello 0,2% del prodotto Usa nel primo trimestre dell’anno. Un dato una tantum legato anche a un inverno eccezionalmente freddo, commenta il Fondo, ma che ha ridotto la crescita globale allo 0,8% tra gennaio e marzo, contro l’atteso 2,2%.
Nella media del 2015, la locomotiva Usa è prevista correre a un ritmo medio del 2,5%, con un taglio dello 0,6% rispetto alle stime primaverili. Per il 2016 la performance dell’economia Usa dovrebbe essere del 3%.
Il rischio Atene pesa però su tutte le previsioni. Finora, secondo il Fondo, la reazione dei mercati finanziari all’acuirsi delle tensioni sul debito greco è stata “relativamente tenue, con un leggero calo dei prezzi delle attività a rischio e un modesto incremento dei prezzi dei titoli di Stato dei Paesi considerati sicuri”. Ma è chiaro che le incertezze sulle sorti del paese non possono durare all’infinito. L’invito contenuto nell’aggiornamento del World economic outlook è per «un’azione politica tempestiva nella gestione di tali rischi, se dovessero materializzarsi». Secondo Oliver Blanchard, capo economista del Fmi, «è fuori di dubbio che la Grecia soffra e abbia sofferto, ma soffrirebbe ancora di più se uscisse dall’euro”.