by redazione | 29 Luglio 2015 10:04
Il decreto. Il governo forza la mano per l’ennesima volta: in questo caso è per decurtare di 2,3 miliardi il budget sanitario. Si ridurranno le prestazioni e i medici che «sgarrano» potranno essere sanzionati. I camici bianchi annunciano una protesta in autunno: «Non possiamo più fare da bancomat al governo: gli ospedali hanno già dato 31 miliardi in 5 anni»
Ennesima riforma iniqua, ennesima fiducia. Anche in questa occasione, come era stato ad esempio con il Jobs Act (ma è già la quarantaduesima volta per il governo Renzi) il premier e il Pd hanno imposto al Parlamento una accelerazione e un aut aut: con 163 voti a favore, 111 contrari e nessun astenuto il Senato ha approvato ieri la fiducia al Dl enti locali e ai suoi 2,3 miliardi di tagli alla sanità nel 2015 (il testo passa adesso alla Camera e dovrà essere approvato entro il 18 agosto). La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha un bel dire che si tratta di «risparmi e non di tagli», ma decurtare una cifra simile a un sistema già parecchio martoriato negli ultimi anni significa di certo ridurre il diritto universale alle prestazioni.
Il taglio è pari esattamente a 2,352 miliardi di euro per il 2015 (e cifre analoghe sono già previste per il 2016 e 2017) ed è stato inserito nel Dl enti locali grazie a un maxiemendamento presentato dal governo. Nel maxiemendamento si dispone inoltre che «con decreto del ministero della Salute da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, previa intesa» in sede di Conferenza Stato-Regioni, sono individuale le condizioni di erogabilità e le indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale».
In parole povere, sarà un ulteriore decreto, emesso dal ministero della Salute, a stabilire quali prestazioni siano considerate «appropriate» e quindi prescrivibili a seconda della patologia da cui è affetto il paziente, e quali no: divenendo queste ultime a pagamento. Il maxiemendamento, viene sottolineato infatti da fonti parlamentari, non entra nello specifica definizione dei nuovi criteri per l’appropriatezza delle prestazioni, disciplinando solo che «le prestazione erogate al di fuori delle condizioni di erogabilità previste dal decreto ministeriale» citato (quello che verrà prodotto dalla ministra Lorenzin) «sono a totale carico dell’assistito».
E poi c’è il capitolo sanzioni, quelle che i medici dovranno subire se prescriveranno ricette non appropriate: «In caso di comportamento prescrittivo non conforme alle condizioni e alle indicazioni» che saranno disciplinate dal decreto stesso «l’ente richiede al medico prescrittore le ragioni della mancata osservanza delle predette condizioni e indicazioni» — recita il testo del maxiemendamento — e, «in caso di mancata risposta o di giustificazioni insufficienti, l’ente adotta i provvedimenti di competenza, applicando al medico prescrittore dipendente del servizio sanitario nazionale (Ssn) una riduzione del trattamento economico accessorio, nel rispetto delle procedure previste dal contratto collettivo nazionale e dalla legislazione vigente».
Il medico potrà dunque evitare le sanzioni se saprà motivare la prescrizione: Beatrice Lorenzin ha spiegato che l’eccesso cautelativo di ricette (quelle prescritte per evitare eventuali denunce) costa al sistema sanitario nazionale «13 miliardi l’anno», e proprio per tendere una mano ai dottori la ministra ha annunciato «riforme ad hoc, volte ad attenuare l’effetto delle denunce».
Sempre in chiave di “riduzione degli sprechi”, il maxiemendamento prevede che l’Aifa (l’agenzia del farmaco) concluda «le procedure di rinegoziazione con le aziende farmaceutiche volte alla riduzione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Ssn separando i medicinali a brevetto scaduto da quelli ancora soggetti a tutela brevettuale» ovvero tra farmaci branded e farmaci generici equivalenti.
Ma nel Dl enti locali ci sono anche altre novità, a parte i tagli alla sanità: innanzitutto per il prossimo Giubileo. I pellegrini potranno stipulare una polizza assicurativa speciale, del valore di 50 euro, che garantirà loro l’accesso all’assistenza sanitaria pubblica. Ancora, è stata autorizzata l’assunzione di 1.050 poliziotti, 1.050 carabinieri, 400 finanzieri e 250 vigili del fuoco.
Anaao Assomed, associazione dei medici dirigenti, annuncia una mobilitazione in autunno: «Ancora una volta la sanità pubblica verrà assunta a bancomat del governo, anche se dal 2010 al 2014 ha già dato 31 miliardi di euro e nel Dl enti locali si prevedono tagli per ulteriori 7 miliardi fino al 2017».
E non si attenua la preoccupazione delle Regioni, nonostante il governo abbia spiegato che i tagli verranno stabiliti insieme in Conferenza Stato-Regioni, visto che — parola della ministra Lorenzin — non si tratta di altro che di una estensione del già concordato «Patto per la Salute».
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