Il sacrificio di Varou­fa­kis

Il sacrificio di Varou­fa­kis

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La Gre­cia sta vivendo un momento sto­rico. Il giorno dopo il refe­ren­dum, ha ritro­vato l’unità e la volontà di riven­di­care una solu­zione soste­ni­bile con i part­ner euro­pei. L’intero paese si pre­senta com­patto ai suoi cre­di­tori, dopo il ver­tice dei lea­der poli­tici che si è rea­liz­zato ieri sotto l’egida del pre­si­dente della Repub­blica, Pro­ko­pis Pavlopoulos.

È la prima volta, dopo tanti anni, che tutti i lea­der poli­tici par­te­ci­pano allo stesso ver­tice — l’ultimo risale ai primi anni ’90 — con l’esclusione dei nazi­sti di Alba dorata, assenti per «motivi ideo­lo­gici e poli­tici». Durante la riu­nione, durata più di sette ore, Tsi­pras ha pre­sen­tato ai suoi inter­lo­cu­tori un piano simile a quello discusso dieci giorni fa con i cre­di­tori, aggior­nato con i dati nuovi. In primo luogo ha riba­dito la richie­sta di Atene di un pre­stito dall’Esm pari a 29,1 miliardi di euro, cui si con­trap­pone Ber­lino che con­ti­nua a non voler sen­tir par­lare di ristrut­tu­ra­zione del debito.

Per il momento il pro­blema più urgente è la liqui­dità. Le ban­che gre­che rischiano di rima­nere a secco da un momento all’altro. La Bce, per ora, si è limi­tata a man­te­nere il flusso d’emergenza dell’Ela al livello pre-voto (89 miliardi) e a una «cor­re­zione» del col­la­te­rale offerto in garan­zia dagli isti­tuti greci. Per que­sto motivo il governo ha deciso il pro­lun­ga­mento della chiu­sura delle ban­che fino a domani. «La Gre­cia andrà al tavolo delle trat­ta­tive con l’obiettivo di ripor­tare alla nor­ma­lità il sistema ban­ca­rio» ha detto Tsi­pras. Il pre­mier greco è uscito dall’aula due volte. La prima per avere una con­ver­sa­zione tele­fo­nica con Mario Dra­ghi e l’altra con Putin. La Bce potrebbe togliere com­ple­ta­mente l’ossigeno alle ban­che gre­che, ma non vor­rebbe essere Dra­ghi a pro­vo­care il default.

Tsi­pras oggi è più forte che mai dopo aver otte­nuto oltre il 60% dei voti, strap­pando il con­senso anche di altre forze poli­ti­che. «L’esito del refe­ren­dum non è un man­dato di rot­tura ma un man­dato per con­ti­nuare gli sforzi per una solu­zione soste­ni­bile» sot­to­li­neano i lea­der poli­tici, aggiun­gendo che «cia­scuno farà il pos­si­bile per con­tri­buire all’obiettivo comune». Ovvero garan­tire la liqui­dità alle ban­che e la cre­scita del paese, pro­muo­vere le riforme tenendo conto la giu­sti­zia sociale e il nego­ziato per la ristrut­tu­ra­zione del debito.

Il pre­mier greco par­te­cipa oggi al ver­tice Ue con un man­dato chiaro: otte­nere un accordo al più pre­sto, pos­si­bil­mente «entro le pros­sime 48 ore». Un’intesa all’ interno dell’eurozona che apre la strada ad una Europa diversa, della soli­da­rietà e dei diritti con­tro l’austerità e la reces­sione. Il pre­mier greco deve affron­tare i fal­chi dell’eurozona che non vedono come un dramma l’uscita della Gre­cia dall’euro, a dif­fe­renza di altri che fanno di tutto per tenere Atene nell’eurozona, spe­cie nel momento in cui Jp Mor­gan e Bar­clays con­si­de­rano «pro­ba­bile» un’uscita.

Intanto i greci che per cin­que anni stanno vivendo sulla pro­pria pelle le con­se­guenze del peg­gior attacco del neo­li­be­ra­li­smo, nono­stante il ter­ro­ri­smo media­tico, la chiu­sura delle ban­che, le inti­mi­da­zioni e i ricatti di alcuni part­ner euro­pei in que­sti giorni sono otti­mi­sti. Come aveva scritto Yan­nis Ritsos, una delle voci poe­ti­che più forti della Gre­cia con­tem­po­ra­nea, «noi can­tiamo per unire il mondo».

Per arri­vare a que­sto punto d’intesa tra le forze poli­ti­che e un cam­bia­mento del clima nei rap­porti con i cre­di­tori era, però, neces­sa­rio un sacri­fi­cio. Yanis Varou­fa­kis, il mini­stro delle finanze greco, che per cin­que mesi ha tenuto duro, ieri mat­tina ha dovuto dimet­tersi non per­ché in disac­cordo con Tsi­pras, ma per­ché l’hanno chie­sto i part­ner euro­pei. E il pre­mier greco per togliere ogni alibi ai suoi inter­lo­cu­tori euro­pei ha chie­sto le dimis­sioni del suo mini­stro e amico.

Verso le otto di mat­tina Varou­fa­kis ha scritto sul suo blog di aver lasciato l’incarico per con­sen­tire al pre­mier di otte­nere più facil­mente un accordo. «Subito dopo l’annuncio dei risul­tati del refe­ren­dum, sono stato infor­mato di una certa pre­fe­renza di alcuni mem­bri dell’Eurogruppo e di part­ner assor­titi per una mia «assenza» dai loro ver­tici, un’idea che il primo mini­stro ha giu­di­cato poten­zial­mente utile per con­sen­tir­gli di rag­giun­gere un’intesa. Per que­sto motivo da oggi lascio il mini­stero delle Finanze. Con­si­dero mio dovere aiu­tare Ale­xis Tsi­pras a sfrut­tare come ritiene oppor­tuno il capi­tale che il popolo greco ci ha offerto con il refe­ren­dum d’ ieri». E poi con­clude: «Por­terò con orgo­glio il disprezzo dei creditori».

«Por­terò con orgo­glio il disprezzo dei cre­di­tori»Yanis Varou­fa­kis

La noti­zia non ha sor­preso nes­suno. Anzi in un’ottica di rilan­cio del nego­ziato, le dimis­sioni sono state accolte posi­ti­va­mente dai mer­cati. Da parec­chio tempo era noto che il mini­stro delle finanze greco non era affatto grra­dito ai mem­bri dell’Eurogruppo e soprat­tutto al suo omo­logo tede­sco, Wol­fgang Schau­ble. Le posi­zioni diverse, ma anche l’aria da prof e l’abbigliamento casual di Varou­fa­kis hanno creato prima un’antipatia, poi uno scon­tro fron­tale e in seguito un vuoto che con il tempo è diven­tato cao­tico, tra il mini­stro greco e i 18 dell’eurozona.

Secondo fonti a Bru­xel­les, era diven­tato «un dia­logo tra sordi» a tal punto, che mesi fa, l’ambasciatore tede­sco ad Atene per ben due volte aveva chie­sto al governo greco l’allontanamento di Varoufakis.

Anche all’interno di Syriza non pia­ceva tanto que­sto spi­rito esi­bi­zio­ni­sta e scon­troso del mini­stro ormai ex. La set­ti­mana scorsa secondo un ser­vi­zio apparso sul quo­ti­diano Ta Nea (Le novità) che non è mai stato smen­tito dal governo, alcuni mini­stri ave­vano chie­sto l’allontanamento di Varoufakis.

E dome­nica sera quando l’ esito del «no» era quasi sicuro, durante un incon­tro, Tsi­pras ha chie­sto le dimis­sioni di Varou­fa­kis, il quale uscendo dalla sede di governo, ha usato toni duri con­tro i cre­di­tori, par­lando di «part­ner che ter­ro­riz­zano i greci» e di «valuta paral­lela all’euro», una dichia­ra­zione che non andava di pari passo con il ten­ta­tivo di Tsi­pras di tenere i toni bassi e tro­vare un compromesso.

L’allontanamento di Yanis Varou­fa­kis, tanto amato tra i greci, potrebbe para­go­narsi con il sacri­fi­cio di Ifi­ge­nia nella tra­ge­dia Aga­mem­none di Eschilo. Il suo soti­tuto sarà Euclid Tsa­ka­lo­tos, capo-gruppo della squa­dra di nego­ziato greca, stretto amico di Varoufakis.



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