“ Ikea, i diritti non si smontano”

by redazione | 12 Luglio 2015 12:33

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La mul­ti­na­zio­nale mini­mizza. Ma è riu­scita a tenere aperti i suoi 21 mega­store ita­liani solo gra­zie al lavoro degli sta­gi­sti e dei lavo­ra­tori a tempo deter­mi­nato, cui si sono affian­cati gli stessi diri­genti per tenere aperta qual­che cassa. Lo scio­pero all’Ikea è riu­scito, alla fine Fil­cams Cgil, Fisa­scat Cisl e Uil­tucs par­lano di un’adesione dell’80%, cal­co­lando una media nazio­nale. Ma ad esem­pio a Sesto Fio­ren­tino ha incro­ciato le brac­cia più del 90% degli addetti, così come a Col­le­gno nel tori­nese: “Noi abbiamo orga­niz­zato anche un tran­quillo cor­teo interno – segnala Ste­fano Mor­gan­tini – e ci siamo accorti che il punto ven­dita restava aperto solo gra­zie ai tempi deter­mi­nati. Che di fatto sono una sorta di pri­gio­nieri poli­tici”.
La lotta per ricon­qui­stare il con­tratto inte­gra­tivo pro­se­gue. Il nuovo round è già stato fis­sato per il 22 luglio pros­simo. E se la mul­ti­na­zio­nale insi­ste, almeno a parole, sulla linea dura, le cate­go­rie con­fe­de­rali del com­mer­cio vanno avanti con la bene­di­zione dei ver­tici di Cgil, Cisl e Uil: “Pieno soste­gno e soli­da­rietà ai lavo­ra­tori di Ikea in lotta per una giu­sta causa”, scrive su twit­ter Anna Maria Fur­lan. Men­tre Susanna Camusso conia l’hashtag #Idi­rit­ti­Non­Si­Smon­tano#, e Car­melo Bar­ba­gallo appro­fon­di­sce: “Anche l’Ikea cade vit­tima della sin­drome della mul­ti­na­zio­nale. Il grande gruppo sve­dese, fino a ieri modello di cor­rette rela­zioni sin­da­cali, in nome di un mag­gior pro­fitto can­cella anch’esso, in un colpo solo, anni di atten­zione ai pro­blemi del lavoro”.
Ad accom­pa­gnare lo scio­pero ci sono stati tanti pre­sidi davanti ai mega­store. Da una parte all’altra della peni­sola cen­ti­naia di lavo­ra­tori e lavo­ra­trici si sono impe­gnati in volan­ti­naggi per infor­mare una clien­tela gene­ral­mente all’oscuro dello scio­pero. Sono stati orga­niz­zati cor­tei interni ed esterni ai punti ven­dita, pic­coli comizi, let­ture pub­bli­che e mini­con­certi, flash mob davanti ai mega­store romani di Ana­gnina e Bufa­lotta. C’è stato un sim­bo­lico fune­rale del con­tratto inte­gra­tivo, e anche una coco­me­rata. “Molti clienti hanno soli­da­riz­zato – fanno sapere Fil­cams & c. — pre­fe­rendo soste­nere la lotta e riman­dando gli acqui­sti”. Altri hanno fatto finta di nulla e sono entrati.
Davanti all’Ikea di Sesto Fio­ren­tino anche Giu­liana Mesina, segre­ta­ria nazio­nale della Fil­cams Cgil: “Siamo sod­di­sfatti, è stata una rispo­sta impor­tante da parte dei lavo­ra­tori. Dif­fi­cile per l’azienda non tener conto di que­sto col­let­tivo di per­sone, così unito e soli­dale nel riven­di­care i suoi diritti. Per­ché la disdetta del con­tratto inte­gra­tivo, unita alla richie­sta di dimi­nuire o eli­mi­nare alcune voci retri­bu­tive, si fanno sen­tire. Par­ti­co­lar­mente su quel 70% dei sei­mila addetti con con­tratti part-time”.
All’Ikea di Col­le­gno lavora Ste­fano Mor­gan­tini, anche lui della Fil­cams: “La disdetta del con­tratto affonda in par­ti­co­lare chi ha un part-time a 20, 24 o 28 ore. Sono più della metà dei miei col­le­ghi. Per­sone che senza premi e dome­ni­che gua­da­gne­reb­bero circa 550 euro al mese, e solo gra­zie alle inte­gra­zioni arri­vano a 750”. La mul­ti­na­zio­nale replica: “Il qua­dro del mer­cato è radi­cal­mente cam­biato, quell’integrativo con festi­vità pagate al 130% e premi azien­dali fissi non si potrà più avere”. Ma Mor­gan­tini pun­tua­lizza: “Solo chi ha il vec­chio con­tratto per lavo­rare la dome­nica riceve il 130% in più della paga gior­na­liera. Ma sono solo il 10% dei dipen­denti. Per tutti gli altri il lavoro festivo vale il 30% in più, non oltre”.
Non basta. Ikea vor­rebbe ren­dere varia­bile il pre­mio azien­dale che i lavo­ra­tori rice­vono a fine anno, e cam­biare i cri­teri per il pre­mio di par­te­ci­pa­zione. “Sono misure che ren­de­reb­bero il lavoro più pre­ca­rio — chia­ri­sce Mor­gan­tini — con un pre­mio fisso tutti, part-time e full-time, sanno di poter con­tare su una set­tan­tina di euro in più al mese”. Senza con­tare che que­sta deci­sione uni­la­te­rale dell’azienda spazza via gli accordi interni ai sin­goli punti ven­dita, fati­co­sa­mente otte­nuti negli anni: “Pic­coli ma impor­tanti tra­guardi come la pausa di quin­dici e non di dieci minuti, e le otto festi­vità ’ sacre’ pagate al 130%”.
A tirare le somme Vin­cenzo Dell’Orefice della Fisa­scat Cisl: “Il pre­mio azien­dale e le mag­gio­ra­zioni per il lavoro dome­ni­cale festivo rap­pre­sen­tano due isti­tuti con­trat­tuali che inci­dono, rispet­ti­va­mente, solo per l’1,9% ed il 5,3% sul costo dell’ora lavo­rata. Per que­sto con­si­de­riamo incom­pren­si­bile la deci­sione di recu­pe­rare le per­dite di conto eco­no­mico (per Ikea 53 milioni negli ultimi tre anni, ndr) esclu­si­va­mente su que­sti due isti­tuti con­trat­tuali, del tutto inin­fluenti ai fini del miglio­ra­mento della gestione. Più in gene­rale, rite­niamo insen­sato agire tanto dra­sti­ca­mente sul costo del lavoro”.

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