“I quattro tecnici italiani rapiti una vendetta dei trafficanti” Gentiloni: ipotesi prematura

“I quattro tecnici italiani rapiti una vendetta dei trafficanti” Gentiloni: ipotesi prematura

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È presto per dire chi abbia rapito i quattro tecnici italiani impegnati in Libia, ma dietro il sequestro potrebbero esserci trafficanti di esseri umani. «Sembra molto improbabile che ci siano motivazioni politiche dietro il rapimento», dice l’ambasciatore libico in Italia, Ahmed Safar. Secondo Safar, quando i responsabili vengono identificati questo genere di rapimenti si risolve pacificamente. In altre parole, sembra farsi largo l’idea di un sequestro a scopo di estorsione, come sostiene anche il giornale pan-arabo Al Hayat , piuttosto che quella – più preoccupante – di un collegamento con gli uomini del sedicente Stato Islamico, o del gruppo Geish al Qabila,
l’Esercito delle tribù, milizie tribali contrapposte a Fajr Libya.
Più prudente nel fare ipotesi è il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha comunque definito «premature e imprudenti» le interpretazioni politiche del rapimento e ha invitato tutti «a mostrare il volto di un Paese unito, come l’Italia, che conosce il terreno e ha fiducia nel lavoro della diplomazia e dell’intelligence».
Insieme con l’inviato delle Nazioni Unite Bernardino Leon, il titolare della Farnesina ha invitato «tutte le parti libiche» a condividere l’accordo firmato da alcune fazioni il 12 luglio scorso, sottolineando che l’intesa firmata è solo un primo passo, ma chi ne resta fuori va incontro all’isolamento internazionale. Il ministro ha ribadito che la sicurezza della Libia «non significa immaginare spedizioni di uomini», ma piuttosto «un lavoro di training, monitoraggio e sorveglianza, che dovrà rispondere alle richieste libiche». A ripetere che sarà indispensabile un intervento di stabilizzazione della comunità internazionale è stato lo stesso Leon, secondo cui questa missione «avrà una componente civile, una di polizia e magari una componente militare». Stabilizzare la Libia vuol dire soprattutto lavorare su due fronti: quello del terrorismo e quello del traffico di migranti.
L’uomo dell’Onu ha ringraziato l’Italia, che ha messo a disposizione cooperazione e intelligence e ha indicato i tre elementi indispensabili per il successo della missione: «l’impegno per un governo di unità, l’interesse per la sicurezza nel Paese e l’importanza di finalizzare l’accordo». Leon ha chiesto a nome delle Nazioni Unite la liberazione dei quattro tecnici italiani «senza condizioni».
Anche il governo filo-occidentale di Tobruk, che si contrappone a quello di ispirazione islamista di Tripoli, ha avviato le sue ricerche: «Faremo ogni sforzo possibile per proteggere la loro integrità, essendo loro impiegati dell’Ente petrolifero nazionale libico».


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