I poveri di Renzi e Boeri

I poveri di Renzi e Boeri

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Pensionati. Secondo il rapporto Inps sul 2014, la metà degli over 65 vive con meno di 700 euro al mese. E sotto i 500 euro ci sono soprattutto donne. La crisi per gli anziani non è mai finita e per loro non arriva mai la stagione degli aumenti. Ispezioni sul lavoro: ben l’81% delle aziende è irregolare

Un’italia che non rie­sce a libe­rarsi dalla crisi, e che anzi vede numeri sulla povertà sem­pre più pre­oc­cu­panti: il rap­porto Inps sul 2014, pre­sen­tato ieri dal pre­si­dente Tito Boeri, è una sfilza di cifre rag­ge­lanti. Ben 1,9 milioni di pen­sio­nati per­ce­pi­scono asse­gni medi men­sili sotto i 300 euro, per l’esattezza 286,9 euro, men­tre ammon­tano a 4,7 milioni quelli la cui pen­sione media non supera i 700 euro men­sili. Com­ples­si­va­mente un’esercito di 6,6 milioni di per­sone, il 42,5% del totale, dun­que, non arriva a 700 euro.

L’Inps accende un faro più gene­rale sulla povertà, visto che eroga anche isti­tuti come la cassa inte­gra­zione, e non a caso ieri Boeri ha riba­dito l’idea di pen­sare a un ammor­tiz­za­tore spe­ciale dedi­cato agli over 55 che hanno perso il lavoro, ancora troppo lon­tani dal pern­sio­na­mento. La crisi che dal 2008 ha fal­ci­diato il Paese ha infatti lasciato die­tro di sé una lunga scia di povertà aggra­vando e peg­gio­rando le con­di­zioni dei più deboli, per­ciò ser­vi­reb­bero inter­venti spe­ciali, mirati sulle vit­time della crisi.

In cin­que anni la quota totale di per­sone povere, spie­gano all’Inps, è aumen­tata del 7% fino a rag­giun­gere il 25% della popo­la­zione, ovvero 15 milioni di per­sone. Non solo. Il 10% più povero della popo­la­zione ha spe­ri­men­tato, tra il 2008 e il 2013, una con­tra­zione reale del pro­prio red­dito vicino al 30% men­tre, nello stesso periodo, la dise­gua­glianza dei red­diti è cre­sciuta a tassi soste­nuti, con un incre­mento dell’indice rela­tivo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013).

Un trend, que­sto, che si intrec­cia con l’andamento dell’occupazione — la crisi ha lasciato sul ter­reno dal 2008 al 2014 circa 800 mila posti di lavoro — ma soprat­tutto con il «forte, pro­lun­gato aumento della disoc­cu­pa­zione». È tra i disoc­cu­pati che il rischio di povertà è aumen­tato: in par­ti­co­lare tra gli over 50, il cui numero dei senza lavoro è tri­pli­cato nell’arco di 6 anni.

E se la povertà aumenta, i dati sono pur­troppo molto più pesanti per le donne: le pen­sio­nate sono ben lon­tane dalla parità di genere, visto che la discon­ti­nuità della loro vita lavo­ra­tiva asse­gna una con­cen­tra­zione mag­giore nelle classi di importo più basso e una pro­gres­siva ridu­zione del loro peso al cre­scere dell’assegno. Tra le pen­sioni sotto sotto i 500 euro, ben il 62,6%, sono fem­mi­nili con­tro il 37,4% degli uomini; e oltre i 3 mila euro, sol­tanto 1 pen­sio­nato su 4 è donna.

E se par­liamo di pen­sioni alte non pos­siamo non citare quelle dei magi­strati: tra i lavo­ra­tori pub­blici sono infatti que­sti ultimi a per­ce­pire l’assegno pre­vi­den­ziale più alto, pari a 9.573 euro lordi medi men­sili. Segue l’Università con 3.565 euro medi men­sili e le Forze armate con oltre 3 mila euro.

Ma l’Inps è anche uno degli isti­tuti che com­pie le ispe­zioni sui luo­ghi di lavoro: nel 2014 ne ha fatte oltre 58 mila, regi­strando irre­go­la­rità nell’81% delle aziende (oltre 47 mila). Si è ridotto il numero delle ispe­zioni rispetto al 2013 (-19,2%) ma i con­trolli, secondo l’Inps, sono stati più mirati, por­tando a un accer­ta­mento lordo (com­prese le pre­sta­zioni inde­bite annul­late) per 1,3 miliardi (+5,8% sul 2013). Nel com­plesso sono stati sco­perti oltre 77 mila lavo­ra­tori in posi­zione irre­go­lare (erano 86.499 nel 2013).

Infine Boeri ha com­men­tato in dati sul bilan­cio (in rosso) dell’Inps: nel 2014 l’istituto ha avuto un risul­tato eco­no­mico di eser­ci­zio nega­tivo per 12,7 miliardi e un disa­vanzo finan­zia­rio di com­pe­tenza di 7,8 miliardi La soste­ni­bi­lità del sistema però, sem­pre secondo l’Inps, «non è a rischio». Il patri­mo­nio netto è salito da 9,028 a 17,952 miliardi gra­zie al ripia­na­mento dei debiti verso lo Stato dell’ex Inp­dap di 21,7 miliardi. In pas­sivo per 6 miliardi il com­parto ex Inp­dap, per 5–6 la gestione degli arti­giani e per 1 quella dei commercianti.

Con­tro le pro­po­ste di Boeri si è sca­te­nato un vespaio di pole­mi­che, pro­ve­nienti anche dalla mag­gio­ranza. Secondo Renato Bru­netta (Fi) «deve smet­terla di fare il mini­stro ombra». Per Cesare Damiano (Pd) «il ruolo legi­sla­tivo spetta all’esecutivo e alle Camere: e va ricor­dato che il governo Prodi aveva isti­tuito la quat­tor­di­ce­sima per i pen­sio­nati sotto i 700 euro». L’M5S è con­tra­rio a dare un «red­dito di cit­ta­di­nanza» solo agli over 55.



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