Guerra, riforme ed energia ecco perché Obama fa l’accordo con Teheran

by redazione | 23 Luglio 2015 9:18

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DAL MINUTO ESATTO in cui l’Iran scoprì che gli Usa non intendevano usare la loro travolgente forza militare per limitare il suo programma nucleare — e questo accadde nel periodo Bush, che non accettava né il diritto di Teheran a un ciclo di combustibile nucleare, né la formulazione di un’opzione militare o diplomatica per fermarlo — nessun accordo perfetto palesemente a favore dell’America e dei suoi alleati sarebbe emerso dalle trattative con il regime degli ayatollah. Il potere contrattuale era diventato troppo equilibrato.
Ma ci sono diversi gradi di imperfezione, e l’opzione formulata dal team di Obama — se implementata opportunamente e rafforzata dalla forza diplomatica — conviene agli Usa più delle opzioni che sento provenire dai critici dell’accordo: per 15 anni, impedisce all’Iran di produrre il materiale fissile per sviluppare un’arma nucleare e crea un contesto che, nel tempo, può potenziare le forze più pragmatiche nel Paese — al prezzo di limitare, ma non eliminare, l’infrastruttura nucleare dell’Iran, e di alleggerire le sanzioni, consolidando quindi Teheran come potenza regionale.
Non siete Neville Chamberlin, se appoggiate questo accordo, così come neanche il Dr. Stranamore, se lo osteggiate. Entrambe le parti hanno ragioni legittime. Ma, dopo averle analizzate, credo che si possano fare gli interessi dell’America più concentrandosi su come ottenere il massimo da questo accordo, contenendo i danni, che su farlo naufragare. «L’accordo nucleare è vantaggioso, non epocale», ha sostenuto Robert Litwak del Wilson Center, autore de ”La partita a scacchi dell’Iran.” «Obama e la Guida Suprema Khamenei stanno facendo una tacita scommessa. Obama difende l’accordo in termini transazionali (che risponde a un problema distinto e urgente), scommettendo però che rafforzerà la fazione iraniana moderata. Khamenei fa la scommessa opposta — che il regime possa beneficiare del carattere transazionale dell’accordo (alleggerimento delle sanzioni), prevenendo le potenziali trasformazioni implicite nell’accordo, in modo da conservare l’essenza dell’Iran radicalmente rivoluzionaria».
Tuttavia, possiamo fare alcune cose per determinare l’esito della scommessa a nostro favore: 1. Non lasciare che questo accordo diventi la Obamacare (la riforma dell’assistenza sociale di Obama) del controllo bellico, la cui concertazione ha assorbito tutta l’energia, mentre i relativi strumenti attuativi — in questo caso le tecnologie per le verifiche — non funzionano. Il presidente Barack Obama dovrebbe nominare una figura militare autorevole per supervisionare ogni aspetto dell’attuazione di questo accordo 2. Il Congresso dovrebbe approvare una risoluzione che autorizzi l’attuale presidente e quelli futuri a usare la forza per impedire all’Iran di diventare una potenza militare nucleare. L’Iran deve sapere che il presidente degli Stati Uniti è autorizzato a distruggere — senza alcun avviso o negoziazione — qualunque tentativo di Teheran di costruire una bomba.
3. Focus sul popolo iraniano. Gli Iraniani hanno avuto abbastanza fondamentalismo islamico da rendersi conto di volerne di meno, e abbastanza democrazia da sapere di volerne di più.
4. Evitare una visione “bianco-o-nero” del Medio-oriente. È sbagliata l’idea che l’Iran sia in ogni caso il nostro nemico e i sauditi i nostri alleati. L’assioma dell’alleanza saudita è tossico: dice ai sauditi che comanda la tribù al-Saud; in cambio, l’establishment religioso riceve miliardi di dollari per trasformare l’Islam sunnita da religione innovatrice ad una puritana, misogina, anti-sciita e anti- pluralista. I sauditi hanno perso il controllo di questa trasformazione islamica del salafismo puritano.
L’Iran ha aiutato gli Usa a rovesciare il regime talebano in Afghanistan, e, al contempo, Teheran e il suo braccio armato, Hezbollah, hanno appoggiato il regime siriano nel perpetrare il genocidio del suo stesso popolo, in gran parte di siriani sunniti. Dobbiamo opporci o allinearci agli interventi dell’Iran nella regione se questi rispettivamente minano o assecondano i nostri interessi. Infine, quando si tratta del Medio Oriente nel senso più ampio, dobbiamo contenere, promuovere e innovare: contenere le forze locali più aggressive, promuovere qualunque leader o popolo locale fautore del vivere civile, e innovare fortemente in ambito energetico per mantenere i prezzi bassi, ridurre i proventi dal petrolio degli attori nefasti e ridurre la nostra esposizione in un’area destinata ad essere turbolenta per molto, molto tempo.
© 2015 New York Times News Service Traduzione Ettore C. Iannelli
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