Grecia, uno stress test, contro la demo­cra­zia e la legittimità della sinistra

by redazione | 29 Luglio 2015 11:18

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Crisi greca. Una cosa è certa: una volta che l’esperimento sarà finito, e qualunque sia il risultato, l’Europa non sarà più l’Europa di pace, coesione sociale e demo­cra­zia. Al contrario, diverrà l’epicentro di un nuovo dispotismo occidentale, la cui brutalità rivaleggerà con quella del dispotismo orientale già analizzato da Karl Marx, Max Weber e Karl Wittfogel

L’Europa è diven­tata un labo­ra­to­rio per il futuro. Ciò che sta suc­ce­dendo lì dovrebbe essere motivo di pre­oc­cu­pa­zione per tutti i demo­cra­tici e spe­cial­mente per chiun­que sia di sini­stra. Due espe­ri­menti in que­sto momento stanno venendo messi in pra­tica — e quindi, pre­su­mi­bil­mente, stanno venendo con­trol­lati — in que­sto ambiente di laboratorio.

Il primo espe­ri­mento è uno stress test sulla demo­cra­zia, la cui ipo­tesi di fondo è la seguente: la volontà demo­cra­tica di un paese forte può abbat­tere non demo­cra­ti­ca­mente la volontà demo­cra­tica di un paese debole senza intac­care la nor­ma­lità della vita poli­tica europea.

I pre­re­qui­siti del suc­cesso dell’esperimento sono tre: il con­trollo dell’opinione pub­blica che per­mette che gli inte­ressi nazio­nali del paese più forte si tra­sfor­mino nell’interesse comune dell’eurozona; il pro­se­gui­mento, da parte di un gruppo di isti­tu­zioni non elette (Euro­gruppo, Bce, Fondo Mone­ta­rio Inter­na­zio­nale (Fmi), Com­mis­sione Euro­pea), nella neu­tra­liz­za­zione e nella puni­zione di ogni deci­sione demo­cra­tica che disob­be­di­sca ai dik­tat del paese domi­nante; la demo­niz­za­zione del paese più debole così da assi­cu­rarsi che non ottenga com­pren­sione dagli elet­tori degli altri paesi euro­pei, spe­cial­mente nel caso di elet­tori di paesi che potreb­bero disobbedire.

La Gre­cia è la cavia di que­sto agghiac­ciante espe­ri­mento. Stiamo par­lando della seconda ope­ra­zione di colo­nia­li­smo del ven­tu­ne­simo secolo (dal momento che la prima è stata la Mis­sione di sta­bi­liz­za­zione ad Haiti nel 2004). È un nuovo colo­nia­li­smo, con­dotto con il con­senso dei paesi occu­pati, anche se sotto un ricatto asso­lu­ta­mente inedito.

E, pro­prio come il vec­chio colo­nia­li­smo, la giu­sti­fi­ca­zione che ora viene data è che tutto ciò che avviene sia nell’interesse del paese occu­pato. È un espe­ri­mento in corso e gli esiti dello stress test sono incerti. A dif­fe­renza dei labo­ra­tori, le società non sono ambienti con­trol­lati, a pre­scin­dere dalla pres­sione che si eser­cita per tenerle sotto controllo.

Una cosa è certa: una volta che l’esperimento sarà finito, e qua­lun­que sia il risul­tato, l’Europa non sarà più l’Europa di pace, coe­sione sociale e demo­cra­zia. Al con­tra­rio, diverrà l’epicentro di un nuovo dispo­ti­smo occi­den­tale, la cui bru­ta­lità riva­leg­gerà con quella del dispo­ti­smo orien­tale già ana­liz­zato da Karl Marx, Max Weber e Karl Wittfogel .

Il secondo espe­ri­mento in atto è un ten­ta­tivo di liqui­dare defi­ni­ti­va­mente la sini­stra europea.

La sua ipo­tesi di fondo è la seguente: non c’è spa­zio in Europa per la sini­stra fin­tanto che insi­sta per un’alternativa alle poli­ti­che di auste­rità impo­ste dal paese che è ege­mone. I pre­re­qui­siti per il suc­cesso di que­sto espe­ri­mento sono tre. Il primo con­si­ste nel cau­sare una scon­fitta pre­ven­tiva dei par­titi di sini­stra , punendo con vio­lenza quelli che osano disobbedire.

Il secondo con­si­ste nel far cre­dere agli elet­tori che i par­titi di sini­stra non li rap­pre­sen­tano. Fino ad ora la nozione che «i nostri rap­pre­sen­tanti non ci rap­pre­sen­tano più» era l’argomento prin­ci­pale del movi­mento degli Indi­gna­dos e di Occupy, rivolto con­tro i par­titi di destra e i loro alleati. Ora che Syriza è stata costretta a bere la cicuta dell’austerità – nono­stante il «No» del refe­ren­dum greco con­vo­cato da Syriza stessa -, gli elet­tori saranno sicu­ra­mente por­tati a con­clu­dere che, comun­que vada a finire, anche i par­titi di sini­stra abbiano fal­lito nel rappresentarli.

Il terzo pre­re­qui­sito con­si­ste nell’intrappolare la sini­stra in un falsa con­trap­po­si­zione tra scelte del Piano A e scelte del Piano B. Negli ultimi anni la sini­stra si è divisa tra coloro che cre­de­vano che la cosa migliore da fare fosse rima­nere nell’euro e tra coloro che cre­de­vano che la cosa migliore da fare fosse lasciare l’euro. Delu­sione: nes­sun paese può lasciare l’euro in maniera ordi­nata, ma, se un paese dovesse mostrare di essere disob­be­diente, sarà espulso e il caos si abbat­terà su di lui inesorabilmente.

Allo stesso modo chie­dono una ristrut­tu­ra­zione del debito, che si è dimo­strato essere un tema molto divi­sivo per la sini­stra. Delu­sione: la ristrut­tu­ra­zione avrà luogo quando sarà fun­zio­nale agli inte­ressi dei cre­di­tori – che è la ragione per cui l’altra que­stione prin­ci­pale della sini­stra è ora dive­nuta la poli­tica del Fmi.

Gli esiti di que­sto espe­ri­mento sono pari­menti incerti, per le ragioni sopra espo­ste. Tut­ta­via, una cosa è certa: per soprav­vi­vere a que­sto espe­ri­mento la sini­stra avrà biso­gno di rifon­dare se stessa al di là di ciò che oggi è imma­gi­na­bile. Ser­virà molto corag­gio, molta auda­cia e molta creatività.

* Docente di socio­lo­gia alla Facoltà di eco­no­mia dell’Università di Coim­bra (Por­to­gallo)
(tra­du­zione di Bruno Montesano)

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