Fiom «rediviva» nella Fiat totalizza il pienone di voti

Fiom «rediviva» nella Fiat totalizza il pienone di voti

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Davanti all’assemblea nazio­nale dei dele­gati Pd, riu­nita il 18 luglio all’Expo di Milano, Mat­teo Renzi aveva affer­mato di non tro­vare per il pro­prio par­tito «un sim­bolo più forte di ciò che ha fatto Ser­gio Mar­chionne in que­sti anni». «Il suo — ha affer­mato il segre­ta­rio Pd rife­ren­dosi all’ad Fca — è un pro­getto indu­striale in cui si è com­bat­tuta una bat­ta­glia tra chi voleva con­ti­nuare un’impresa forte nel set­tore dell’automobile e chi diceva “no” per spi­rito ideo­lo­gico». Un atteg­gia­mento che, evi­den­te­mente, il pre­si­dente del Con­si­glio intra­vede anche nella mag­gio­ranza dei lavo­ra­tori di Fca.

Le ele­zioni per gli Rls (rap­pre­sen­tanti dei lavo­ra­tori per la sicu­rezza), tutt’ora in corso negli sta­bi­li­menti Fca/Cnh, al momento con­se­gnano un ver­detto che lascia poco spa­zio alle inter­pre­ta­zioni: la Fiom Cgil, rien­trata in fab­brica gra­zie a una sen­tenza dopo la cac­ciata ope­rata pro­prio da Mar­chionne, al momento è il sin­da­cato più votato, con una per­cen­tuale del 35,8%. Quasi dop­piata la Fim Cisl, ferma al 20,6% (la Uilm fa il 16,8%).
In due terzi delle aziende del gruppo Fiat Chry­sler si è già votato; circa 52 mila gli aventi diritto, di cui hanno par­te­ci­pato atti­va­mente alle vota­zioni oltre 36 mila.

È senz’altro pre­ma­turo trarre con­clu­sioni in que­sta fase, ma nulla lascia pre­sa­gire che i risul­tati potranno cam­biare più di tanto, sia per­ché alcuni degli sta­bi­li­menti più “dif­fi­cili” per la Fiom hanno già votato (Pomi­gliano), sia per­ché la tema­tica al cen­tro di que­ste ele­zioni è la sicu­rezza sul lavoro, vero punto dolente della Fiat era Marchionne.

In Fiat-Chrysler si regi­stra infatti un dra­stico peg­gio­ra­mento delle con­di­zioni di lavoro. Tagli alle pause, aumento dei cari­chi di lavoro e della tur­ni­stica sulle linee senza aumen­tare il per­so­nale, atteg­gia­menti auto­ri­tari dif­fusi. La situa­zione si è resa al punto inso­ste­ni­bile che alla Mase­rati di Gru­glia­sco, circa 10 giorni fa, al reparto mon­tag­gio è addi­rit­tura scat­tato uno scio­pero spon­ta­neo di un’ora per il troppo caldo sulle linee.
«I lavo­ra­tori — afferma Michele De Palma, respon­sa­bile del set­tore auto­mo­bile della Fiom Cgil — hanno veri­fi­cato che quello che diciamo da tempo è vero. Se ci fosse il sin­da­cato unico che piace a Renzi — iro­nizza — in Fca saremmo noi».

Quello che si regi­stra è dun­que un punto di discon­ti­nuità verso il modello Mar­chionne e il con­senso che, almeno finora, si pre­sup­po­neva que­sto avesse con­qui­stato nelle fab­bri­che a suon di referendum-ricatto e pro­messe di assun­zioni. Le ele­zioni degli Rls hanno infatti avuto luogo pro­prio nel periodo in cui è stato sot­to­scritto da azienda e sin­da­cati (non dalla Fiom) un nuovo accordo che doveva fun­zio­nare da spon­sor azien­dale, ma si è tra­sfor­mato — per azienda e sin­da­cati fir­ma­tari — in un boomerang.

«Un lavo­ra­tore Fca per­ce­pi­sce in media 76 euro in meno rispetto a un pari man­sione di un’altra azienda metal­mec­ca­nica — spiega De Palma — Il nuovo accordo non pre­vede aumenti della paga base, lasciando inal­te­rata que­sta dispa­rità sala­riale, san­ci­sce che per scio­pe­rare è neces­sa­rio l’accordo della mag­gio­ranza dei dele­gati dei sin­da­cati fir­ma­tari ed estende a tutti gli sta­bi­li­menti i 20 turni già adot­tati a Melfi. Un prov­ve­di­mento deva­stante, che dove è stato appli­cato ha peg­gio­rato le con­di­zioni di lavoro e di vita».

Unica nota posi­tiva, l’avverarsi dell’annunciata sta­bi­liz­za­zione di circa 1400 lavo­ra­tori già in forza all’azienda presso lo sta­bi­li­mento di Melfi, dove — e non solo lì — i nuovi assunti sono stati tutti inte­ri­nali con con­tratto di som­mi­ni­stra­zione. Emble­ma­tico è il caso della Magneti Marelli di Bolo­gna, dove l’entrata in vigore dei decreti attua­tivi del Jobs Act e la con­se­guente abo­li­zione dei co. pro. ha com­por­tato l’assunzione in staff lea­sing di alcuni dipen­denti con con­tratti di col­la­bo­ra­zione a pro­getto e stage in sca­denza. L’agenzia inte­ri­nale che li assume, bene­fi­cia­ria dello sgra­vio di 8000 euro pre­vi­sto dal Jobs Act, pre­sta i lavo­ra­tori, momen­ta­nea­mente, alla Magneti Marelli. Poi chissà. E pen­sare che si tratta di inge­gneri e ricer­ca­tori che potreb­bero age­vol­mente tro­vare con­di­zioni migliori nelle imprese con­cor­renti pre­senti in zona (su tutte Ducati e Lam­bor­ghini, di pro­prietà Audi – Volk­swa­gen) e andar­sene. A pro­po­sito di futuro aziendale.



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