Atene, il declino di Varoufakis «Va processato per alto tradimento»
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Atene Un piano degno delle migliori spystory che dopo aver fatto il giro del mondo, è finito sulla scrivania del procuratore della Corte Suprema greca: inoltrata al Parlamento ellenico una richiesta di citazione in giudizio nei confronti dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis per la sua «attuazione della trattativa» con i creditori internazionali. L’accusa potrebbe essere «alto tradimento». La Camera greca dovrà decidere se revocare l’immunità a Varoufakis, che è ancora deputato, valutando se l’azione dell’ex ministro sia rimasta entro i limiti del ministero. Non solo: diversi deputati del partito conservatore Nuova Democrazia hanno chiesto che venga ascoltato con urgenza dalla commissione parlamentare che indaga sui salvataggi di Atene. Qualcun altro ha preteso che venga cacciato dal partito di maggioranza Syriza.
Il piano B di Varoufakis deflagra come una bomba e le schegge rischiano di arrivare dritte dritte al Maximos mansion, la residenza di Alexis Tsipras, che in questi giorni doveva concentrarsi sull’avvio della trattativa con l’ex troika per il programma di aiuti da 86 miliardi e la riapertura della Borsa, attesa per oggi o al più tardi venerdì. E invece, a scombinare tutto, sono arrivati i 23 minuti di conversazione telefonica del 16 luglio in cui Yanis Varoufakis parla con dei top manager di Londra e racconta i retroscena del suo piano. Che risale al dicembre 2014, prima ancora che Tsipras salisse al governo, ma era stato lui stesso, secondo quanto spiega Varoufakis, a dargli semaforo verde. «Per la fase due — ha spiegato nella conversazione — serviva una nuova autorizzazione da parte di Tsipras, che non è mai arrivata» . Il team che stava lavorando al piano, coordinato dal suo amico economista Usa James K. Galbraith, aveva ideato un sistema di pagamento «ombra» basato sul sito dell’agenzia delle entrate greco che avrebbe permesso, con un pin fornito a chi doveva usare del denaro in caso di banche chiuse, di trasferire la somma in un «formato digitale». Il controllo dei suoi uffici, si lamenta Varoufakis, era totalmente nelle mani della troika. Per questo «avevamo deciso di violare il programma software del mio ministero per copiare il codice del sito web del sistema fiscale su un altro computer in modo da poter capire come progettare questo sistema di pagamento parallelo». La telefonata è stata pubblicata online con l’autorizzazione dello stesso Varoufakis, diventando un caso. Tanto che da Bruxelles si sono sentiti in dovere di replicare: è «falso e infondato» che le istituzioni europee controllino l’organismo del governo greco che sovrintende alle entrate fiscali. Smentite le azioni di hackeraggio da parte di Michalis Hatzitheodorou, capo della segreteria generale del ministero delle Finanze per i sistemi informativi. Silenzio invece, per ora, da parte di Tsipras.
Il piano B di Varoufakis deflagra come una bomba e le schegge rischiano di arrivare dritte dritte al Maximos mansion, la residenza di Alexis Tsipras, che in questi giorni doveva concentrarsi sull’avvio della trattativa con l’ex troika per il programma di aiuti da 86 miliardi e la riapertura della Borsa, attesa per oggi o al più tardi venerdì. E invece, a scombinare tutto, sono arrivati i 23 minuti di conversazione telefonica del 16 luglio in cui Yanis Varoufakis parla con dei top manager di Londra e racconta i retroscena del suo piano. Che risale al dicembre 2014, prima ancora che Tsipras salisse al governo, ma era stato lui stesso, secondo quanto spiega Varoufakis, a dargli semaforo verde. «Per la fase due — ha spiegato nella conversazione — serviva una nuova autorizzazione da parte di Tsipras, che non è mai arrivata» . Il team che stava lavorando al piano, coordinato dal suo amico economista Usa James K. Galbraith, aveva ideato un sistema di pagamento «ombra» basato sul sito dell’agenzia delle entrate greco che avrebbe permesso, con un pin fornito a chi doveva usare del denaro in caso di banche chiuse, di trasferire la somma in un «formato digitale». Il controllo dei suoi uffici, si lamenta Varoufakis, era totalmente nelle mani della troika. Per questo «avevamo deciso di violare il programma software del mio ministero per copiare il codice del sito web del sistema fiscale su un altro computer in modo da poter capire come progettare questo sistema di pagamento parallelo». La telefonata è stata pubblicata online con l’autorizzazione dello stesso Varoufakis, diventando un caso. Tanto che da Bruxelles si sono sentiti in dovere di replicare: è «falso e infondato» che le istituzioni europee controllino l’organismo del governo greco che sovrintende alle entrate fiscali. Smentite le azioni di hackeraggio da parte di Michalis Hatzitheodorou, capo della segreteria generale del ministero delle Finanze per i sistemi informativi. Silenzio invece, per ora, da parte di Tsipras.
Corinna De Cesare
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