Arrestati i fami­liari della “jihadista italiana”

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Terrorismo. Su mandato della procura di Milano, un’operazione di polizia a Milano e Grosseto ha portato all’arresto di dieci persone che sarebbero state pronte a trasferirsi in Siria per combattere con lo Stato Islamico. Per il ministro Alfano si tratta di una grande operazione di intelligence, secondo il procuratore aggiunto Romanelli è il primo importante risultato contro l’Isis in Europa

La strage di venerdì scorso sulla spiag­gia di Sousse, in Tuni­sia, ha impresso un’accelerazione a tutte le inda­gini in corso rela­tive a pre­sunti ter­ro­ri­sti che da tempo sono nel mirino dell’intelligence nostrana. Si inse­ri­sce in que­sto con­te­sto l’operazione anti ter­ro­ri­smo coor­di­nata ieri dalla poli­zia in tre pro­vince ita­liane — Milano, Ber­gamo e Gros­seto — e in una cit­ta­dina dell’Albania. Le dieci ordi­nanze di custo­dia cau­te­lare un car­cere sono state ese­guite dalla Digos di Milano nei con­fronti di per­sone che appar­ten­gono a due gruppi fami­liari. Uno for­mato da cit­ta­dini ita­liani con­ver­titi all’Islam e resi­denti a Inzago (Milano) e l’altro com­po­sto da alcuni cit­ta­dini di nazio­na­lità alba­nese resi­denti vicino a Gros­seto. Le due fami­glie sono impa­ren­tate per via di un matri­mo­nio tra una ragazza ita­liana e un alba­nese. Si sono spo­sati nel set­tem­bre del 2014 e subito dopo sono par­titi insieme per com­bat­tere in Siria. Secondo gli inqui­renti anche le per­sone arre­state ieri sareb­bero state pronte a par­tire per com­bat­tere in Siria con l’Isis. Ma non ci sono evi­denze sulla loro volontà di com­met­tere atten­tati sul suolo italiano.

Nel blitz, coor­di­nato dal pro­cu­ra­tore aggiunto di Milano Mau­ri­zio Roma­nelli e dal pm Paolo Pir­rotta, sono stati arre­stati la madre, il padre e la sorella di Maria Giu­lia Ser­gio, una vec­chia cono­scenza della poli­zia che aveva già fatto par­lare di sé quando decise di arruo­larsi per la Siria (anche in tele­vi­sione, pre­sen­tata come la “jiha­di­sta ita­liana”). E’ stato arre­stato anche lo zio del marito alba­nese della ragazza, risiede nel gros­se­tano ma è stato cat­tu­rato in una cit­ta­dina non distante da Tirana.

“Sono grato a tutti que­gli uomini e quelle donne che ci hanno lavo­rato e felice dei risul­tati delle forze dell’intelligence”, ha com­men­tato il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi in visita a Ber­lino. Per il mini­stro degli Interni, Ange­lino Alfano, quella di ieri è una “gior­nata impor­tante con­tro il ter­ro­ri­smo”. Le ha defi­nite grandi ope­ra­zioni, anche se per por­tarle a ter­mine è bastato andare a pren­dere i fami­liari di Maria Giu­lia Ser­gio nel momento più oppor­tuno. Le feli­ci­ta­zioni sono in coro bipar­ti­san. “La par­ti­co­la­rità di que­sto nucleo — ha detto il mini­stro — con­si­ste nell’essere al tempo stesso di reclu­tati e reclu­ta­tori. Que­ste ope­ra­zioni dimo­strano l’alto livello di pro­fes­sio­na­lità espresso dalla magi­stra­tura inqui­rente e dagli inve­sti­ga­tori ita­liani a cui, come governo, abbiamo for­nito stru­menti nor­ma­tivi e risorse umane e tec­no­lo­gi­che per con­tra­stare la minac­cia ter­ro­ri­stica”. Per il pro­cu­ra­tore aggiunto Roma­nelli si tratta di un primo impor­tante risul­tato con­tro l’Isis in Europa: “E’ la prima volta che si arriva a un risul­tato del genere nei con­fronti dello Stato Isla­mico. E’ una rispo­sta giu­di­zia­ria impor­tante. In que­sta inda­gine le moschee non hanno un ruolo signi­fi­ca­tivo, non emer­gono nep­pure cri­ti­cità sul reclu­ta­mento di migranti in Ita­lia. E’ tutto rivolto verso l’estero, è infatti evi­dente e pre­oc­cu­pante un flusso da tutta Europa verso il Califfato”.

L’indagine ruota attorno alla figura di Maria Giu­lia (Fatima) Ser­gio, 28 anni, con­ver­tita all’Islam dopo il suo primo matri­mo­nio con un maroc­chino. Secondo gli inqui­renti la donna avrebbe preso con­tatto con l’associazione dello Stato Isla­mico e avrebbe spinto i fami­liari a rag­giun­gerla in Siria. Ci sono inter­cet­ta­zioni che con­fer­me­reb­bero la sua atti­tu­dine al fana­ti­smo. “Se voi qui vedete i muja­hed­din cosa fanno per amore di Allah… lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e ven­gono qui, vanno a com­bat­tere… muja­hed­din che hanno 15–16 anni che ammaz­zano cin­quanta miscre­denti, Dio è grande” (tele­fo­nata alla sorella). E ancora: “Noi qui stiamo ammaz­zando i miscre­denti per poter allar­gare lo Stato Isla­mico, ok? Noi non vogliamo essere amici dei miscre­denti… que­sto è quello che dob­biamo fare”.

Sem­pre ieri, a Roma, i cara­bi­nieri hanno arre­stato due cit­ta­dini maroc­chini con l’accusa di ter­ro­ri­smo inter­na­zio­nale. Secondo la pro­cura di Roma, la cel­lula sarebbe dedita al pro­se­li­ti­smo e all’addestramento attra­verso inter­net e “si pro­po­neva anche la pia­ni­fi­ca­zione ed ese­cu­zioni di atti ter­ro­ri­stici in Ita­lia e in nord Africa”.



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