Ucciso Bara­kat, procuratore generale del Cairo

by redazione | 30 Giugno 2015 12:18

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Hisham Bara­kat, il temi­bile pro­cu­ra­tore gene­rale del Cairo, è morto ieri in un gra­vis­simo atten­tato dina­mi­tardo ad Helio­po­lis, lungo le mura che costeg­giano l’Accademia militare.

Secondo testi­moni, le scene della più effi­cace azione con­tro le auto­rità gol­pi­ste erano deva­stanti: una vora­gine enorme si è aperta dove è avve­nuta l’esplosione, sette auto­vet­ture sono andate com­ple­ta­mente car­bo­niz­zate, altre 31 sono andate in fiamme, la defla­gra­zione ha dan­neg­giato nove edi­fici. Sono almeno tre i civili morti nell’attentato e nove i giu­dici e auti­sti rima­sti feriti.

Bara­kat è stato tra­spor­tato imme­dia­ta­mente nell’ospedale al-Nozha di Helio­po­lis dove però è morto per le ferite ripor­tate durante un inter­vento di urgenza.

Il pre­si­dente Abdel Fat­tah al-Sisi, reduce da una visita in Ger­ma­nia dove ha incas­sato il disco verde anche di Angela Mer­kel nono­stante le cri­ti­che mosse dal governo tede­sco per le vio­la­zioni dei diritti umani e l’eccessivo ricorso alla pena di morte, si è imme­dia­ta­mente incon­trato con il mini­stro dell’Interno, Magdy Abdel-Ghaffar, per sta­bi­lire misure di sicu­rezza straor­di­na­rie in vista del secondo anni­ver­sa­rio dal colpo di stato il pros­simo 3 luglio.

Poche ore prima dell’attentato il gruppo jiha­di­sta del Sinai Beit al-Meqdisi — che in varie occa­sioni ha rife­rito della sua affi­lia­zione con lo Stato isla­mico (Is) — aveva pub­bli­cato un video in cui mostrava l’uccisione di cin­que giu­dici all’indomani della con­danna a morte con­tro l’ex pre­si­dente Moha­med Morsi, con­fer­mata a metà giu­gno dal gran muftì di al-Azhar.

Secondo gli inqui­renti, egi­ziani si tratta di una vera riven­di­ca­zione in rela­zione anche all’ondata di atten­tati jiha­di­sti che nelle ultime ore hanno avuto luogo in Tuni­sia e nella moschea sciita del Kuwait.
I giu­dici sono diven­tati i primi obiet­tivi di gruppi jiha­di­sti. Bara­kat, 65 anni, aveva rice­vuto nume­rose minacce prima dell’attentato di ieri; il giu­dice nel pro­cesso Morsi, Kha­led Mah­goub è scam­pato ad un atten­tato; stessa sorte è toc­cata a Fathi Bay­oumi, impe­gnato nelle inda­gini per le accuse di cor­ru­zione con­tro Mubarak.

La magi­stra­tura egi­ziana, e Bara­kat in pri­mis, ha deciso il pugno duro con­tro i Fra­telli musul­mani dopo il mas­sa­cro di Rabaa dell’agosto 2013. Sono oltre mille le con­danne a morte (alcune di que­ste già ese­guite anche senza atten­dere la deci­sione della Cas­sa­zione), inclusi tutti i lea­der della Fra­tel­lanza, la guida suprema Moha­med Badie, e del par­tito Libertà e giu­sti­zia, Moha­med el-Beltagi.

Che la giu­sti­zia sia il nervo sco­perto dell’Egitto di al-Sisi lo dimo­stra l’ascesa in fretta e furia ai ver­tici del mini­stero della Giu­sti­zia del discusso giu­dice, Ahmed al-Zind, che risale allo scorso mag­gio. Gli isla­mi­sti accu­sano i magi­strati di essere poli­ti­ciz­zati, di usare due pesi e due misure e, infine, di non avviare pro­cessi con­tro i respon­sa­bili del mas­sa­cro di Rabaa.

Nelle scorse set­ti­mane, cir­co­la­vano voci anche di un ten­ta­tivo di omi­ci­dio di al-Sisi. L’attacco avrebbe col­pito alcune vet­ture pre­si­den­ziali senza coin­vol­gere in alcun modo il pre­si­dente egi­ziano.
L’Egitto attra­versa una deriva auto­ri­ta­ria. Da ambienti della Fra­tel­lanza, si rife­ri­sce di 617 casi di desa­pa­re­ci­dos dopo gli arre­sti di massa effet­tuati negli ultimi mesi.

Ma non sol­tanto gli isla­mi­sti sono nell’occhio del ciclone: undici ultrà sono stati con­dan­nati a morte per la strage di Port Said. Negli scon­tri di piazza tra poli­zia e tifosi mori­rono 74 persone.

Eppure ci sono stati anche segnali inco­rag­gianti come il riav­vio del pro­cesso con­tro Muba­rak, con le accuse di aver ordi­nato di spa­rare con­tro i mani­fe­stanti nel 2011, diret­ta­mente di fronte alla corte di Cas­sa­zione. Insieme ai 15 anni di deten­zione decisi con­tro l’ufficiale di poli­zia che ha ucciso l’attivista comu­ni­sta Shai­maa el-Sabbagh alla vigi­lia del quarto anni­ver­sa­rio delle mani­fe­sta­zioni di piazza Tah­rir, il 24 gen­naio di quest’anno.
E poi il movi­mento pale­sti­nese che governa Gaza, Hamas, è stato can­cel­lato dalla lista dei gruppi ter­ro­ri­stici seb­bene le ruspe abbiano distrutto cen­ti­naia di abi­ta­zioni per allar­gare la zona cusci­netto con la Stri­scia nella città fron­ta­liera di Rafah.

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