Tsipras. Per chi suona la campana

Tsipras. Per chi suona la campana

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Il 25 gen­naio scorso, il popolo greco ha preso una deci­sione corag­giosa. Ha osato sfi­dare la strada a senso unico dell’austerità del Memo­ran­dum d’intesa per cer­care un nuovo accordo. Un nuovo accordo che con­sen­tisse la per­ma­nenza del Paese nell’euro, con un pro­gramma eco­no­mico effi­ciente, senza gli errori del passato.
Per que­sti errori il popolo greco ha pagato un prezzo alto: negli ultimi cin­que anni il tasso di disoc­cu­pa­zione è salito al 28% (per i gio­vani 60%), il red­dito medio è dimi­nuito del 40%, men­tre secondo i dati Euro­stat la Gre­cia è diven­tata il paese euro­peo con il più alto indice di disu­gua­glianza sociale. (…) Molti, tut­ta­via, sosten­gono che il governo greco non sta coo­pe­rando per rag­giun­gere un accordo, per­ché si pre­senta ai nego­ziati intran­si­gente e senza proposte.

È dav­vero così?

Poi­ché que­sti sono tempi cri­tici, forse sto­rici – non solo per il futuro della Gre­cia, ma anche per il futuro dell’Europa – vor­rei cogliere que­sta occa­sione per pre­sen­tare la verità e infor­mare respon­sa­bil­mente l’opinione pub­blica mon­diale sulle reali inten­zioni e posi­zioni della Grecia.

Il governo greco, sulla base della deci­sione dell’Eurogruppo del 20 feb­braio, ha pre­sen­tato un ampio pac­chetto di pro­po­ste di riforma, al fine di rag­giun­gere un accordo che coniu­gasse il rispetto del man­dato rice­vuto dal popolo greco con il rispetto delle regole e delle deci­sioni che gover­nano l’Eurozona.

Un punto chiave delle nostre pro­po­ste è l’impegno a ridurre – e quindi a ren­dere rea­liz­za­bili – gli avanzi pri­mari per il 2015 e il 2016, accon­sen­tendo ad avanzi pri­mari più ele­vati per gli anni suc­ces­sivi, poi­ché ci aspet­tiamo un aumento pro­por­zio­nale dei tassi di cre­scita dell’economia greca.

Un aspetto altret­tanto fon­da­men­tale delle nostre pro­po­ste è l’impegno ad aumen­tare le entrate pub­bli­che attra­verso una redi­stri­bu­zione dell’onere fiscale dalle classi medio-basse a quelle più alte che finora non hanno fatto la loro parte per con­tri­buire a far fronte alla crisi, pro­tette in que­sto sia dall’élite poli­tica che dalla troika che hanno chiuso un occhio.

Fin dall’inizio, il nostro governo ha chia­ra­mente dimo­strato la pro­pria inten­zione e deter­mi­na­zione ad affron­tare que­sti pro­blemi appro­vando una legge spe­ci­fica sulle frodi cau­sate dalle trian­go­la­zioni e inten­si­fi­cando i con­trolli doga­nali e fiscali per ridurre il con­trab­bando e l’evasione fiscale.

Men­tre, per la prima volta da anni, abbiamo fatto pagare ai pro­prie­tari dei media i loro debiti nei con­fronti del set­tore pub­blico greco. (…)

Abbiamo pre­sen­tato pro­po­ste con­crete con­cer­nenti misure che si tra­dur­ranno in un ulte­riore incre­mento delle entrate. Que­ste inclu­dono una tassa spe­ciale sui pro­fitti molto alti, una tassa sulle scom­messe online, l’intensificazione dei con­trolli sui tito­lari di conti ban­cari con somme ingenti – eva­sori fiscali, misure per la rac­colta degli arre­trati del set­tore pub­blico, una spe­ciale tassa sul lusso e una gara di appalto per la radio­dif­fu­sione e altre licenze, che la troika aveva stra­na­mente dimen­ti­cato negli ultimi cin­que anni. (…)

Infine – e nono­stante il nostro impe­gno verso i lavo­ra­tori di ripri­sti­nare imme­dia­ta­mente la lega­lità euro­pea del mer­cato del lavoro, com­ple­ta­mente sman­tel­lata nel corso degli ultimi cin­que anni con il pre­te­sto della com­pe­ti­ti­vità – abbiamo accet­tato di attuare le riforme del lavoro dopo una con­sul­ta­zione con l’Ilo, che ha già espresso un parere posi­tivo sulle pro­po­ste del governo greco.
Ciò detto, è ragio­ne­vole chie­dersi per­ché i fun­zio­nari delle isti­tu­zioni insi­stano a dire che la Gre­cia non pre­senta pro­po­ste. (…)
Quindi, cer­chiamo di essere chiari:

La man­canza di un accordo finora non è dovuta ad una pre­sunta posi­zione greca intran­si­gente, non incline ai com­pro­messi e incomprensibile.

È invece dovuta all’insistenza di alcuni attori isti­tu­zio­nali nel pre­sen­tare pro­po­ste assurde e mostrare una totale indif­fe­renza verso la recente scelta demo­cra­tica del popolo greco, nono­stante la pub­blica assi­cu­ra­zione delle tre Isti­tu­zioni sulla con­ces­sione della neces­sa­ria fles­si­bi­lità al fine di rispet­tare il ver­detto popolare.

Cosa deter­mina que­sta insistenza?

Si potrebbe innan­zi­tutto pen­sare che que­sta insi­stenza è dovuta al desi­de­rio di alcuni di non ammet­tere i pro­pri errori e, invece, di riba­dire le loro scelte igno­ran­done fal­li­menti.
Inol­tre, non dob­biamo dimen­ti­care che alcuni anni fa il Fondo mone­ta­rio inter­na­zio­nale ha ammesso pub­bli­ca­mente di aver sba­gliato i cal­coli della pro­fon­dità della reces­sione che sarebbe deri­vata dal memorandum. (…)

La mia con­clu­sione, quindi, è che la que­stione greca non riguardi solo la Gre­cia; piut­to­sto, è l’epicentro di un con­flitto tra due stra­te­gie dia­me­tral­mente oppo­ste riguar­danti il futuro dell’unificazione europea.

La prima stra­te­gia si pro­pone di appro­fon­dire l’unificazione euro­pea nel con­te­sto di ugua­glianza e soli­da­rietà tra i popoli e i cittadini. (…)

La seconda stra­te­gia si pro­pone pro­prio que­sto: la spac­ca­tura e la divi­sione della zona euro, e quindi della UE.

Il primo passo per la rea­liz­za­zione di que­sto obiet­tivo con­si­ste nel creare una zona euro a due velo­cità, dove il cuore fis­serà regole severe in tema di auste­rità e di adat­ta­mento e nomi­nerà un super mini­stro delle Finanze dell’Eurozona con potere illi­mi­tato e per­sino la facoltà di rifiu­tare bilanci di Stati sovrani che non siano alli­neati con il neo­li­be­ri­smo estremo.

Per quei paesi che rifiu­tano di pie­garsi alla nuova auto­rità, la solu­zione sarà sem­plice: una puni­zione severa. Auste­rità obbli­ga­to­ria. E, peg­gio ancora, più restri­zioni ai movi­menti di capi­tali, san­zioni disci­pli­nari, multe e per­sino una moneta parallela.

A giu­di­care da quanto sta acca­dendo, sem­bra che que­sto nuovo potere euro­peo sia in costru­zione, con la Gre­cia come prima vittima. (…)

L’Europa è, dun­que, a un bivio. A seguito delle serie con­ces­sioni fatte dal governo greco, la deci­sione non è ora nelle mani delle isti­tu­zioni, che in ogni caso – con l’eccezione della Com­mis­sione euro­pea – non sono elette e non sono respon­sa­bili verso il popolo, ma piut­to­sto nelle mani dei lea­der europei.

Quale stra­te­gia pre­varrà? Quella che vuole un’Europa della soli­da­rietà, dell’uguaglianza e della demo­cra­zia, o quella che vuole rot­tura e divisione?

Tut­ta­via, se alcuni pen­sano o vogliono cre­dere che tale deci­sione riguardi solo la Gre­cia, com­met­tono un grave errore. Vor­rei sug­ge­rire loro di rileg­gere il capo­la­voro di Heming­way “Per chi suona la campana”.

(testo pub­bli­cato su Le Monde del 31 mag­gio 2015)



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