Terrorismo alla periferia di Lione

Terrorismo alla periferia di Lione

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Ieri alle 9,28 un uomo è entrato nel cor­tile della società Air Pro­duct a Saint-Quentin-Fallavier, alla peri­fe­ria di Lione, non lon­tano dall’aeroporto Lyon Saint-Exupéry e dalla sta­zione del Tgv. “Quasi sicu­ra­mente da solo”, secondo gli inqui­renti, avrebbe pre­ven­ti­va­mente ucciso e deca­pi­tato una per­sona, tra­spor­tata poi nel camion­cino: si tratta del diret­tore com­mer­ciale della società dove lavo­rava, 54 anni, ha con­fic­cato la testa della vit­tima sulla can­cel­lata della fab­brica, con delle scritte in arabo, cir­con­data da ban­diere dell’Isis, con la pro­fes­sione di fede nell’islam. Il corpo e un col­tello sono stati tro­vati vicino al camion­cino. Poi l’uomo ha ripreso il volante e si è schian­tato con­tro delle bom­bole a gas imma­gaz­zi­nate in un han­gar nel cor­tile. C’è stata una pic­cola esplo­sione, due per­sone sono rima­ste ferite. Ha poi ten­tato di entrare nella fab­brica, ma dei pom­pieri della vicina caserma sono inter­ve­nuti e lo hanno fer­mato. L’uomo è stato arre­stato. Il mini­stro degli interni, Ber­nard Caze­neuve ha comu­ni­cato che si tratta di Yacine Sahli, 35 anni, padre di fami­glia con tre figli (tra i 9 e gli 11 anni), nato in Fran­cia e resi­dente nella peri­fe­ria di Lione, a Saint-Priest. Sahli, che non ha la fedina penale sporca, era stato sche­dato dall’antiterrorismo nel 2006, nel 2008 l’attenzione nei suoi con­fronti si era allen­tata, ma dal 2011 al 2014 era di nuovo stato segna­lato dai ser­vizi per radi­ca­liz­za­zione. Era cono­sciuto come sala­fi­sta. Il per­corso è simile a quello dei fra­telli Koua­chi, autori del mas­sa­cro a Char­lie Hebdo, radi­ca­liz­zati ai tempi della guerra in Iraq.

La fab­brica Air Pro­duct, società sta­tu­ni­tense che pro­duce gas indu­striale e pro­dotti chi­mici, è clas­si­fi­cata “Seveso”, ma di basso pro­filo. Non c’è stata nes­suna allerta all’inquinamento dopo l’attacco. Ma le con­se­guenze avreb­bero potuto essere deva­stanti, se l’attentatore fosse riu­scito a cau­sare un’esplosione di grande impatto, come pare fosse nelle sue inten­zioni, secondo la rico­stru­zione fatta dalle auto­rità. Salhi è potuto entrare nel cor­tile della fab­brica con il camion­cino per­ché il suo datore di lavoro doveva fare una con­se­gna. La moglie e la sorella di Yacine Salhi sono state arre­state, ci sono stati anche altri fermi, in gior­nata un uomo che avrebbe fatto dei sopral­luo­ghi a Air Product.

A sei mesi dagli atten­tati con­tro Char­lie Hebdo e l’Hyper Cacher a Parigi, la Fran­cia è di nuovo col­pita da un atto ter­ro­ri­sta. Fra­nçois Hol­lande ha lasciato il Con­si­glio euro­peo di Bru­xel­les, per tor­nare in Fran­cia. Il primo mini­stro, Manuel Valls, che ha par­te­ci­pato in video-conferenza da Bogotà al con­si­glio difesa ristretto con­vo­cato all’Eliseo ieri pome­rig­gio, ha deciso di accor­ciare il viag­gio in Colom­bia: “di fronte alla minac­cia ter­ro­ri­sta, il mio posto è in Fran­cia”. Pre­si­denza e governo hanno subito con­fer­mato che si tratta di un atten­tato ter­ro­ri­sta, ma non ci sono state riven­di­ca­zioni. Il mondo poli­tico fran­cese non ha rea­gito come sei mesi fa: l’unità è solo un ricordo, destra e Fronte nazio­nale sono par­titi all’attacco di governo e pre­si­dente, accu­sati di aver sot­to­va­lu­tato i rischi e non aver pro­tetto i cit­ta­dini. Hol­lande, nel secondo inter­vento della gior­nata, è sem­brato sulla difen­siva: ha annun­ciato che nella regione Rhône-Alpes il piano Vigi­pi­rate verrà por­tato a livello mas­simo (come è a Parigi) per almeno tre giorni, ha affer­mato che non ci deve essere “nes­sun dub­bio sulla capa­cità della Fran­cia a pro­teg­gersi” e ha invi­tato a con­ser­vare il “ san­gue freddo”, a “pre­ser­vare l’unità”, ricor­dando che “ci sono forze come non mai da decenni nel nostro paese” impe­gnate nella lotta al ter­ro­ri­smo. 7mila mili­tari sor­ve­gliano 722 siti con­si­de­rati par­ti­co­lar­mente espo­sti, gra­zie all’operazione Sen­ti­nelle. Ma la destra è par­tita all’attacco. L’ex pre­si­dente Sar­kozy ha ingiunto il suo suc­ces­sore a “trarre impe­ra­ti­va­mente tutte le lezioni da que­sto nuovo atten­tato alzando il livello della vigi­lanza”. Nel suo par­tito, ribat­tez­zato I Repub­bli­cani, c’è chi parla di “quinta colonna” in Fran­cia, addi­tando i fran­cesi di ori­gine musul­mana. Marine Le Pen chiede di “met­tere a terra la radi­ca­liz­za­zione” e farla finita con “l’angelismo” della sini­stra. Il Fronte nazio­nale accusa Valls di “non ha fatto nulla da gen­naio” e la gio­vane depu­tata Marion Maréchal-Le Pen accusa “l’inazione cri­mi­nale del governo”. Il Con­si­glio fran­cese del culto musul­mano ha denun­ciato “l’atto inqua­li­fi­ca­bile” della “prima deca­pi­ta­zione che ha luogo in Fran­cia” e ha cer­cato di spie­gare che è neces­sa­rio “fare la dif­fe­renza” con la reli­gione. Molte per­so­na­lità socia­li­ste sono inter­ve­nute per denun­ciare le derive dell’ “amal­gama”, ma il clima poli­tico dege­nera sotto gli attac­chi della destra.

Dopo la noti­zia dell’attentato a Sousse, Hol­lande ha pub­bli­cato un comu­ni­cato con­giunto con il pre­si­dente tuni­sino Essebsi, in nome della “soli­da­rietà comune con­tro il ter­ro­ri­smo”. Soli­da­rietà alla Fran­cia anche dai capi di governo della Ue, riu­niti a Bru­xel­les (anche la Spa­gna ha alzato il livello della pro­te­zione anti-terrorismo ieri).



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