Prove di rilancio per l’« Europa sociale»
Non solo austerità, ma anche una Ue con «un pilastro sociale» forte, perché la «società viene prima dei mercati e non viceversa». Cinque ministri degli Affari europei appartenenti a governi (più o meno) di centro-sinistra provano a rilanciare l’Europa sociale in vista del Consiglio del 25–26 giugno.
Il testo, diffuso ieri, è firmato dall’italiano Sandro Gozi, dal francese Harlem Désir, dallo slovacco Miroslav Lajcak, dal ceco Lubomir Zaoralek e dal tedesco Michael Roth.
I ministri degli Affari europei, preoccupati dal disamore crescente verso l’Europa, affermano che c’è la necessità di «ricostruire la fiducia dei cittadini nella Ue» e che questo passa per un rilancio della difesa del «modello sociale», messo in difficoltà dagli anni di crisi e dalla disoccupazione.
L’Unione economica e monetaria deve diventare «più equa e più democratica», dice il testo, deve sostenere la «crescita economica», essere «rivolta alle persone» e non solo più concentrata sui tecnicismi dell’equilibrio di bilancio.
Per combattere l’idea di un’indifferenza delle politiche europee ai destini dei cittadini, che tanto male ha fatto al progetto stesso di Europa, i cinque ministri si accorgono ora che «la crisi e le politiche di austerità hanno colpito severamente le vite di milioni di persone in diversi paesi europei»: questo «ha mostrato l’urgenza di una vera dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria, che offra soluzioni alle sfide sociali contemporanee, prima tra tutte quella della disoccupazione», un’unione economica che «incoraggi la crescita».
I ministri propongono «standard sociali minimi» comuni, come un «salario minimo accettabile» (rispetto al livello economico dei singoli stati), un maggiore coordinamento delle politiche economiche, maggiori tutele verso gli «errori» del sistema bancario, un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, più coordinazione con i parlamenti nazionali.
Nel testo ritorna la proposta della Tassa sulle transazioni finanziarie, anche se i governi di appartenenza, a cominciare dalla Francia, hanno fatto di tutto per sabotarla e svuotarla di ogni sostanza.
Una politica sociale europea specifica non esiste e l’embrione, che era contenuto nel Trattato costituzionale, è stato messo da parte dopo il «no» ai referendum di Francia e Olanda nel 2005.
Per il momento, ci sono solo auspici di «convergenza» (la Germania, per esempio, ha adottato di recente un salario minimo).
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