Omicidio stradale, fino a 27 anni per i pirati

Omicidio stradale, fino a 27 anni per i pirati

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ROMA Mai più impuniti. Con 163 sì, 65 astenuti e 2 voti contrari il Senato ha approvato il disegno di legge sull’omicidio stradale. Nel provvedimento, che ora passerà alla Camera, attraverso modifiche al codice penale, all’articolo 380 del codice di procedura penale e al codice della strada, è stato individuato anche il reato di lesioni personali stradali.
Le nuove norme inaspriscono le sanzioni per i pirati della strada, che rischieranno fino a 27 anni di carcere. Questa è la pena massima prevista per chi, guidando in stato di ebbrezza (particolarmente pesante, ovvero che superi il tasso alcolemico di 1,5) o sotto l’effetto di droghe, uccida più di una persona e si dia alla fuga.
Qualora l’investitore si fermi, gli anni scendono a 18. Se la vittima è una, il colpevole rischia fino a 12 anni di carcere (che salgono a 18 in caso decida di scappare dal luogo del delitto). Il disegno di legge introduce anche il reato di lesioni personali stradali che verrà punito con il carcere da 2 a 4 anni. Con la riforma verrà introdotto inoltre l’arresto obbligatorio in flagranza, in caso di morte della vittima. Tra le pene accessorie, il disegno di legge prevede la sospensione della patente da 15 fino a 30 anni dopo la condanna definitiva. Dunque non è stato istituito l’«ergastolo» del permesso di guida. Stralciata poi la parte sulla nautica.
«Un impegno che ho preso da sindaco con famiglie vittime incidenti: punire l’omicidio stradale» ha scritto soddisfatto su Twitter il premier Matteo Renzi, con l’hashtag #lavoltabuona#. Poi su Facebook ha aggiunto: «Siamo spesso capaci di indignarci quando arrivano notizie di incidenti gravissimi ma poi, passato il clamore mediatico, tutto torna come prima e le famiglie uniscono al dolore per la morte dei propri cari la beffa per una giustizia ingiusta. Adesso avanti tutta. L’Italia può diventare un Paese migliore».
Il cammino del provvedimento a Palazzo Madama è stato comunque un po’ accidentato. Il governo, che aveva dato parere contrario su tre emendamenti (due dei quali uguali), è stato battuto: l’Aula li ha approvati comunque. Escludono l’estensione della pena della reclusione da 7 a 10 anni nei casi in cui «il conducente di un veicolo a motore cagioni la morte di una persona a seguito di attraversamento con semaforo rosso, inversione del senso di marcia, sorpasso in corrispondenza di un attraversamento pedonale». Questa scelta di una punizione più mite ha provato a spiegarla il senatore Carlo Giovanardi, capogruppo Ap-Ncd in commissione Giustizia: «Giusto distinguere nettamente tra chi guida ubriaco o drogato e tragiche fatalità, come nel caso del vecchietto che imbocca l’autostrada contromano, che possono anche capitare per distrazione. Comunque vanno punite, ma non con la stessa severità».
«Impegno mantenuto, una legge giusta, un principio equo», dichiara il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini. «La proposta è stata così convincente che ha avuto solo due voti contrari. È la strada giusta per abbattere il numero ancora troppo elevato degli incidenti stradali. Lo dovevamo a chi ha perso un parente perché vittima di un pirata della strada».
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha scritto su Twitter: «Detto, fatto. Diamo più giustizia alle vittime della strada». «È difficile contenere la nostra soddisfazione», dicono l’Asaps (Associazione dei sostenitori della Polstrada) e le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, che hanno raccolto oltre 80 mila firme. «Ora la legge dovrà essere accompagnata da una più fitta rete di controlli e di efficaci campagne informative ed educative».
Va un po’ controcorrente il senatore del Pd Luigi Manconi. «Con tutto il rispetto che sentiamo nei confronti delle vittime di incidenti stradali e dei loro familiari, c’era già il reato di omicidio volontario, che prevede pene non inferiori ai 21 anni. Non c’era bisogno di duplicare. Mentre sarebbe più urgente diffondere una più matura cultura della mobilità e della convivenza civile».
Giovanna Cavalli


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