Obama ai russi: pronti a ulteriori sanzioni

by redazione | 9 Giugno 2015 9:00

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Garmisch-Partenkirchen «Vladimir Putin sta mandando in pezzi l’economia del suo Paese per inseguire il sogno di ricostruire l’impero sovietico». È un Barack Obama in bilico tra estrema durezza nei confronti del Cremlino e perdurante incredulità per l’ostinazione del presidente russo, quello che alla fine del G7 in terra tedesca spiega ai giornalisti nel castello del vertice, a Elmau, che Mosca sta pagando un prezzo altissimo per le sue ripetute violazioni della legalità internazionale, dall’invasione della Crimea alla guerra nell’Ucraina orientale: «La Russia, esclusa per il secondo anno consecutivo da questo vertice, è isolata e indebolita, il rublo è crollato, l’economia è in recessione mentre l’inflazione cresce. E la Banca centrale di Mosca ha bruciato ben 150 miliardi di dollari di riserve valutarie».
Un puntiglioso elenco, quello del presidente Usa, che un po’ ha anche il sapore di una riflessione a voce alta, ma è soprattutto una risposta a chi sostiene, in Occidente, che la strategia delle sanzioni non ha funzionato. C’è anche un estremo monito a Putin: non si illuda di dividere l’Occidente, di prendere per stanchezza gli alleati sulle due sponde dell’Atlantico. E, infatti, il vertice dei Sette ha appena diramato un comunicato finale nel quale decide, compatto, di rinnovare le sanzioni contro Mosca «fino a quando gli accordi di Minsk non saranno pienamente attuati». Con la Merkel che, addirittura, non esclude inasprimenti, qualora l’aggressione continui. Di fatto, però, Putin continua a non mollare, mentre la sua strategia neoimperialista sembra godere di grande popolarità in Russia. «È perché il suo popolo non sa quello che sta realmente avvenendo e quali ne sono le cause» replica Obama, secondo il quale il controllo del Cremlino sui media impedisce una corretta informazione.
Alla ritrovata durezza dell’Occidente, Mosca ha dato una risposta genericamente minacciosa pubblicando un rapporto del suo ministero degli Esteri sulla strategia diplomatica di medio periodo nel quale si legge che «la Russia si riserva il diritto di reagire conseguentemente a tutte le iniziative non amichevoli compiute contro di lei dagli Stati Uniti».
I quali, comunque, mantengono il confronto sul piano diplomatico e non pensano a interventi militari, anche solo fornendo armi all’Ucraina. Ieri Obama ha sfiorato questo punto: «Opzioni diverse vengono studiate solo dai tecnici perché dobbiamo essere pronti a ogni evenienza». E il giorno prima il suo portavoce, Josh Earnest, aveva ribadito che il presidente resta convinto che un sostegno di tipo bellico servirebbe solo ad alimentare una pericolosa escalation del conflitto. Dunque non resta che insistere sulle sanzioni economiche, applicandole ad ampio raggio, senza tentennamenti.
La stessa Merkel, padrona di casa a Elmau, ha confermato la linea dura sulle sanzioni, ma anche la scelta di non armare l’Ucraina, mentre Kiev verrà sostenuta con aiuti economici e politici e la costituzione di un gruppo composto dagli ambasciatori dei Paesi del G7 che aiuteranno la ex Repubblica sovietica a varare le necessarie riforme per combattere la corruzione e rafforzare le istituzioni.
Massimo Gaggi
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