L’Europa mette sul tavolo i soldi per Atene

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BRUXELLES Tanti miliardi Ue in cambio delle ultime misure di austerità ancora rifiutate. È questa la base di scambio dei negoziati finali in corso tra la Grecia e i creditori, che hanno generato le dichiarazioni ottimistiche di vari leader europei sulla conclusione di un accordo tecnico nell’Eurogruppo straordinario dei 19 ministri finanziari, convocato stasera a Bruxelles, e di un compromesso anche politico nel Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue di domani e venerdì.
Si parte dallo sblocco degli ultimi 7,2 miliardi di prestiti del secondo piano di aiuti ad Atene, necessari per evitare l’insolvenza. La Bce di Mario Draghi, che da tempo aumenta a suon di miliardi la liquidità d’emergenza alle banche greche prosciugate dalle fughe di capitali (provocate dalla paura di uscita del Paese dall’euro), garantirebbe ulteriori interventi per la stabilità finanziaria nazionale. La Commissione europea aggiungerebbe un piano di investimenti per il rilancio della crescita e dell’occupazione in Grecia, finanziato con fondi strutturali e agricoli per 35 miliardi entro il 2020.
Soprattutto questi ingenti aiuti Ue per lo sviluppo consentirebbero al premier ellenico di estrema sinistra Alexis Tsipras di superare le resistenze dei settori più intransigenti del suo partito Syriza, che lo accusano di aver ceduto troppo sulle misure di austerità volute dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La Commissione concederebbe condizioni particolarmente favorevoli nel co-finanziamento (in genere i Paesi membri devono integrare al 50% i fondi Ue ricevuti per iniziative nazionali). Una parte degli investimenti di fatto resterebbe quasi solo a carico di Bruxelles. Il presidente lussemburghese della Commissione europea Jean-Claude Juncker e i suoi portavoce hanno sottolineato che i 35 miliardi per Atene sono condizionati alla conclusione dell’accordo con i creditori. Il ministro della Difesa Panos Kamenos, leader del piccolo partito di estrema destra necessario a Syriza per avere la maggioranza in Parlamento, ha ritirato le sue riserve e ora sostiene che nelle ultime proposte greche «vengono rispettare le linee rosse che ci siamo dati e pensiamo che nelle prossime ore o nei prossimi giorni il governo, nel rispetto del mandato popolare ricevuto il 25 gennaio, procederà verso una soluzione definitiva dei problemi creati in cinque anni di crisi».
I rappresentanti dei creditori (Commissione, Bce e Fondo monetario di Washington) puntano a ottenere di più rispetto alle ultime proposte di Tsipras. Il Fmi della francese Christine Lagarde insisterebbe su più tagli alle pensioni e maggiori aumenti delle tasse (inclusa l’Iva). Anche il governo Merkel chiede più austerità per tacitare la parte dell’elettorato tedesco che preferirebbe affrontare i rischi imprevedibili di una uscita della Grecia dalla zona euro, invece di nuovi prestiti ad Atene. «Né la Germania, né l’Europa si lasceranno ricattare» ha dichiarato il vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel, che ha esortato a «testare la solidità» delle ultime proposte elleniche. Il governo Tsipras, per far capire di aver concesso il massimo, ha comunicato che alcune «misure» non sarebbero state accettate «se fosse dipeso da noi». Nell’Eurogruppo il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis intenderebbe ottenere impegni di riduzione del maxi-debito ellenico, mentre i creditori appaiono disponibili solo a dilazionare pagamenti e scadenze o a ridurre gli interessi nominali. Tsipras ha fatto sapere che, prima della riunione di stasera, incontrerà Juncker, Draghi e Lagarde.
Ivo Caizzi


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