ROMA La circolare trasmessa dal Viminale ai prefetti il giorno dopo le elezioni amministrative disegna il quadro della situazione. Perché la richiesta urgente di almeno 7.500 posti fa comprendere in quale affanno sia il sistema e soprattutto quali rischi ci siano in vista dei nuovi flussi migratori che quest’estate porteranno decine di migliaia di stranieri sulle nostre coste. Non solo.
Nel documento partito lunedì dal ministero dell’Interno viene specificato come la maggiore disponibilità sia richiesta a quelle Regioni settentrionali — Veneto e Lombardia in testa — che finora hanno chiaramente respinto l’ipotesi di alloggiare i profughi. E tanto basta per comprendere in quale clima politico si vivranno le prossime settimane.
Le cifre sono eloquenti. A parte la Sicilia, che si sobbarca la pressione maggiore, sono state soprattutto la Puglia, la Campania e il Lazio a mostrare disponibilità, mentre al settentrione le percentuali di stranieri accolti sono bassissime. Ecco perché, se davvero continuerà questo atteggiamento, non è escluso — come del resto era già stato paventato in una precedente circolare — che si possa arrivare a requisire le strutture dove sistemare i richiedenti asilo. I centri del Viminale sono infatti stracolmi e al momento sembra esclusa la possibilità di confidare su un concreto aiuto internazionale.
La missione italiana a Dresda in occasione del G6 dei ministri dell’Interno non ha avuto i risultati sperati. Il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ammette che «pur in presenza di un passo significativo come l’Agenda della commissione europea, il problema rimane impegnativo e di non facile soluzione».
Nessuno lo dice chiaramente, ma il muro eretto in questa occasione da Francia, Spagna, Polonia rafforza le resistenze degli altri Stati membri su una distribuzione reale dei profughi, soprattutto fa venire meno la possibilità che durante la prossima riunione fissata a Bruxelles per il 15 giugno — che nei piani avrebbe dovuto spianare la strada a un’intesa definitiva — si riescano a sciogliere tutti i nodi.
L’Italia è dunque costretta ad attrezzarsi. E la tregua concessa nel corso della campagna elettorale evitando di forzare la mano su governatori e sindaci impegnati, è ormai finita. La circolare che cerca di bilanciare il divario tra Nord e Sud è soltanto il primo passo.
Nei prossimi giorni si cercherà una soluzione che consenta di poter contare sul maggior numero di posti senza doversi muovere sempre in emergenza. Un negoziato con i rappresentanti delle Regioni e dei comuni che il ministro Angelino Alfano continuerà a condurre consapevole che l’aiuto dell’Ue sarà pure un primo passo, ma certamente non risolutivo.