Lasciapassare a tempo per i richiedenti asilo
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ROMA Si muove su un doppio fronte la trattativa del governo per affrontare l’emergenza migranti. Perché le ultime notizie parlano di almeno 2 mila stranieri che questa mattina approderanno sulle coste italiane, segnale di un flusso che riprende e nei prossimi giorni potrebbe continuare in maniera costante. Non c’è solo la polemica con Regioni e Comuni che fanno muro di fronte alla necessità di accogliere i profughi: lo scontro si allarga all’Europa e le conseguenze appaiono imprevedibili. Dopo la decisione della Francia di tenere chiusa la frontiera di Ventimiglia, il timore forte è che anche Germania e Austria possano prendere analoghi provvedimenti, addirittura sospendere Schengen. Se così fosse, l’Italia è pronta a sfidare gli altri Stati con il rilascio ai richiedenti asilo dei lasciapassare validi tre mesi che consentono di circolare liberamente entro i confini della Ue. La scelta avrebbe comunque l’effetto di provocare una frattura profonda e dunque la sensazione è che al momento venga evocata come arma di pressione da usare solo se la situazione dovesse effettivamente degenerare.
Permessi e navi
La scelta del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ieri sera ha visto Alfano, di alzare i toni alla vigilia della riunione dei ministri dell’Interno europei in Lussemburgo fa comunque ben comprendere che la partita rischia di chiudersi escludendo la possibilità di costringere gli altri Paesi ad accogliere 40 mila stranieri (24 mila dall’Italia e 16 mila dalla Grecia). Tra le ipotesi esplorate in queste ore, se davvero l’Italia non dovesse trovare collaborazione internazionale, c’era quella di chiedere all’Ue l’applicazione della direttiva 55 del 2001 che consente la protezione umanitaria, ma la condizione necessaria per avviare la procedura è un «afflusso massiccio di sfollati» e al momento il governo è consapevole che non ci sono le condizioni per sollecitare un provvedimento di portata straordinaria. Anche tenendo conto che sin dalla sua approvazione non è mai stata messa in atto. Dunque si sta valutando la strada alternativa con il rilascio dei permessi temporanei da parte delle prefetture, una misura che rimane comunque sospesa in attesa di capire che cosa farà l’Unione.
Più incisiva e immediata la posizione sulla presenza delle navi straniere nel Mediterraneo. La diplomazia ha già comunicato che nessuno potrà soccorrere i migranti in acque internazionali e poi trasferirli in Italia. Anche perché i natanti sono considerati territorio del Paese di bandiera e dunque possono essere considerati luogo di primo ingresso per chi richiede asilo.
Cie e Cara
La situazione rimane comunque grave, tanto che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha concordato l’ampliamento delle strutture di accoglienza in Lombardia (i Cara per i richiedenti asilo e i Cie per gli «irregolari») nel tentativo di alleggerire la pressione alla stazione Centrale di Milano e in tutta la Regione. Non si tratta comunque di una soluzione, l’obiettivo rimane quello di distribuire gli stranieri sul territorio costringendo i governatori ad accettare le «quote» calcolate dal Viminale sulla base di parametri uguali per tutti che comprendono tra l’altro, l’estensione del territorio, il numero di abitanti, la media del reddito pro capite. Non a caso, al termine della sua missione in Veneto, il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, ribadisce la necessità che in ogni Regione ci sia un «hub per l’accoglienza» dove sistemare almeno 300 persone «per dividere chi ha diritto alla protezione internazionale da chi non ce l’ha».
Permessi e navi
La scelta del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ieri sera ha visto Alfano, di alzare i toni alla vigilia della riunione dei ministri dell’Interno europei in Lussemburgo fa comunque ben comprendere che la partita rischia di chiudersi escludendo la possibilità di costringere gli altri Paesi ad accogliere 40 mila stranieri (24 mila dall’Italia e 16 mila dalla Grecia). Tra le ipotesi esplorate in queste ore, se davvero l’Italia non dovesse trovare collaborazione internazionale, c’era quella di chiedere all’Ue l’applicazione della direttiva 55 del 2001 che consente la protezione umanitaria, ma la condizione necessaria per avviare la procedura è un «afflusso massiccio di sfollati» e al momento il governo è consapevole che non ci sono le condizioni per sollecitare un provvedimento di portata straordinaria. Anche tenendo conto che sin dalla sua approvazione non è mai stata messa in atto. Dunque si sta valutando la strada alternativa con il rilascio dei permessi temporanei da parte delle prefetture, una misura che rimane comunque sospesa in attesa di capire che cosa farà l’Unione.
Più incisiva e immediata la posizione sulla presenza delle navi straniere nel Mediterraneo. La diplomazia ha già comunicato che nessuno potrà soccorrere i migranti in acque internazionali e poi trasferirli in Italia. Anche perché i natanti sono considerati territorio del Paese di bandiera e dunque possono essere considerati luogo di primo ingresso per chi richiede asilo.
Cie e Cara
La situazione rimane comunque grave, tanto che il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha concordato l’ampliamento delle strutture di accoglienza in Lombardia (i Cara per i richiedenti asilo e i Cie per gli «irregolari») nel tentativo di alleggerire la pressione alla stazione Centrale di Milano e in tutta la Regione. Non si tratta comunque di una soluzione, l’obiettivo rimane quello di distribuire gli stranieri sul territorio costringendo i governatori ad accettare le «quote» calcolate dal Viminale sulla base di parametri uguali per tutti che comprendono tra l’altro, l’estensione del territorio, il numero di abitanti, la media del reddito pro capite. Non a caso, al termine della sua missione in Veneto, il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, ribadisce la necessità che in ogni Regione ci sia un «hub per l’accoglienza» dove sistemare almeno 300 persone «per dividere chi ha diritto alla protezione internazionale da chi non ce l’ha».
Fiorenza Sarzanini
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