Le nuove accuse a carico di Luca Odevaine e della sua gestione della «emergenza immigrati» nascono da una sorta di «doppia vendita» delle proprie funzioni: oltre che a Buzzi e alle sue cooperative, come era già emerso nella prima fase dell’inchiesta, ecco che ora vengono alla luce i «rapporti di natura corruttiva con esponenti del gruppo imprenditoriale La Cascina», vicino a Comunione e liberazione. Nei loro confronti Odevaine avrebbe «messo a disposizione il suo ruolo istituzionale di appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale», nonché di «componente delle tre commissioni di gara per l’aggiudicazione dei servizi di gestione del Centro assistenza di Mineo, ricevendo in cambio la promessa di una retribuzione fissa mensile determinata in una prima fase in 10.000 euro, elevata a 20.000 dopo l’aggiudicazione della gara del 7 aprile 2014».
I pagamenti dovevano avvenire in contanti, per non lasciare tracce, e le microspie dei carabinieri del Ros hanno registrato colloqui in cui si parla — in almeno un’occasione — di una busta estratta da uno zainetto, «non sapevo dove metterli… li ho messi qua tutti…», consegnata a Odevaine «il quale la riponeva velocemente nel suo zaino». Di tutto si occupava il commercialista Stefano Bravo, ora ai domiciliari, impegnato a trovare un modo per occultare i proventi illeciti. In realtà per Odevaine le tangenti sono «le mie spettanze» e quando gli imprenditori non pagano minaccia di «ritardare i finanziamenti». Del resto quale sia il suo ruolo è lui stesso a delinearlo in un’intercettazione: «Avendo questa relazione continua con il ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giù… e poi… da Mineo… vengono smistati in giro per l’Italia…».
Così, in un’altra intercettazione, racconta la storia dell’affidamento dell’appalto per il Cara di Mineo. E spiega, ad esempio, di quando fu mandato dall’ex capo della protezione civile (oggi prefetto di Roma) Gabrielli ad affrontare l’emergenza degli sbarchi in Sicilia: «Cominciai a fare un ragionamento con Giuseppe Castiglione (sottosegretario alle Politiche agricole del governo Renzi, per il Nuovo centrodestra, ndr ), parlai con Francesco (Ferrara, vicepresidente de La Cascina, ndr ) perché mi sembrava che non si potesse gestire tutta quella roba solo in Sicilia. Dissi, una volta nella vita, vorrei quantomeno non regalare le cose insomma… Almeno io da questa roba qua… ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe’ me… C’è una parte che all’inizio appunto erano 5.000 euro, poi sò diventati 10.000… dopodiché avevamo fatto un ragionamento su Roma… su tutti centri che sò riusciti ad avere…». Ricompense a parte, Odevaine rivela che quando andò in Sicilia, «Giuseppe Castiglione… mi è venuto a prendere lui all’aeroporto… mi ha portato a pranzo… arriviamo al tavolo… c’era pure un’altra sedia vuota… dico “chi?”… e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara».
Se i responsabili de La Cascina fanno storie, Odevaine minaccia di far ottenere gli appalti ad altre: «C’ho richieste da parte del ministero di apertura di altri centri e li sto dando ai vostri concorrenti». Più volte scandisce il suo tariffario: «Su San Giuliano io gli chiederei 2 euro (a persona ospitata, ndr ) che sono all’inizio sui 500 perché si inizierà da 500, sò 300 e … 32.000 euro al mese e possono diventare 60 no?». In un’altra conversazione la tangente è calcolata diversamente: «Possiamo pure quantificare… se me dai cento persone facciamo un euro a perso… non lo so, per dire, hai capito? E basta, uno ragiona così… ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina… 50 là e… le quantifichiamo».
Si vanta di essere riuscito «ad agganciare Manzione», il sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione. Quanto alle sponsorizzazioni politiche de La Cascina, quando Salvatore Buzzi chiede se «Comunione e Liberazione appoggia Alfano», Odevaine risponde: «sì… stanno proprio finanziando… sono tra i principali finanziatori di tutta questa roba sì… e Lupi è… e si sta dentro… e infatti è il Ministro delle Opere pubbliche (all’epoca ancora non si era dimesso, ndr ) … e Castiglione fa il sottosegretario… ed è il loro principale referente in Sicilia…».
Fiorenza Sarzanini