La Nato: «Armi pesanti nell’Europa dell’est»

by redazione | 25 Giugno 2015 10:09

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Certo che nei giorni in cui si sco­pre che gli Usa spiano da anni pure i pro­pri alleati fran­cesi, sen­tire par­lare il segre­ta­rio della Difesa ame­ri­cana Ash­ton Car­ter di «guerra ibrida» da parte della Rus­sia (un mix di inti­mi­da­zioni mili­tari, azioni, vedi Cri­mea, cyber­war e pro­pa­ganda) dovrebbe fare capire molte cose su quanto sta acca­dendo nei paesi bal­tici e più in gene­rale nell’Europa orientale.

Con la scusa del peri­colo russo, sia attuale, sia even­tual­mente post Putin e come con­se­guenza del con­flitto ucraino, Usa e Nato hanno deciso e annun­ciato di rin­for­zare la pro­pria pre­senza mili­tare sul Bal­tico e in Europa (com­prese Polo­nia e Ger­ma­nia), ripor­tando armi e arti­glie­rie pesanti «per difen­derla dalla Rus­sia», come non avve­niva dai tempi della guerra fredda. Si è par­lato di oltre 40mila uomini, ma sono soprat­tutto i mezzi coraz­zati, i B52 e quant’altro a pre­oc­cu­pare Putin.

Quest’ultimo, sen­ten­dosi in un angolo, ha repli­cato minac­ciando di recu­pe­rare arse­nale ato­mico e cer­cando di strin­gere accordi con paesi euro­pei, vedi Gre­cia, per allen­tare e diver­si­fi­care l’accerchiamento. Ma qual è il motivo appa­rente di tutto que­sto? L’Ucraina. In pra­tica, una guerra sca­te­nata dalla volontà di Nato e Usa di togliere dalle grin­fie russe il paese, con la com­pli­cità della con­sueta pavida Europa, diventa la scusa per rin­for­zare i con­fini con­tro Putin. Mosca dal canto suo, a seguito della Maj­dan, senza colpo ferire, ha ricon­qui­stato la regione più russa dell’Ucraina, la Crimea.

Ormai però la frit­tata era fatta e se non bastas­sero media inter­na­zio­nali come Foreign Policy, recen­te­mente per­fino Ser­gio Romano, sul Cor­riere della Sera, ha ricor­dato il destino dell’Ucraina post Urss, come ponte natu­rale tra Europa e Rus­sia. For­zare la mano da parte di Usa e Nato è stato indub­bia­mente un errore.

Anche per­ché, come ricor­dano gli esperti di Rus­sia e sto­ria dell’Europa dell’est, la sen­sa­zione russa, ora, di essere accer­chiati è diven­tata molto alta. Putin si muove, a suo modo. Finan­zia, pre­su­mi­bil­mente, par­titi euro­scet­tici (come Il Front Natio­nal di Le Pen, Orbán in Unghe­ria) flirta con la Lega in Ita­lia (soprat­tutto gra­zie ad asso­cia­zioni come Lombardia-Russia, sem­pre accanto a Sal­vini e com­pa­gnia) e tanti altri. Punta a divi­dere il fronte euro­peo, fa pre­sente che se Atene chie­derà aiuto, la Rus­sia ci sarà. Una rispo­sta ovvia ad un accer­chia­mento che ora, con le ultime mosse della Nato, sarà sem­pre più mili­ta­riz­zato. Ben­ché dunque

Putin non rien­tri pro­pria­mente nei per­so­naggi por­ta­tori di valori con­di­vi­si­bili, a essere indi­fen­di­bile in que­sta cir­co­stanza appa­iono più Usa ed Europa. Quest’ultima poi, non gra­di­sce la sini­stra al governo in Gre­cia, ma non trova niente di strano nelle poli­ti­che raz­zi­ste di Orbán. Anche la Ger­ma­nia non ha bat­tuto ciglio: pure sul suo ter­ri­to­rio gli Usa aumen­te­ranno basi e uomini.

Non può man­care l’Italia. Renzi ha invi­tato Putin a Milano e ha fatto la con­sueta sce­neg­giata «demo­cri­stiana». Ma sulle rivi­ste dove si discute di eser­ci­ta­zioni, si sot­to­li­nea il peso dell’incontro di oggi a Bru­xel­les. Si incon­tre­ranno i mini­stri della difesa e all’ordine del giorno c’è pro­prio «il con­tra­sto alla Rus­sia». Su Public Policy, si legge che «Ad oggi, non è stata ancora valu­tata dal­la­ Nato la com­po­si­zione di det­ta­glio della Nrf (Nato response force ndr) e della Vjtf (Very high rea­di­ness joint task force ndr), che verrà discussa nella pros­sima riu­nione dei mini­stri della Difesa della Nato, che si svol­gerà a Bru­xel­les. Per tale motivo, dun­que, non è ancora pos­si­bile indi­care né l’eventuale con­tri­buto nazio­nale, né, di con­se­guenza, i cor­re­lati costi». Quest’ultimo pas­sag­gio è la rispo­sta data in com­mis­sione Difesa alla Camera dal sot­to­se­gre­ta­rio Gioac­chino Alfano a un’interrogazione di Mas­simo Artini (Alter­na­tiva libera) che chie­deva al governo come «si con­cre­tiz­zerà il con­tri­buto ita­liano alla Nrf rin­for­zata e, in par­ti­co­lare, alla Vjtf».

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