by redazione | 12 Giugno 2015 11:20
Il prossimo 22 giugno il governo ha convocato, a Roma, la conferenza Verso Parigi 2015. Gli Stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio in Italia. Il percorso dovrebbe portare ad una forte iniziativa italiana in sede europea, perché la Ue torni ad avere, al di là dell’asse Usa-Cina, un ruolo trainante nella diplomazia climatica, con proposte per azioni ambiziose e vincolanti – come è richiesto dalla gravità della situazione e come è nell’interesse dei settori più innovativi dell’economia del nostro continente — nelle trattative per il nuovo trattato globale sul clima. Se ciò non avvenisse a Parigi 2015 si rischierebbe un accordo al ribasso, essenzialmente cosmetico e una nuova marginalizzazione dell’Europa sulla scena globale.
La consapevolezza dell’importanza degli effetti dei cambiamenti climatici è ancora limitata: andrebbero avviate, con il coinvolgimento di tutte le forze economiche, sociali, delle organizzazioni della società civile, delle università, degli enti locali e di testimonial, campagne informative di lungo periodo nei media, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, con la spiegazione delle implicazioni e delle opportunità: in termini di adattamento e mitigazione, per la trasformazione ragionata dei comportamenti quotidiani, il miglioramento della qualità della vita con la sempre maggiore espansione dell’economia verde, contribuendo, allo stesso tempo alla riduzione delle emissioni di CO2 e gas climalteranti.
Fondamentale nella lotta i cambiamenti climatici è la affermazione di un economia circolare basta sull’utilizzo efficiente delle risorse. La bioeconomia in Europa vale duemila miliardi di euro e dà già lavoro a oltre 22 milioni di persone. L’Italia è all’avanguardia e per ogni mille tonnellate di bioplastiche prodotte, si possono creare sessanta nuovi posti di lavoro. Il futuro è nel collegamento tra le imprese e i territori, tra la ricerca, l’industria e l’agricoltura. Il mondo dell’agricoltura, della chimica e delle biotecnologie, con l’obiettivo di agevolare la diffusione di bioraffinerie che adottino processi innovativi, favoriscono lo sviluppo economico dei territori ed offrono nuove opportunità di lavoro. Il sostegno deciso alla bioeconomia dovrebbe essere una priorità dell’azione del Governo, avviando un concreto progetto che raggiunga in tempi rapidi l’obiettivo di zero rifiuti organici in discarica.
Per quanto riguarda l’energia: l’Italia può coprire il proprio fabbisogno energetico con l’uso efficiente delle risorse, l’efficienza energetica e le rinnovabili, dimenticando i progetti dannosi e controproducenti, oltre che dai risultati limitati, delle trivellazioni per sfruttamento di idrocarburi. L’Italia dovrebbe varare, e insistere perché la Ue vari, un piano straordinario con obiettivi vincolanti per l’efficienza che garantisca nuova occupazione attraverso la riqualificazione spinta di interi edifici e quartieri (con consumi almeno dimezzati) che richiede soluzioni finanziarie innovative — e rilanci le energie rinnovabili in accordo con l’Energy Union della Ue, con particolare attenzione all’energia solare, sia fotovoltaica che termica, come pure a tutte le rinnovabili frutto di ricerca e innovazione sia italiana che europea.
Continuiamo ad avere un comparto dei trasporti, responsabile di circa un terzo delle emissioni CO2 equivalenti, quasi del tutto dipendente dai combustibili fossili. Sono urgenti iniziative da parte del governo in favore della mobilità elettrica con l’obiettivo di un milione di auto elettriche al 2025, della mobilità urbana sostenibile e, finalmente, il ribaltamento delle percentuali di trasporto dalla gomma al ferro.
Siamo di fronte a sfide senza precedenti. Come lo è stata, a metà degli anni ’80 del secolo scorso quella della progressiva distruzione dello strato di ozono che ci protegge dalla radiazioni ultraviolette del sole e che causò danni alla salute di milioni di persone nelle aree più esposte. Nel settembre 2014 gli esperti delle Nazioni Unite hanno reso noti i risultati del monitoraggio sugli effetti del Trattato di Montreal, del 1987, sottoscritto da quasi tutti i Paesi: ventisette anni dopo, grazie all’azione internazionale concertata contro i gas distruggi — ozono, la situazione è significativamente migliorata, con il ritorno, previsto entro il 2050, dello strato di ozono ai livelli degli anni 80.
Un’altra dimostrazione che unendo le forze è possibile cambiare le tendenze in atto, anche dei cambiamenti climatici.
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