GLI ZINGARI sembrano concentrare su di sé il massimo dell’ostilità e diffidenza in Europa. Sono considerati, come emerge da un sondaggio dell’istituto americano Pew, un corpo estraneo nel cuore dell’Europa da una forte minoranza, superiore al 30%, di inglesi, tedeschi e spagnoli, dal 48% dei polacchi, dal 60% dei francesi e dall’86% degli italiani.
All’estremo opposto sta l’altra minoranza pure tradizionalmente europea e oggetto di storiche persecuzioni, gli ebrei. Anche loro, tuttavia, in Paesi come Polonia e Italia sono considerati con diffidenza e ostilità da minoranze non trascurabili, rispettivamente dal 28 e 21% della popolazione.
I musulmani occupano una posizione intermedia nella sfiducia suscitata tra gli autoctoni, ma con fortissime differenze da Paese a Paese. Come per gli zingari, sono gli italiani a manifestare in maggiore misura ostilità e diffidenza, seguiti dai polacchi. In entrambi i Paesi l’ostilità è ampiamente maggioritaria. Viceversa i tedeschi, che pure ospitano la piú ampia popolazione musulmana in Europa fuori dalla Turchia, presentano, con i francesi (che pure avevano sperimentato l’assassinio dei giornalisti di Charlie Hebdo poco prima dello svolgimento dell’indagine Pew), percentuali molto piú contenute di ostilità: 24%, anche se piú ampie di quella, 19%, riscontrata tra gli inglesi.
Dall’indagine Pew gli italiani emergono di gran lunga piú ostili alle minoranze dei cittadini degli altri cinque Paesi oggetto di indagine. Cio è solo in parte spiegabile con la presenza di una destra che ha fatto della narrazione razzista un proprio elemento identificante. In tutti i Paesi vi è un nesso statisticamente significativo tra orientamento politico di destra e ostilità verso le minoranze etnico- religiose. Ma in Italia sembra tracimare al di là delle simpatie politiche. Possiamo allora chiederci se, accanto all’esistenza di partiti politici che hanno cavalcato e cavalcano il disagio enfatizzando il ruolo di capro espiatorio di alcune minoranze particolarmente visibili, non ci sia la responsabilità di una contro- narrazione che si salva la coscienza denunciando il razzismo piú bieco e insopportabile (facendogli da cassa di risonanza), ma non entra in merito alle condizioni di disagio in cui questo si genera. L’esasperazione degli abitanti delle periferie è l’esito della concentrazione di disagi — abitativi, nei trasporti, nei servizi, nella semplice sicurezza — ad opera sia di politiche intenzionali che dell’assenza di politiche. Mentre alcuni partiti e gruppi sono molto bravi a soffiare sul fuoco e a trovare nei rom piuttosto che negli immigrati musulmani la causa di tutto, chi grida al razzismo spesso ha chiuso gli occhi sul degrado, e usa la denuncia di razzismo per nascondere le proprie responsabilità.
Un terribile gioco a scaricabarile di cui paghiamo il prezzo tutti, in termini di civiltà, ma anche di adeguata comprensione dei problemi, quindi di ricerca di via di uscita sostenibili.