Il colpo in Liguria del centrodestra Rallenta il Pd, crescono Lega e M5S

by redazione | 1 Giugno 2015 9:12

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ROMA Si profila un 5 a 2 per il centro sinistra ma se il centro destra, oltre alla Liguria e al Veneto, dovesse davvero strappare al Pd anche l’Umbria in bilico per pochi decimali si andrebbe verso un clamoroso 4 a 3 ma dal Nazareno smentiscono questa ipotesi: «Il risultato è 5 a 2», dice tarda notte il vicesegretario dem Lorenzo Guerini. Sconfitti, invece, tutti i partiti per la scarsa affluenza alle urne: un elettore su due, infatti, non è andato a votare alle Regionali.
Silvio Berlusconi, dunque, non è fuori gioco. Avrebbe praticamente già conquistato la «rossa» Liguria sospinto da una colazione di centro destra che qui ha saputo dare prova di compattezza, recuperando anche Alleanza popolare di Alfano. Il Pd a trazione renziana frena rispetto alle Europee di un anno fa e soffre soprattutto per le divisioni a livello locale. Il partito di Renzi regge in Campania dove Vincenzo De Luca distacca di 2-3 punti il governatore uscente Stefano Caldoro. Buona prova per i candidati del M5S che migliora il risultato delle Europee 2014 e diventa il primo partito in Puglia, Campania e Liguria al netto delle liste collegate che hanno appoggiato il Pd e il centro destra. Ottimo risultato della Lega che ottiene il doppio dei voti tributati a Forza Italia.
A scrutinio ancora in corso, confermata la fuga di Luca Zaia (Lega) in Veneto, che «doppia» il risultato deludente di Alessandra Moretti (Pd). Netta affermazione di Michele Emiliano (Pd) in Puglia ed di Enrico Rossi (Pd) in Toscana dove, a sorpresa, il leghista Claudio Borghi arriva secondo. Nelle Marche in testa Luca Ceriscioli (Pd) che distacca di molte lunghezze il candidato grillino Gianni Maggi. Appassionante e inatteso il duello in Umbria dove il sindaco di Assisi Claudio Ricci (centrodestra) è stato avanti, seppure di pochi decimali, sulla governatrice uscente Catiuscia Marini (Pd) che poi ha recuperato nella notte fino a superare l’avversario.
A giudicare dai giornalisti accreditati nella sala stampa a Genova, circa 240, la Liguria si conferma dunque come il vero «termometro» politico di questa tornata elettorale: la iniziale corsa a tre — Raffaella Paita (Pd), Giovanni Toti (FI) e Alice Salvatore (M5S) — si è trasformata nella notte, già dai primo exit poll Emg, in un conteggio fino all’ultima scheda tra Giovanni Toti, il candidato del centrodestra scelto da Berlusconi, e la candidata dem che ha sconfitto Sergio Cofferati alle primarie. Paita ha sofferto molto l’erosione a sinistra provocata da Luca Pastorino che ha registrato un buon risultato.
In questa tornata elettorale, oltre che per i sette consigli regionali, si è votato per 742 amministrazioni comunali (tra le altre Venezia, Rovigo, Lecco, Mantova, Arezzo, Matera, Agrigento, Nuoro). Con le urne chiuse alle 23 (alle precedenti amministrative-regionali si votava anche il lunedì mattina) la prima contabilità con cui hanno fatto i conti tutti i partiti è quella dell’affluenza alle urne. Non c’è stato il «grande crollo» dei votanti ma percentuali più vicine al 50% che al 60% sono l’indice di una tendenza che pare irreversibile. Confermato il dato di una maggiore affluenza alle comunali dove l’«offerta politica» è più vicina all’elettore. La giornata si è svolta senza incidenti.
Dino Martirano
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