Family Day 2.0, la persistenza dell’estremismo clericale

by redazione | 21 Giugno 2015 9:27

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Una piazza San Gio­vanni a Roma digni­to­sa­mente piena, non stra­colma, di fami­glie cat­to­li­che, espo­nenti poli­tici della destra ita­liana, di altre con­fes­sioni cri­stiane e musul­mane per fer­mare la legge sulle unioni civili e impe­dire la dif­fu­sione della sedi­cente teo­ria gen­der nelle scuole, ha dato vita al Family Day 2.0.

Il primo raduno fu orga­niz­zato nel 2007 per bloc­care qual­siasi discus­sione sui Pacs, allora va ricor­dato che l’operazione poli­tica riu­scì appieno. Sono pas­sati otto anni e il mondo intero è cambiato.

L’Europa, ad ecce­zione di pochi paesi dell’ex blocco sovie­tico, dell’Italia e della Gre­cia (quest’ultima a luglio pro­ba­bil­mente appro­verà la legge sulle unioni civili), è schie­rata con le sue leggi sul matri­mo­nio egua­li­ta­rio o delle unioni.

Nel 2007 non arri­va­vano a dieci gli stati Usa con il matri­mo­nio gay, oggi sono 37 e, entro fine giu­gno la Corte Suprema dirà se è ille­gale vie­tare alle cop­pie omo­ses­suali gli stessi diritti di quelle etero. In pochi anni, l’America Latina è un con­ti­nente all’avanguardia delle tutele per le per­sone lgbt.

Descri­vere que­sta realtà serve a com­pren­dere come quella piazza di ieri sapesse bene di espri­mere posi­zioni mino­ri­ta­rie nel mondo libero e, per que­sto abbia avuto biso­gno dell’aiuto l’imam di Cen­to­celle, diverse chiese orto­dosse e sette evan­ge­li­che, fino alla let­tura di un mes­sag­gio del rab­bino capo di Roma.

Lo schema è iden­tico a quello seguito nel recente pas­sato in Fran­cia, Spa­gna, Irlanda e così via. Piazze piene di fami­glie, adulti e bam­bini stretti per farsi forza, come se fos­sero novelli mar­tiri nel Colos­seo della seco­la­riz­za­zione, nel quale ven­gono sbra­nati dalle azioni dell’Onu, della Ue, del governo ita­liano. Il cat­to­li­ce­simo tra­di­zio­na­li­sta e rea­zio­na­rio in Ita­lia si sono sem­pre uniti, pur non pia­cen­dosi, nei pas­saggi sto­rici per argi­nare qual­siasi riforma laica e civile. Esi­ste, però, un’enorme dif­fe­renza tra i mar­tiri del proto cri­stia­ne­simo e i mili­tanti di Manif pour Tous: i primi mori­vano per affer­mare la libertà di poter cre­dere nel pro­prio Dio, i secondi vogliono negare il diritto al pieno rico­no­sci­mento pub­blico dei gay. Il vit­ti­mi­smo che è andato in scena, è tal­mente ipo­crita e infar­cito di con­sa­pe­voli bugie, da meri­tare medi­ta­zione e preghiera.

Però alla sini­stra non può sfug­gire che la gran parte di quelle fami­glie a piazza San Gio­vanni, è un pezzo evi­dente della crisi, la rap­pre­sen­ta­zione di poli­ti­che ine­si­stenti per il diritto alla mater­nità, alla con­ci­lia­zione dei tempi, ai ser­vizi, agli asili, agli aiuti eco­no­mici: tutti stru­menti che nei paesi dove le dif­fe­renti fami­glie sono rico­no­sciute, aiu­tano il cambiamento.

Più diritti per tutti, signi­fica essere all’altezza della sfida lan­ciata dal fronte rea­zio­na­rio, dimo­strando con i fatti che unioni civili, edu­ca­zione alle dif­fe­renze, rispetto tra i generi, sono l’esatto con­tra­rio dell’egoismo geloso stig­ma­tiz­zato nel Vangelo.

Ieri l’estremismo cle­ri­cale ha segna­lato la sua per­si­stenza, altro è la rifles­sione anche non sem­plice, che nel ben più vasto popolo di Dio è da tempo aperta sui diritti delle fami­glie omo­ses­suali, così come ci segnala la car­sica e a tratti inte­res­sante discus­sione intorno al Sinodo. Il par­la­mento fac­cia il suo dovere, ma i cat­to­lici ita­liani che non vogliono ancora una volta esser tra­sci­nati nelle trin­cee escano dal silenzio.

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