Dublino sospeso, l’Ungheria fa marcia indietro

by redazione | 25 Giugno 2015 9:44

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Due giorni fa le agen­zie di stampa hanno dif­fuso l’annuncio riguar­dante la sospen­sione uni­la­te­rale a tempo inde­ter­mi­nato da parte di Buda­pest, del rego­la­mento Dublino III riguar­dante il com­por­ta­mento dei paesi dell’Ue in mate­ria di rifu­giati. Ieri diverse note stampa dira­mate dal governo unghe­rese hanno smen­tito que­sta cir­co­stanza e affer­mato che il paese intende rispet­tare le diret­tive dell’Unione euro­pea come ha sem­pre fatto.

In un comu­ni­cato rela­tivo alla con­fe­renza stampa tenuta dal mini­stro degli esteri Péter Szi­j­jártó si legge che le auto­rità del paese inten­dono evi­tare qual­siasi pos­si­bi­lità di frain­ten­di­mento e che l’esecutivo non ha alcuna inten­zione di sospen­dere rego­la­menti sta­bi­liti dall’Unione. «Non è stata presa alcuna deci­sione di que­sto genere» ha affer­mato il capo della diplo­ma­zia unghe­rese il quale ha tenuto comun­que a sot­to­li­neare che la pres­sione eser­ci­tata da un numero sem­pre mag­giore di migranti che bus­sano alle porte dell’Ungheria mette in seria dif­fi­coltà il paese e la sua capa­cità di accoglienza.

«La barca è piena» avreb­bero dichia­rato le auto­rità magiare nei giorni scorsi per descri­vere i gravi disagi cau­sati al paese da que­sta emer­genza. L’esecutivo denun­cia un aumento espo­nen­ziale del numero di immi­granti arri­vati clan­de­sti­na­mente in Unghe­ria, la mag­gior parte dei quali avreb­bero rag­giunto il ter­ri­to­rio magiaro attra­ver­sando il con­fine con la Ser­bia, quello che Buda­pest vor­rebbe blin­dare con una bar­riera alta quat­tro metri.

La mede­sima ser­vi­rebbe a bloc­care il flusso di migranti diretto verso l’Europa occi­den­tale lungo una rotta balcanica.

Gli annunci e le dichia­ra­zioni fatte dalle auto­rità di Buda­pest in que­sti ultimi giorni sono ispi­rate da un’emergenza con­creta che, secondo l’esecutivo magiaro vede l’Ungheria in prima linea fra tutti i paesi mem­bri dell’Ue, e dalla cri­tica netta alla poli­tica di Bru­xel­les sull’immigrazione che Vik­tor Orbán (nella foto) e i suoi col­la­bo­ra­tori con­si­de­rano ina­de­guata a gestire una situa­zione sem­pre più pesante.

La cam­pa­gna del governo con­tro il feno­meno è stata stig­ma­tiz­zata dall’Alto com­mis­sa­riato delle Nazioni unite per i Diritti umani e defi­nita ver­go­gnosa dall’opposizione unghe­rese di centro-sinistra. Gruppi di disob­be­dienti hanno lace­rato i mani­fe­sti che l’esecutivo ha voluto affig­gere sui muri delle città unghe­resi, ma la pro­te­sta con­tro l’orientamento gover­na­tivo nei con­fronti del tema immi­gra­zione è il frutto di ambienti cir­co­scritti e non rispec­chia i sen­ti­menti della mag­gior parte della popolazione.

In essa aumenta l’inquietudine a fronte di un feno­meno le cui pro­por­zioni sono aumen­tate con­si­de­re­vol­mente negli ultimi anni e che è fonte di pre­oc­cu­pa­zioni soprat­tutto nelle zone meri­dio­nali mag­gior­mente inte­res­sate all’arrivo di immigrati.

Così Szi­j­jártó ha rife­rito che il governo cer­cherà di otte­nere dal par­la­mento il con­senso a ela­bo­rare una serie di emen­da­menti legi­sla­tivi per la rea­liz­za­zione di una bar­riera tem­po­ra­nea al con­fine con la Ser­bia nel più breve tempo pos­si­bile. Per que­sto l’esecutivo ha deciso di met­tere da parte sei miliardi e mezzo di fio­rini che cor­ri­spon­dono a oltre 20 milioni di euro.

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