Dublino sospeso, l’Ungheria fa marcia indietro
Due giorni fa le agenzie di stampa hanno diffuso l’annuncio riguardante la sospensione unilaterale a tempo indeterminato da parte di Budapest, del regolamento Dublino III riguardante il comportamento dei paesi dell’Ue in materia di rifugiati. Ieri diverse note stampa diramate dal governo ungherese hanno smentito questa circostanza e affermato che il paese intende rispettare le direttive dell’Unione europea come ha sempre fatto.
In un comunicato relativo alla conferenza stampa tenuta dal ministro degli esteri Péter Szijjártó si legge che le autorità del paese intendono evitare qualsiasi possibilità di fraintendimento e che l’esecutivo non ha alcuna intenzione di sospendere regolamenti stabiliti dall’Unione. «Non è stata presa alcuna decisione di questo genere» ha affermato il capo della diplomazia ungherese il quale ha tenuto comunque a sottolineare che la pressione esercitata da un numero sempre maggiore di migranti che bussano alle porte dell’Ungheria mette in seria difficoltà il paese e la sua capacità di accoglienza.
«La barca è piena» avrebbero dichiarato le autorità magiare nei giorni scorsi per descrivere i gravi disagi causati al paese da questa emergenza. L’esecutivo denuncia un aumento esponenziale del numero di immigranti arrivati clandestinamente in Ungheria, la maggior parte dei quali avrebbero raggiunto il territorio magiaro attraversando il confine con la Serbia, quello che Budapest vorrebbe blindare con una barriera alta quattro metri.
La medesima servirebbe a bloccare il flusso di migranti diretto verso l’Europa occidentale lungo una rotta balcanica.
Gli annunci e le dichiarazioni fatte dalle autorità di Budapest in questi ultimi giorni sono ispirate da un’emergenza concreta che, secondo l’esecutivo magiaro vede l’Ungheria in prima linea fra tutti i paesi membri dell’Ue, e dalla critica netta alla politica di Bruxelles sull’immigrazione che Viktor Orbán (nella foto) e i suoi collaboratori considerano inadeguata a gestire una situazione sempre più pesante.
La campagna del governo contro il fenomeno è stata stigmatizzata dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i Diritti umani e definita vergognosa dall’opposizione ungherese di centro-sinistra. Gruppi di disobbedienti hanno lacerato i manifesti che l’esecutivo ha voluto affiggere sui muri delle città ungheresi, ma la protesta contro l’orientamento governativo nei confronti del tema immigrazione è il frutto di ambienti circoscritti e non rispecchia i sentimenti della maggior parte della popolazione.
In essa aumenta l’inquietudine a fronte di un fenomeno le cui proporzioni sono aumentate considerevolmente negli ultimi anni e che è fonte di preoccupazioni soprattutto nelle zone meridionali maggiormente interessate all’arrivo di immigrati.
Così Szijjártó ha riferito che il governo cercherà di ottenere dal parlamento il consenso a elaborare una serie di emendamenti legislativi per la realizzazione di una barriera temporanea al confine con la Serbia nel più breve tempo possibile. Per questo l’esecutivo ha deciso di mettere da parte sei miliardi e mezzo di fiorini che corrispondono a oltre 20 milioni di euro.
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