Bové e gli innesti anti Xylella per salvare l’ulivo millenario

Bové e gli innesti anti Xylella per salvare l’ulivo millenario

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ALLISTE (Lecce) Come gli Ent, gli alberi parlanti de «Il Signore degli Anelli», anche i giganteschi ulivi millenari del Salento parlano e si muovono. Solo che lo fanno così lentamente, nei secoli dei secoli, che l’occhio umano non li vede.
Oggi questi ulivi urlano, ma all’orecchio dell’uomo quest’urlo è arrivato tardi.
L’ulivo più grande, enorme come una sequoia e così ben intarsiato che pare una scultura lignea di Nicolò dell’Arca, lo hanno chiamato il Gigante di Alliste. Con i suoi 1.200 o forse 1.500 anni di vita è il «primus inter pares» di un bosco di ulivi che sembrano giganti invincibili e che invece sono soldati impauriti, logorati piano piano da un nemico che non avevano mai visto prima.
Il loro nemico si chiama Xylella fastidiosa, un batterio qualunque, che in Sud America è presente da 150 anni e attacca soprattutto i vigneti, ma che nel Mediterraneo era finora sconosciuto. Come gli indigeni delle civiltà precolombiane, che subirono il primo sterminio a causa di batteri ignoti al loro sistema immunitario, così gli ulivi del Salento (ma il discorso vale per tutto il bacino del Mediterraneo) non erano «preparati» alla Xylella perché non la conoscevano. Quando è scoppiata l’epidemia, era ormai troppo tardi. E adesso, misura estrema, si tenta la carta dell’innesto, con José Bové, no global della prima ora e oggi eurodeputato Verde, che vola ad Alliste, invitato dai coltivatori de «La voce dell’ulivo», per praticare cinque incisioni sulle grandi braccia del Gigante di Alliste e innestarvi le varietà Leccino e Frantoio, che secondo lui, e pochi altri, guariranno gli ulivi. Senza la chimica e senza lo sradicamento degli alberi malati. Almeno così assicura davanti alle telecamere Bové, con il suo baffo alla Asterix, mentre con l’imposizione delle mani, e privo della pozione magica che l’anziano druido prepara per Asterix, «cura» il Gigante di Alliste. Sorvolando sul fatto che molti uliveti, oltre a essere stati colpiti dalla Xylella, sono anche stati maltrattati come querce, nonostante i contributi comunitari erogati e che quindi chiedere altri soldi alla Ue è fin troppo facile.
La verità è che nessuno sa bene cosa fare per aiutare il Gigante di Alliste, suo fratello quasi gemello, detto il Gigante Buono — che sta nella Valle dei Giganti di Montalbano di Fasano (60 ettari con 2.000 ulivi millenari) —, e tutti gli altri ulivi che dal Salento in su rischiano il disseccamento.
La Xylella è arrivata qui viaggiando in prima classe tra i 4 milioni di varietà vegetali entrate in Italia senza alcun controllo fitosanitario. Una cosa che in Australia, per esempio, dove questi controlli sono rigorosi, non sarebbe concepibile. Nell’Europa di Bové, invece, sì.
Carlo Vulpio


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