Un populista di destra guiderà la Polonia

Un populista di destra guiderà la Polonia

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Il delfino dei gemelli Kaczynski, l’astro nascente della destra nazional-populista di Varsavia Andrzej Duda, nuovo presidente della Repubblica polacca. Secondo gli exit poll diffusi in tarda serata, al ballottaggio delle Presidenziali Duda ha ottenuto il 53% dei voti contro il 47 del capo di Stato uscente Bronislaw Komoro-wski. Un grave segnale per il partito di governo, la liberale Piattaforma civica, in vista delle elezioni politiche del prossimo autunno.

Per il 62enne Komorowski, ex boy scout con militanza nel sindacato Solidarnosc, storico di formazione e convinto europeista, doveva essere una riconferma senza scosse. Al primo turno invece il presidente era stato scavalcato a sorpresa dal candidato del partito d’opposizione Diritto e giustizia. Quarantatré anni, giurista ed eurodeputato, Duda è stato a lungo collaboratore di Lech Kaczynski, il presidente ucciso nel disastro aereo di Smolensk del 2010, insieme alle altre 95 persone a bordo di un volo di Stato diretto in Russia.
Per la destra euroscettica di Diritto e giustizia è la prima grande vittoria elettorale dalla disfatta del 2007, quando il premier Jaroslaw Kaczynski lasciò il posto al liberista Donald Tusk, rimasto al timone fino al 2014 e poi passato a Bruxelles come presidente del Consiglio europeo. Proprio l’uscita di scena del carismatico Tusk, che aveva segnato la fine delle dispute di Varsavia con Bruxelles e Berlino, ha contribuito in questi mesi al calo d’immagine di Piattaforma civica.
Perfetta la partita di Jaroslaw, che da anni sogna il gran ritorno. Il leader incontrastato del partito ha puntato sul giovane Duda ed è rimasto in ombra durante la campagna elettorale, limitando il suo apporto a periodici interventi sull’ultracattolica, e potentissima, Radio Maryja , vera forza politica nelle regioni conservatrici e rurali che si ritrovano nella tradizione esaltata dal partito. A Duda è bastato presentarsi come alfiere dei diritti della nazione rispetto alle ingerenze di Bruxelles e costruire la sua strategia su messaggi semplici e spesso al di fuori delle competenze del capo dello Stato: ridurre le tasse, riportare l’età pensionabile da 67 a 65 anni. In Polonia il presidente della Repubblica guida le forze armate, può esprimere pareri non vincolanti in politica estera, gode di potere di veto e iniziativa legislativa, ma non può interferire nell’azione di governo.
Troppo fiacca la campagna di Komorowski, che confidava nell’eredità di un mandato quinquennale all’insegna della stabilità politica ed economica e ha preso un piglio combattivo solo nell’ultima fase, concentrandosi sulla sicurezza nazionale e sul ruolo faticosamente conquistato dalla Polonia in seno all’Unione Europea e alla Nato, baluardi contro l’aggressività del nemico di sempre, la Russia. Non lo hanno sostenuto i fan del cantante rock Pawel Kukiz, candidato antisistema arrivato terzo al primo turno con il 20% delle preferenze. Ieri Komorowski non ha atteso, subito dopo gli exit poll ha ammesso la sconfitta.
Maria Serena Natale


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Anche in Afghanistan, come in Italia, dietro le nomine dei «tecnici» si nascondono scelte politiche. Qui si tratta della Afghanistan Indipendent Human Rights Commission (Aihrc), l’ente indipendente ma riconosciuto dal governo a cui è affidato il monitoraggio dei diritti umani nel paese.

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