Un saldo positivo di 210.544 contratti, tra questi oltre 48.000 a tempo indeterminato: i dati di aprile diffusi dal ministero del Lavoro confermano l’aumento delle assunzioni nei primi mesi del 2015. In particolare, rilevate 35.883 trasformazioni di rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato, il doppio rispetto alle 19.144 del 2014. «Sono certo che continuando a lavorare sui temi del lavoro e della legalità non soltanto l’Italia riparte, ma sarà anche molto più facile poter investire sul futuro dei nostri figli», commenta il premier Matteo Renzi. «È la conferma di una tendenza che è così dall’inizio dell’anno: — rivendica il ministro del Lavoro Giuliano Poletti — sostanzialmente si conferma un aumento dei contratti stabili e si riducono i contratti precari». «È nella stabilità dell’occupazione innanzitutto — aggiunge Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd — che si tutela e si accresce la competenza dei lavoratori, la più forte garanzia del loro futuro».
L’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero mostra invece un certo scetticismo: «Come una rondine non fa primavera, un solo dato, per di più di fonte ministeriale, non può fare la primavera dell’occupazione». E il segretario generale dell’Ugl Francesco Paolo Capone ricorda che «i contratti a tutele crescenti non sono più i contratti a tempo indeterminato classicamente intesi».
Intanto Poletti ha convocato le parti sociali per domani, per discutere dei decreti attuativi del Jobs Act. «Temo che avremo grandi delusioni», dice il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. «Sono entusiasta che Renzi veda la ripresa. Piacerebbe a tutti noi vederla davvero», aggiunge, obiettando che la vera ripresa deve tradursi «in una diminuzione dei tassi di disoccupazione.
Per noi quello continua a essere il parametro».