Piazza Rossa, la parata e l’orgoglio Putin contro il «mondo unipolare»

Piazza Rossa, la parata e l’orgoglio Putin contro il «mondo unipolare»

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MOSCA Una grande esibizione di forza, con il nuovissimo tank «Armata» e micidiali missili intercontinentali a testata nucleare multipla. Ma anche una vera festa popolare, con milioni di russi schierati dietro al loro leader nella convinzione che la Russia, oggi come allora, sia invincibile e giusta. E in più, una dimostrazione di abilità diplomatica, visto che Vladimir Putin è riuscito a creare diversi «eventi» attorno alla celebrazione della vittoria sul nazismo, per dare modo a vari Paesi europei di essere qui pur senza avallare il parallelo tra il 1945 e le prove di forza attuali in Ucraina.
Così ieri Italia, Francia e altri membri dell’Ue erano presenti alla deposizione dei fiori al monumento al milite ignoto, dove i due ministri degli Esteri Laurent Fabius e Paolo Gentiloni si sono uniti a Putin e agli altri leader che erano stati sulla piazza Rossa per la sfilata militare. E oggi altra cerimonia di ricordo e di omaggio ai caduti nella lotta contro il nazismo (che in Russia si chiama fascism) alla quale potrà così partecipare Angela Merkel che, in aggiunta, avrà anche un lungo incontro con il presidente russo.
Sulla piazza Rossa invece non c’era nessuno dei leader occidentali. E la tribuna delle autorità sembrava quasi una riproposizione di quelle sovietiche: Cina, buona parte delle ex repubbliche dell’Urss, il solito Castro (questa volta Raúl), India, Venezuela, Vietnam, Mongolia.
Assente anche il presidente bielorusso Lukashenko il quale ha voluto presenziare alla sfilata che si è svolta a Minsk, dove per suo volere erano presenti sia soldati russi che americani.
Così Vladimir Vladimirovich ha potuto parlare senza remore, ripetendo quella che qui è una posizione consolidata e condivisa: lo spirito degli alleati è andato perso per colpa di «qualcuno» che vuole dominare il mondo. Non c’era bisogno di fare nomi, visto che le affermazioni di Putin sono assai esplicite: «Negli ultimi decenni i princìpi basilari di collaborazione internazionale sono stati sempre più trascurati… Abbiamo assistito al tentativo di creare un mondo unipolare, mentre ora prende forza l’idea di tornare ai blocchi militari».
Il presidente russo ha anche ricordato il ruolo degli alleati nella II Guerra mondiale: «Siamo grati ai popoli della Gran Bretagna, della Francia e degli Stati Uniti per il loro contributo alla vittoria».
E non ha dimenticato quello dei movimenti di resistenza nei Paesi occupati, compresa l’Italia.
Una giornata di grande partecipazione popolare e di grande commozione, con il ricordo dei 27 milioni di morti sovietici, tra i quali 8 milioni di soldati. Per celebrare il settantesimo della vittoria, Putin ha voluto ufficializzare in tutta la Russia una usanza nata spontaneamente a Tyumen, oltre gli Urali, nel 2009. Sulla piazza Rossa e in tante altre città (comprese San Pietroburgo e Volgograd, allora note come Leningrado e Stalingrado) hanno sfilato i parenti dei caduti con foto dei loro cari. Ai cinquecentomila di Mosca, si è unito lo stesso Putin con il ritratto del padre (Vladimir pure lui) che combatté dietro le linee tedesche.
Per tutti, quella della vittoria (in Russia si celebra il 9 e non l’8 maggio perché si fa riferimento al momento della firma «ufficiale» della resa tedesca) è la più importante ricorrenza dell’anno. Centinaia di migliaia i moscoviti che hanno assistito al passaggio delle truppe. Poi tutti al parco della Vittoria, con monumenti, carri armati della Guerra e un grande concerto dell’orchestra del Mariinskij di San Pietroburgo condotta da Valerij Gergiev.
Fabrizio Dragosei


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