Parigi dice no alle quote dei migranti Timori a Bruxelles per il piano Ue

by redazione | 18 Maggio 2015 9:09

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PARIGI Dopo Gran Bretagna, Ungheria e Polonia, anche la Francia si oppone al sistema di quote di migranti da accogliere in ciascun Paese europeo, proposto dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per aiutare l’Italia a fare fronte all’emergenza degli sbarchi nel Mediterraneo. Il rifiuto francese è arrivato con le parole del primo ministro Manuel Valls pronunciate sabato non a caso alla frontiera franco-italiana di Mentone (dove tra lunedì e giovedì sono state fermate 944 persone): «Sono contrario all’instaurazione di quote di migranti. Questo non ha mai corrisposto alle proposte francesi. La Francia è invece favorevole a un sistema europeo di guardie di frontiera».
Valls ha spiegato ieri di averne parlato in precedenza con il presidente François Hollande, e insieme hanno deciso di intervenire: «Abbiamo considerato che fosse necessario dire le cose ad alta voce perché non ci fosse alcuna ambiguità — ha detto il primo ministro al Journal du Dimanche —. La questione delle quote è fonte di una grande confusione, e non bisognava dare l’impressione che le avremmo accettate».
Su un tema cruciale come l’immigrazione, il governo francese vuole rassicurare l’opinione pubblica e ribadire che la politica migratoria resta una prerogativa nazionale, non viene decisa a Bruxelles. È e resterà la Francia — e non l’Unione Europea — a stabilire quanti stranieri Parigi è in grado di accogliere ogni anno.
A dire il vero il piano Juncker non ha mai preteso di affrontare la questione dell’immigrazione nel suo complesso, compresi i migranti cosiddetti economici. Né la Commissione vuole arrogarsi il diritto di accogliere o respingere le domande di asilo. Bruxelles ha sostenuto l’idea delle quote solo per rispondere ai casi di emergenza come quelli di questi giorni, quando migliaia di persone sbarcano sulle nostre coste e da più parti, in particolare dall’Italia, si invoca un maggiore ruolo dell’Europa.
La confusione che resiste tra migranti economici, domande di asilo e rifugiati selezionati dall’Alto commissariato Onu potrà servire per avere più margine di discussione nei negoziati che continueranno oggi, al vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa a Bruxelles, poi alla riunione dei ministri dell’Interno del 15 giugno a Lussemburgo e infine al summit di Bruxelles del 25 giugno.
Se Valls dice no a quote generiche, chiede al tempo stesso una ripartizione «più equa» dei rifugiati: «Questo suppone che si tenga conto degli sforzi già compiuti», ha aggiunto, ricordando che Francia, Italia, Gran Bretagna e Svezia ricevono il 75% dei rifugiati e che la Francia ha già accolto «5 mila siriani e 4.500 iracheni» dal 2012. All’opposizione, anche l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy critica il sistema delle quote giudicandolo «una follia», ma per Marine Le Pen non basta mai: la leader del Front National sostiene che «sia Valls sia Sarkozy fingono di opporsi alle quote per ragioni mediatiche ed elettorali, ma entrambi restano sottomessi a Bruxelles».
Stefano Montefiori
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