Palermo, studenti in corteo bruciano le prove Invalsi

by redazione | 7 Maggio 2015 14:09

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Aule deserte ieri a Palermo e in pro­vin­cia di Mes­sina per la pro­te­sta dei geni­tori, e dei docenti con­tro i quiz Invalsi nelle scuole pri­ma­rie. Il boi­cot­tag­gio è stato il frutto di un’organizzazione spon­ta­nea tra i geni­tori che ha usato anche i social net­work e ha fatto eco allo scio­pero pro­mosso dai Cobas, e all’astensione dalle atti­vità acces­so­rie chia­mata dall’Usb scuola. Il suc­cesso della mobi­li­ta­zione segue quello otte­nuto dallo scio­pero gene­rale di mar­tedì e annun­cia le pro­te­ste mas­sicce del 12 mag­gio, il giorno in cui i quiz per la rile­va­zione dell’apprendimento sta­bi­liti dalla peda­go­gia neo­li­be­ri­sta saranno som­mi­ni­strati nelle scuole supe­riori. Quel giorno, stu­denti e sin­da­cati di base tor­ne­ranno a pro­te­stare, dando seguito ad una pro­te­sta con­tro la pro­fi­la­zione e sche­da­tura degli stu­denti sin dalla più tenera età che cre­sce di anno in anno e coin­volge sem­pre più le famiglie.

Lo spo­sta­mento delle date di som­mi­ni­stra­zione, dal 5 al 6 mag­gio per evi­tare la sovrap­po­si­zione con lo scio­pero gene­rale della scuola, ha ampli­fi­cato gli effetti della pro­te­sta, sosten­gono i Cobas. Il sin­da­cato gui­dato da Piero Ber­noc­chi ha anche pre­pa­rato un «vade­me­cum» ad uso degli inse­gnanti, del per­so­nale Ata e dei geni­tori, dove si spie­gano le ragioni dell’opposizione alla scuola dei quiz e i modi per par­te­ci­pare alla pro­te­sta. Il tam tam in rete ha fun­zio­nato. Nella dire­zione didat­tica Par­tanna Mon­dello, a Palermo, nei plessi di San­to­ca­nale, Riso, Pascoli e Gre­go­rio le aule sono rima­ste semi-vuote.

Poche ore dopo c’è stata una mani­fe­sta­zione di cen­ti­naia di stu­denti nel cen­tro di Palermo. Giunto il cor­teo in via Roma, hanno bru­ciato le schede delle prove. Per loro i quiz con le cro­cette sono il sim­bolo della scuola-azienda, pre­fi­gu­rata dalle riforme dell’ultimo ven­ten­nio e incar­nata dall’ultima tar­gata Renzi-Giannini-Pd. Ciò che viene rifiu­tato è il cri­te­rio di «merito» con­si­de­rato sino­nimo di «com­pe­ti­zione».
Sui test Invalsi e, più in gene­rale su quelli voluti dall’Ocse e chia­mati «Pisa» («Pro­gramme for Inter­na­tio­nal Stu­dent Assess­ment») il dibat­tito è ampio e si svolge soprat­tutto a livello inter­na­zio­nale. Le prove nazio­nali Invalsi sono para­go­na­bili nel metodo a quella «Pisa» per­ché usano il modello di Rasch e rispon­dono a pro­ce­dure stan­dar­diz­zate. Nel mag­gio 2014 83 acca­de­mici e ricer­ca­tori di tutto il mondo hanno inviato al diret­tore Pisa Ocse Andreas Schlei­cher una let­tera che con­te­sta la vali­dità peda­go­gica e cono­sci­tiva di que­sti test. Usati per il loro impatto media­tico dai governi di tutto il mondo, i test pro­muo­vono solu­zioni rime­diate e imme­diate, pen­sate solo per aiu­tare un paese ad aumen­tare rapi­da­mente il livello di pun­teg­gio e pena­liz­zano la pra­tica edu­ca­ti­va­che richiede decenni per affermarsi.

L’obiettivo dell’Ocse è avviare gli stu­denti al lavoro, pena­liz­zando la loro auto­no­mia e svi­luppo per­so­nale che dovreb­bero essere gli obiet­tivi dell’istruzione pub­blica sin dalla rivo­lu­zione francese.

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