by redazione | 7 Maggio 2015 9:02
Una bozza di risoluzione dell’Onu sull’emergenza immigrazione nel Mediterraneo sarebbe già pronta a New York e potrebbe essere presentata ufficialmente il prossimo 18 maggio. Nello stesso giorno, ma a Bruxelles, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini — che lunedì parteciperà a una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu — presenterà le proposte con cui l’Europa intende contrastare i trafficanti di uomini che organizzano i viaggi di migranti nel canale di Sicilia. Stesso obiettivo di un piano presentato sempre ieri e sempre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite anche dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Gli sforzi delle diplomazie europee e internazionali per fronteggiare l’emergenza immigrazione hanno avuto nelle ultime ore un’improvvisa accelerazione. Sforzi mirati soprattutto a ottenere presto il via libera da parte dell’Onu a un piano di intervento europeo nel canale di Sicilia che consenta di mettere fine a un immobilismo che dura ormai da mesi.
La data fissata, per ora, è appunto il prossimo 18 maggio, giorno in cui si incroceranno due appuntamenti: a New York il Consiglio di sicurezza dovrebbe rendere pubblica la risoluzione necessaria a dare una cornice di legalità internazionale entro la quale l’Ue potrà agire. La bozza di testo su cui si sta lavorando avrebbe avuto il via libera già da Gran Bretagna e Francia, i due membri europei del Consiglio di sicurezza che, secondo quanto appreso dall’Ansa, avrebbero ormai posizioni «molto vicine». Un primo passo che ha consentito di avviare già ieri la discussione della bozza anche con Stati uniti, Russia e Cina. Anche se i contenuti della bozza sono ancora molto incerti, è bene ricordare come nei giorni scorsi proprio il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon abbia bocciato senza mezzi termini la proposta italiana di bombardare i barconi dei trafficanti all’ancora nei porti libici. L’ipotesi più probabile, è quindi quella che si tenterà di intercettare, abbordandoli e affondandoli, prima che i trafficanti li carichino di migranti. Lunedì prossimo comunque il consiglio di sicurezza tornerà a riunirsi nuovamente per fare il punto e alla riunione sarà presente anche la Mogherini che riferirà sui colloqui avuti nelle scorse settimane con l’Unione africana e i paesi arabi. E’ chiaro che la il caos politico e militare presente in Libia, Paese dal quale parte la quasi totalità dei barconi, rende la situazione estremamente delicata.
Ma il 18 maggio sarà un giorno fondamentale anche per il fronte europeo, quando a Bruxelles si terrà il secondo appuntamento della giornata con la riunione del consiglio Affari Esteri e Difesa dei 28. Potendo presumibilmente già contare sul via libera avuto dalle Nazioni unite, la Mogherini presenterà il piano messo a punto in queste settimane. Pochi giorni fa l’Alto rappresentante ha scartato con decisione la possibilità più pericolosam vale a dire quella di un intervento armato. «Non stiamo preparando un’operazione militare in Libia», ha assicurato. L’idea sarebbe quindi quella di utilizzare al massimo le informazioni provenineti dai servizi per intercettare i barconi, dissuadere le partenze con una massiccia presenza di navi militari e provare a bloccare i flussi finanziari delle organizzazioni criminali. Inoltre si punterà a realizzare accordi bilaterali con i Paesi confinanti con la Libia in modo da bloccare i trafficanti prima che attraversino la frontiera. Il problema, non da poco, è che in questo modo si fermerebbero anche i migranti, uomini, donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni presenti nei Paesi di origine. Per loro il piano europeo prevederebbe l’attuazione di quanto previsto dal processo di Khartoum, ovvero al realizzazione di campi festiti dalle organizzazioni internazionali dove verrebbero accolti e dove esaminare le richieste di asilo.
Perché questo si concretizzi davvero, perché i campi non si trasformano in recinti utili solo a trattenere i migranti lontani dall’Europa, servirebbe però un impegno reale da parte dell’Unione europea a modificare il regolamento di Dublino, permettendo così una divisione più equa dei profughi tra gli Stati membri. Su questo punto però, finora purtroppo si sono registrate solo resistenze. Anche se va detto che un piccolo passo è stato fatto ieri con l’approvazione, da parte della commissione Libertà civili dell’Europarlamento, di una prima modifica al regolamento di Dublino che consente l’esame delle richieste di asilo presentate dai minori non accompagnati nel Paese in cui il minore si trova a e non in quello in cui è sbarcato e ha presentato domanda per la prima volta.
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