Mat­ta­rella firma dopo Renzi

Mat­ta­rella firma dopo Renzi

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Mat­teo Renzi ha fir­mato alle nove del mat­tino, Ser­gio Mat­ta­rella nel pome­rig­gio. Entrambi i pre­si­denti hanno imme­dia­ta­mente dif­fuso la noti­zia via twit­ter, ma il pre­si­dente del Con­si­glio ha aggiunto una foto — la mano destra con la biro, il foglio fer­mato con l’indice della sini­stra — e una dedica: «A tutti quelli che ci hanno cre­duto, quando era­vamo in pochi a farlo». Delle due firme quella impre­vi­sta è la prima, quella di Renzi. Ha anti­ci­pato il pre­si­dente della Repub­blica, quando è noto che il capo del governo deve con­tro­fir­mare le leggi una volta pro­mul­gate dal capo dello stato. La for­mula che si intra­vede sul foglio twit­tato da Renzi è la clas­sica che accom­pa­gna la pub­bli­ca­zione in Gaz­zetta Uffi­ciale — «La pre­sente legge, munita del sigillo dello stato, sarà inse­rita nella Rac­colta uffi­ciale degli atti nor­ma­tivi…» — ma la firma di Mat­ta­rella ancora non c’era. È arri­vata, ine­vi­ta­bil­mente, poco dopo.
Il pre­si­dente della Repub­blica non ha accom­pa­gnato la pro­mul­ga­zione con un breve mes­sag­gio, al modo in cui qual­che volta aveva fatto Gior­gio Napo­li­tano, così smen­tendo quanti ave­vano pre­vi­sto qual­che parola dal Colle sul neces­sa­rio col­le­ga­mento dell’Italicum alla riforma costi­tu­zio­nale. La legge che il par­la­mento ha man­dato al pre­si­dente si sarebbe pre­stata a qual­che osser­va­zione, visto che è pre­vi­sto che resti sospesa per oltre un anno (fino al luglio 2016). La Corte costi­tu­zio­nale (con il voto dello stesso Mat­ta­rella) anche nella sen­tenza del 2014 che ha abbat­tuto il Por­cel­lum aveva ricor­dato come il paese non può restare un solo giorno senza una legge elet­to­rale appli­ca­bile. Eppure il par­la­mento scri­ven­done una nuova ha deciso di lasciarla tra paren­tesi. E non si è pre­oc­cu­pato nem­meno di fare gli inter­venti neces­sari a ren­dere appli­ca­bile da subito il Con­sul­tel­lum, cioè il sistema resi­duato dalla sen­tenza della Corte (e dalla Corte stessa pre­vi­sti). La sospen­sione, infine, è addi­rit­tura senza limite per il senato, posto che l’Italicum vale per la sola camera e il sistema è desti­nato a restare incom­pleto fino a che non sarà abo­lito il senato elet­tivo. Su tutto que­sto Mat­ta­rella non ha rite­nuto di pre­ci­sare nulla.

Il pre­si­dente non ha avuto alcuna osser­va­zione da fare nean­che sulle più volte sol­le­vate que­stioni di inco­sti­tu­zio­na­lità della legge, ma in que­sto secondo caso si tratta di una scelta assai più pre­ve­di­bile e com­pren­si­bile alla luce delle pre­ro­ga­tive del capo dello stato. È invece pro­prio su que­sto, cioè sul non aver rifiu­tato del tutto la firma, chie­dendo alle camere una nuova deli­be­ra­zione, che il Movi­mento 5 Stelle ha preso imme­dia­ta­mente — e pesan­te­mente — ad attac­care il pre­si­dente della Repub­blica, al quale pure si era rivolto con grandi spe­ranze nell’ultimo inter­vento alla camera prima del voto finale. Men­tre dal pre­de­ces­sore di Mat­ta­rella, Gior­gio Napo­li­tano, è arri­vato un pre­ve­di­bile mes­sag­gio di con­senso: «È un rag­giun­gi­mento impor­tante, era ine­vi­ta­bile appro­vare l’Italicum che del resto non è arri­vato in un mese ma in oltre un anno».
Sono pas­sati in realtà tre mesi scarsi da quando il testo della legge elet­to­rale è stato cri­stal­liz­zato in senato, imme­dia­ta­mente prima dell’elezione di Mat­ta­rella. Nulla è cam­biato da allora, il pre­si­dente lo cono­sce bene e dun­que non ha senso giu­di­care «rapida» la sua firma, arri­vata il giorno stesso in cui la legge è uffi­cial­mente appro­data sulla sua scri­va­nia. Dieci anni fa Carlo Aze­glio Ciampi lasciò tra­scor­rere otto giorni prima di pro­mul­gare il Por­cel­lum, ci pensò bene, ma la legge fu ugual­mente giu­di­cata inco­sti­tu­zio­nale dalla Con­sulta, molti anni più tardi.

In attesa dei giu­dici della Corte Costi­tu­zio­nale davanti ai quali sarà cer­ta­mente por­tata (prima o poi) anche que­sta legge elet­to­rale, si sono fatte sen­tire le agen­zie inter­na­zio­nali di rating. Fitch ha scritto che l’approvazione dell’Italicum «nel medio ter­mine raf­for­zerà il pro­filo di cre­dito del paese ridu­cendo i rischi poli­tici che gra­vano sulle poli­ti­che eco­no­mi­che e di bilan­cio». Men­tre secondo il Finan­cial Times con la nuova legge elet­to­rale si mette fine all’«ossessivo sistema di pesi e con­trap­pesi che ha rego­lar­mente pro­dotto coa­li­zioni di governo insta­bili» e si «accre­sce la forza dell’esecutivo». Forse per­sino troppo: One worry is that it may place too much power in the hands of the executive.


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