Le pistole dei petrolieri texani puntate sul mare sardo

Le pistole dei petrolieri texani puntate sul mare sardo

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Il voto a scru­ti­nio segreto che can­cella dal ddl sugli eco­reati il divieto di usare l’air gun apre in Sar­de­gna pro­spet­tive inquie­tanti. Sui tavoli del governo giace infatti da tempo un pro­getto che pre­vede l’utilizzo delle bombe d’aria per cer­care petro­lio al largo della costa occi­den­tale dell’isola. È stato pre­sen­tato circa un anno fa dalla Schlum­ber­ger Limi­ted, la più grande società per ser­vizi petro­li­feri al mondo.

Da Hou­ston, in Texas, i mana­ger della mul­ti­na­zio­nale gesti­scono 115 mila dipen­denti di oltre 140 nazio­na­lità, che lavo­rano in oltre 85 paesi (gli uffici della filiale ita­liana stanno a Ravenna). In Sar­de­gna il colosso Usa ha pro­po­sto un inter­vento che ha come “tea­tro” buona parte del lito­rale che da Alghero, a nord, va sino a San Vero Milis, a sud, pas­sando per Vil­la­nova Mon­te­leone, Bosa, Mago­ma­das, Cuglieri e Nar­bo­lia. Un’area marina di 20.922 chi­lo­me­tri quadrati.

La Schlum­ber­ger ha inviato ai fun­zio­nari del mini­stero per lo Svi­luppo eco­no­mico una richie­sta di valu­ta­zione di impatto ambien­tale: il primo passo della pro­ce­dura di auto­riz­za­zione. Tutto però si è bloc­cato per­ché la tec­nica dell’air gun, che i mana­ger Usa vor­reb­bero usare in Sar­de­gna, è poi entrata nel ddl sugli eco­reati. Ma dopo ciò che è acca­duto ieri alla Camera, il qua­dro cambia.

I cac­cia­tori di petro­lio di Hou­ston pos­sono nuo­va­mente impu­gnare le loro pistole. Gigan­te­sche pistole, che spa­rano nelle pro­fon­dità marine una pau­rosa quan­tità di aria com­pressa, che rag­giunge il fondo del mare e poi manda indie­tro un “rim­balzo” acu­stico dalla cui inten­sità è pos­si­bile capire se negli abissi così “bom­bar­dati” si nasconde il pre­zioso oro nero.

Unico osta­colo per le aspet­ta­tive di pro­fitto della Schlum­ber­ger resta l’opposizione forte e deter­mi­nata sia delle popo­la­zioni locali sia di un nutrito fronte ambientalista.

Tutti i sin­daci della zona inte­res­sata hanno chie­sto al mini­stero dell’Ambiente e a quello dello Svi­luppo eco­no­mico di fer­mare la Schlum­ber­ger. E anche dal fronte dei depu­tati sardi si levano voci di pro­te­sta: «Con un blitz a scru­ti­nio segreto è stato can­cel­lato il reato penale per chi ricerca petro­lio in mare con le bombe sismi­che — attacca Mauro Pili, depu­tato del par­tito auto­no­mi­sta Uni­dos — Non reste­remo a guar­dare». «Riman­dare al Senato il ddl sugli eco­reati è un errore — sot­to­li­nea da parte sua il depu­tato del Cen­tro demo­cra­tico Roberto Capelli — L’air gun per la ricerca di petro­lio in mare va vie­tato e non si capi­sce per­ché dall’oggi al domani si sia cam­biato idea. Noi in Sar­de­gna sap­piamo bene quanto sia dele­te­rio, per l’ecosistema marino, per la pesca e dun­que per la stessa eco­no­mia, per­ché lo abbiamo già spe­ri­men­tato. Il gioco non vale la can­dela nem­meno sul piano del ritorno eco­no­mico per­ché i costi sono soste­ni­bili solo con gia­ci­menti gran­dis­simi, che in Ita­lia non esi­stono. Ecco per­ché non pos­siamo arre­trare, anzi ser­vono pene duris­sime per chi com­met­tere reati con­tro l’ecosistema».

Una richie­sta di stop alle ricer­che petro­li­fere davanti alle coste della Sar­de­gna arriva in par­ti­co­lare dal Gruppo d’intervento giu­ri­dico (Grig). L’associazione ambien­ta­li­sta denun­cia che oltre ai texani della Schlum­ber­ger ci sono i nor­ve­gesi della Tgs Nopec Geo­phy­si­cal Com­pany pronti a pun­tare le pistole ad aria com­pressa sui fon­dali marini sardi. Anche la società nord euro­pea, infatti, ha inviato al governo una richie­sta di valu­ta­zione di impatto ambien­tale per un inter­vento di rile­va­zione sulle coste occi­den­tali dell’isola, in una zona un po’ più a nord rispetto all’area che inte­ressa alla Schlum­ber­ger. «Le ope­ra­zioni con air gun pre­vi­ste da tutte e due le mul­ti­na­zio­nali — ricor­dano i mili­tanti del Gruppo di inter­vento giu­ri­dico — si svol­ge­reb­bero in un’area con­ti­gua al cosid­detto San­tua­rio Pela­gos, isti­tuito dall’Unione euro­pea come area marina pro­tetta di inte­resse inter­na­zio­nale e area pro­tetta di inte­resse mediterraneo».

«Una zona — spiega il Grig — di straor­di­na­rio valore natu­ra­li­stico, abi­tata non solo da balene e del­fini, ma anche da tar­ta­ru­ghe marine. Se si usas­sero le bombe d’aria, il danno per que­ste spe­cie sarebbe deva­stante: potreb­bero per­dere l’udito e insieme l’orientamento. E si rischie­rebbe una strage».



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