La guida a scaglioni e mini-risarcimenti per i pensionati

La guida a scaglioni e mini-risarcimenti per i pensionati

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ROMA Spiccioli. Il premier ha scelto di rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni spendendo il meno possibile: appena 2 miliardi sugli 11 necessari per rimborsare tutto a tutti.
Nel 2012, secondo i dati del Casellario centrale delle pensioni, il blocco biennale della rivalutazione ha colpito 5,2 milioni di pensionati che prendevano più di 3 volte il minimo, cioè 1.443 euro lordi. Se oggi il consiglio dei ministri approverà la proposta di Matteo Renzi, un parziale, parzialissimo rimborso verrà dato, con la pensione di agosto, a coloro che hanno un trattamento complessivo (l’indicizzazione si applica sull’insieme delle pensioni percepite) superiore a 3 volte il minimo e fino a 3mila euro lordi (6 volte il minimo). Si tratta di circa 4 milioni di pensionati, mentre 1,2 milioni non riceverà nulla.
La platea interessata comprenderà certamente i 3,8 milioni di pensionati che nel 2012 prendevano fra 3 volte e 5 volte il minimo, cioè fra 1.443 euro e 2.405 euro lordi. Ai quali, secondo quanto ha detto il premier, dovrebbero sommarsi i circa 600mila pensionati tra 5 e 6 volte il minimo (2.886 euro lordi nel 2012, circa 3mila euro nel 2015). I 500 euro di una tantum a titolo di rimborso degli arretrati sono da intendersi, spiega Palazzo Chigi, come una cifra al netto delle tasse e media. Nel senso che chi ha una pensione più bassa, vicina cioè alla soglia di 3 volte il minimo prenderà meno mentre chi ha un trattamento più alto riceverà di più. Potrebbero esserci tre fasce di rimborso: fra 3 e 4 volte il minimo, Fra 4 e 5, fra 5 e 6.
I 2 miliardi (500 euro in media per 4 milioni di pensionati) rappresentano circa un quinto rispetto agli 11 miliardi di spesa netta (15 miliardi al lordo delle tasse, che diventano 18 proiettando la spesa sul 2016), secondo le tabelle consegnate dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando, in Parlamento per illustrare il costo dell’applicazione della sentenza della Consulta se si fosse deciso di dare tutta la mancata indicizzazione a tutti gli aventi diritto. Cinquecento euro in media sono davvero pochi rispetto a rimborsi pieni che avrebbero dovuto oscillare fra 1.500 e 3.000 euro netti. I ricorsi alla magistratura sono certi.
Ma il governo, come aveva detto fin dall’inizio il ministro Pier Carlo Padoan, ha scelto di «minimizzare» l’impatto sui conti pubblici, per evitare di violare le regole europee su deficit (non deve superare il 3% del Pil). Per questo i saldi di finanza pubblica dovrebbero restare invariati. A cominciare dal deficit previsto per quest’anno al 2,6%. La spesa di due miliardi annunciata da Renzi sarà infatti coperta, come ha spiegato lo stesso presidente del Consiglio, ricorrendo al cosiddetto «tesoretto», cioè quel miliardo e 600 milioni che il governo aveva intenzione di spendere facendo salire di 0,1 punti il deficit tendenziale che quest’anno è previsto al 2,5%. Risorse alle quali si sommerà qualche centinaio di milioni che verranno trovati nelle pieghe del bilancio. Saltano così, almeno per il momento, i progetti ai quali stava lavorando l’esecutivo per spendere il tesoretto potenziando gli strumenti di contrasto della povertà.
Enrico Marro


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