Il governo della minoranza

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Si deve insi­stere senza ras­se­gnarsi. Senza remore va qua­li­fi­cata l’enormità della con­trad­di­zione tra i prin­cipi della Costi­tu­zione, tra la minima con­ce­zione della demo­cra­zia e la legge elet­to­rale appro­vata in sosti­tu­zione del por­cel­lum ripro­du­cen­done però sfac­cia­ta­mente le inco­sti­tu­zio­na­lità accer­tate dalla Corte. Inco­sti­tu­zio­na­lità che rive­ste e imbel­letta. Nulla e nes­suno però può nascon­dere che l’italicum infrange i fon­da­menti della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva e mira a dis­sol­verla con­cul­cando il diritto di sce­gliere chi votare come pro­prio rap­pre­sen­tante in Parlamento.

Nelle «20 cir­co­scri­zioni elet­to­rali sud­di­vise nell’insieme in 100 col­legi plu­ri­no­mi­nali» i capi­li­sta, se la lista che capeg­giano otterrà seggi, risul­te­ranno auto­ma­ti­ca­mente eletti senza essere stati votati. Così i depu­tati “nomi­nati” dai capi­par­tito risul­te­ranno tanti quante saranno le liste che otter­ranno seggi. Quelle che di seggi ne con­qui­ste­ranno uno solo, lo tro­ve­ranno già scelto.

L’italicum rin­nega poi il prin­ci­pio di ugua­glianza pre­ve­dendo il “pre­mio di mag­gio­ranza”, un dispo­si­tivo che pre­scrive nien­te­meno che la fal­si­fi­ca­zione della volontà dal corpo elet­to­rale mediante la mani­po­la­zione del risul­tato dei voti espressi.

In qual­siasi plu­ra­lità umana la mag­gio­ranza dei voti si iden­ti­fica nella loro metà più uno. Il “pre­mio di mag­gio­ranza” non è attri­buito a chi que­sti voti li ha acqui­siti ma a chi non li ha acqui­siti. Lo si con­fe­ri­sce ad una mino­ranza, a quella che ottiene un solo voto in più di cia­scuna altra. Si tra­duce quindi in un pri­vi­le­gio per una delle mino­ranze rispetto a tutte le altre. Pri­vi­le­gio che com­porta disco­no­sci­mento di voti validi e sot­tra­zione di seggi alla mag­gio­ranza reale, reale per­ché com­po­sta dalla somma delle liste votate, esclusa la mino­ranza pri­vi­le­giata. Quella a cui il corpo elet­to­rale ha negato di diven­tare mag­gio­ranza ma con­tro la volontà popo­lare ne acqui­sta il potere. Un’assurdità, una illo­gi­cità manifesta.

L’italicum è vorace. Non solo asse­gna 340 seggi alla lista che ottiene il 40 per cento dei voti (88 in più di quanti le spet­te­reb­bero). Ma, al secondo turno, che inter­viene se nes­suna lista ha otte­nuto il 40 per cento dei voti al primo turno, col bal­lot­tag­gio tra le due liste più votate, attri­bui­sce comun­que que­sti 340 seggi, per­ciò anche ad una lista che di voti ne può aver avuto il 35 per cento, il 30, il 20 …

L’italicum, comun­que, dis­solve la demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva stra­vol­gendo la forma di governo e declas­sando il ruolo del Pre­si­dente della Repub­blica. Per­ché tra­sforma l’elezione al Par­la­mento in ele­zione del “primo mini­stro, capo del governo”, la dop­pia deno­mi­na­zione che defi­niva la forma di governo vigente in Ita­lia dal 3 gen­naio 1925 al set­tem­bre 1943.

L’inventore dell’italicum, il poli­to­logo D’Alimonte, sostiene che il mostri­ciat­tolo che ha inven­tato rea­lizza l’elezione diretta del pre­mier ma non modi­fica la forma par­la­men­tare di governo. Affer­man­dolo o finge di non saperlo o ignora che la forma par­la­men­tare di governo si iden­ti­fica nella respon­sa­bi­lità del governo nei con­fronti del par­la­mento, organo della rap­pre­sen­tanza poli­tica che esprime la sovra­nità popo­lare. Rap­pre­sen­tanza cui l’elezione diretta del pre­mier sot­trae tutti i poteri tra­sfe­ren­dolo pro­prio al pre­mier e ren­derlo anche domi­nus nelle ele­zioni degli organi di garan­zia, Pre­si­dente della repub­blica, Corte costi­tu­zio­nale, Csm.

Que­sta radi­cale muta­zione della forma di governo nel suo oppo­sto e que­sta oscena misti­fi­ca­zione di una qual­che ipo­tesi di demo­cra­zia si con­net­tono poi con la cosid­detta “riforma” del Par­la­mento che maschera, col supe­ra­mento del bica­me­ra­li­smo pari­ta­rio, l’eliminazione (della sede) di un con­tro­po­tere allo stra­po­tere del capo del governo nel regime che Renzi sta costruendo, quello dell’autoritarismo.

Va detto senza ambagi. L’italicum distorce l’arma inde­fet­ti­bile dei cit­ta­dini, il voto. Svuota la rap­pre­sen­tanza poli­tica. Asser­vi­sce il Par­la­mento al governo. Sof­foca la sovra­nità popo­lare. Inve­ste di tutto il potere una per­sona sola.
Il testo di que­sta legge dovrà ora supe­rare il con­trollo della pro­mul­ga­zione che deve essere quanto mai severo. Lo sia. In peri­colo è la demo­cra­zia italiana.

Si deve insi­stere senza ras­se­gnarsi. Senza remore va qua­li­fi­cata l’enormità della con­trad­di­zione tra i prin­cipi della Costi­tu­zione, tra la minima con­ce­zione della demo­cra­zia e la legge elet­to­rale appro­vata in sosti­tu­zione del por­cel­lum ripro­du­cen­done però sfac­cia­ta­mente le inco­sti­tu­zio­na­lità accer­tate dalla Corte. Inco­sti­tu­zio­na­lità che rive­ste e imbel­letta. Nulla e nes­suno però può nascon­dere che l’italicum infrange i fon­da­menti della demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva e mira a dis­sol­verla con­cul­cando il diritto di sce­gliere chi votare come pro­prio rap­pre­sen­tante in Parlamento.



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