Fiom esclusa, niente scioperi e solo bonus

by redazione | 23 Maggio 2015 19:28

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Il nuovo modello Mar­chionne non trova osta­coli. Con­ti­nua ad allar­garsi nel silen­zio quasi gene­rale, met­tendo a repen­ta­glio il diritto di scio­pero e l’idea stessa di con­trat­ta­zione. Pronto per diven­tare un esem­pio da seguire per tutto il mondo impren­di­to­riale e poli­tico. Tanto da venir cele­brato diret­ta­mente da Renzi.

Men­tre i sin­da­cati fir­ma­tari non bat­tono ciglio e festeg­giano il bonus da 82 euro medi di mag­gio sle­gato dal sala­rio base, men­tre in Tur­chia (non in Ita­lia) viene lan­ciata da nuova ber­lina Aegeo, gio­vedì pros­simo il pre­si­dente del con­si­glio farà visita a Melfi, sta­bi­li­mento cavia del nuovo corso glo­bale della Fca: pro­duce Suv per gli Sta­tes, assun­zioni col Jobs act (seb­bene meno di quelle pro­messe e con sen­si­bili rinunce), 20 turni set­ti­ma­nali, team lea­der a det­tare legge sugli operai.

Lo sta­bi­li­mento lucano in realtà porta male a pre­si­denti del con­si­glio: l’ultimo ad esserci andato giu­bi­lando — ricam­biato — la stra­te­gia di Mar­chionne fu Mario Monti durante la rovi­nosa cam­pa­gna elet­to­rale del 2013.

Il qua­dro appare gra­ni­tico. Un suc­cesso su tutta la linea per il mana­ger canado-abruzzese. Ana­liz­zando meglio però le crepe ci sono. E ben visi­bili.
La più evi­dente riguarda le prime ele­zioni libere dell’era Mar­chionne. Quelle per gli Rls — rap­pre­sen­tanti dei lavo­ra­tori per la sicu­rezza — che si stanno tenendo nei vari sta­bi­li­menti. Il primo risul­tato ha visto vin­cere la Fiom alla Mase­rati di Modena. Un cam­pa­nello d’allarme per azienda e altri sin­da­cati che con­ti­nuano a fare di tutto pur di esclu­dere i metal­lur­gici della Cgil dagli incon­tri e dalle altre ele­zioni, nono­stante la sen­tenza della Corte Costituzionale.

«Siamo di fronte ad una sorta di apar­theid — spiega Michele De Palma, respon­sa­bile auto della Fiom — che ora para­dos­sal­mente è più dovuta alla volontà di esclu­derci degli altri sin­da­cati che dell’azienda: Mar­chionne sa che in molti sta­bi­li­menti senza di noi non può gover­nare le fab­bri­che. E così alla Cnhi di Bre­scia siamo tor­nati al tavolo della trat­ta­tiva. E a Cas­sino abbiamo fir­mato l’accordo sulla cassa inte­gra­zione. Ma fin­ché non ci sarà una legge della rap­pre­sen­tanza che pre­veda come tutti i sin­da­cati rap­pre­sen­ta­tivi deb­bano par­te­ci­pare alle trat­ta­tive azien­dali, l’azienda e Fim, Uilm, Uglm, Fismic e Asso­cia­zione qua­dri potranno con­ti­nuare a farci fare incon­tri separati».

Quanto al nuovo con­tratto Fca le cri­ti­che della Fiom sono duris­sime. «Rap­pre­senta un nuovo grave passo sulla strada avviata con la firma del 2011. Dopo anni di cassa inte­gra­zione e di sacri­fici sala­riali è stato defi­nito un sistema di premi, che però ven­gono elar­giti dall’azienda senza inci­dere sulla paga base, su Tfr, straor­di­nari, inden­nità di turno e tre­di­ce­sima». La parte sul diritto di scio­pero — ancora non sot­to­scritta — pre­vede che possa essere indetto solo con un voto della mag­gio­ranza degli Rsa nazio­nali. Un testo «che mina uno dei diritti fon­da­men­tali che la nostra Costi­tu­zione assi­cura alle lavo­ra­trici e ai lavo­ra­tori», attacca De Palma, men­tre l’estensione dei 20 turni di Melfi por­te­rebbe «a lavo­rare anche 50 ore in una sola set­ti­mana — peg­gio­rando pesan­te­mente le con­di­zioni di vita delle per­sone — e togliendo qua­lun­que potere nego­ziale sull’orario di lavoro».

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