Falliti i colloqui, León riferisce alla Farnesina

by redazione | 6 Maggio 2015 9:32

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I col­lo­qui tra le fazioni libi­che in Marocco, Alge­ria e a Bru­xel­les sono fal­liti. Che le cose non andas­sero per il verso giu­sto lo ha con­fer­mato il par­la­mento di Tri­poli riget­tando senza mezzi ter­mini la bozza nego­ziale che cir­co­lava la scorsa set­ti­mana. Le mili­zie di Misu­rata non avreb­bero accet­tato mai un par­la­mento con sede a Tobruk, con una durata di ancora due anni, e la cen­sura dei soste­ni­tori dei Fra­telli musul­mani. Era que­sto che figu­rava nell’intesa riman­data al mit­tente da Tri­poli.
E così per cor­rere ai ripari il media­tore delle Nazioni unite, lo spa­gnolo Ber­nar­dino León ha pas­sato due giorni alla Far­ne­sina per incon­trare il mini­stro degli Esteri Paolo Gen­ti­loni prima, i diplo­ma­tici euro­pei e del Medio oriente poi con lo scopo di ripren­dere in mano la matassa libica.
Ormai le spe­ranze di un accordo tra mili­tari filo-Haftar e isla­mi­sti di Tri­poli sono ridotte al lumi­cino. Nep­pure regge la pos­si­bi­lità che si arrivi ad un governo di unità nazio­nale, come pre­fi­gu­rato nelle prime riu­nioni. Le defe­zioni di Tobruk, la cui avia­zione ha spesso bom­bar­dato la capi­tale libica men­tre i diplo­ma­tici discu­te­vano del futuro del paese, non hanno certo aiu­tato il rag­giun­gi­mento di un’intesa.
Gen­ti­loni ha ancora una volta con­fer­mato il soste­gno ita­liano al man­dato di León, che dura ancora sei mesi dopo la pro­roga sta­bi­lita dal Con­si­glio di sicu­rezza Onu. Ma que­sta volta è chiaro che biso­gnerà pun­tare su altri schemi nego­ziali per arri­vare all’intesa che metta fine alla crisi libica. Una pos­si­bi­lità, ven­ti­lata nei col­lo­qui di ieri, potrebbe essere di ricor­rere a ele­zioni anti­ci­pate ma se doves­sero svol­gersi nella stessa cor­nice del voto dello scorso mag­gio, imbe­vuto di cen­sure, insta­bi­lità e totale disaf­fe­zione popo­lare, non con­tri­bui­reb­bero a risol­vere il caos libico. Un’altra via d’uscita potrebbe essere un nuovo round nego­ziale allar­gato che potrebbe tenersi in Europa, anche in Ita­lia, ma la pos­si­bi­lità di discu­tere nel vec­chio paese colo­niz­za­tore non mette certo d’accordo i diplo­ma­tici libici che da set­ti­mane si con­ten­dono l’ambasciata a Roma a colpi di minacce.
Prima di arri­vare in Ita­lia, León aveva avver­tito che le sfide per il rag­giun­gi­mento di un’intesa resta­vano inva­riate. «Non posso essere otti­mi­sta» che si arrivi ad un accordo prima del Rama­dan, il mese di digiuno che scatta a giu­gno, aveva avver­tito. La stra­te­gia appiat­tita sul soste­gno a Tobruk e Haf­tar ini­zia però ad avere chiare defe­zioni: i labu­ri­sti non passa giorno che non cri­ti­chino l’operato del governo inglese in Libia. A loro si uni­scono le voci della stampa sta­tu­ni­tense che ha defi­nito il soste­gno ad Haf­tar, come «appros­si­ma­tivo e impre­ciso».
Nono­stante que­sto, un nuovo inter­vento armato farebbe ulte­rior­mente a pezzi il paese. Lo ha ripe­tuto ieri l’ex pre­mier Romano Prodi, per set­ti­mane con­si­de­rato come pos­si­bile media­tore dell’Onu per la Libia e poi liqui­dato, secondo Renzi per la sua vici­nanza all’ex pre­si­dente Muam­mar Ghed­dafi. L’azione bel­lica in Libia per Prodi sarebbe «inap­pro­priata e dannosa».

La chance peg­giore – infine — per ripor­tare il paese alla sta­bi­lità sarebbe un man­dato inter­na­zio­nale al pre­si­dente egi­ziano al-Sisi, come richie­sto dal Cairo sin dallo scorso feb­braio. L’ex gene­rale con­ti­nua a mostrarsi come un media­tore cre­di­bile. Ieri il mini­stro degli Esteri egi­ziano ha annun­ciato un forum per il dia­logo nazio­nale tra le tribù libi­che per que­sto mese al Cairo. Al-Sisi, nel suo mor­boso ten­ta­tivo di por­tare la Libia nella sfera di influenza egi­ziana, sem­bra avere però una sponda for­mi­da­bile nell’Unione euro­pea. Ieri il com­mis­sa­rio Ue per l’Immigrazione, Dimi­tris Avra­mo­pou­los, in visita al Cairo, ha lodato la stra­te­gia poli­tica del gol­pi­sta sanguinario.

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