Con­fin­du­stria espelle chi viola il Jobs Act

by redazione | 23 Maggio 2015 19:33

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La Trel­le­borg si è trin­ce­rata nel silen­zio asso­luto, e a due giorni dalla cac­ciata decisa da Unin­du­stria Lazio (ramo regio­nale della Con­fin­du­stria ) non ha pro­fe­rito parola: gli impren­di­tori illu­mi­nati hanno vita dura in Ita­lia, e ad affer­marsi è il pugno duro deciso dall’associazione indu­striali. Mer­co­ledì è arri­vata la sco­mu­nica di Mau­ri­zio Stirpe, pre­si­dente di Unin­du­stria, che ha dichia­rato l’azienda metal­mec­ca­nica di Tivoli «fuori dalla nostra asso­cia­zione». E que­sto, per non aver appli­cato «il Jobs Act del governo di Mat­teo Renzi».

Il 18 mag­gio, infatti, la Trel­le­borg Wheel Systems, che come dice il nome pro­duce ruote per mac­chine agri­cole e fore­stali, ha fir­mato un accordo con Filc­tem Cgil, Femca Cisl, Uil­tec Uil e Ugl Chi­mici. L’intesa pre­vede una nuova orga­niz­za­zione interna dello sta­bi­li­mento, con orari e fun­zioni che aumen­tano la pro­dut­ti­vità, anche gra­zie alla poli­va­lenza degli addetti. Nel con­tempo, si è miglio­rata la sicu­rezza dei pro­cessi interni e del con­trollo macchinari.

In più, e que­sto ha fatto sal­tare su tutte le furie Stirpe, si sono pre­vi­ste 69 assun­zioni, che — udite udite — hanno dis­sep­pel­lito l’ormai vetu­sto (gra­zie alla riforma Renzi-Poletti) arti­colo 18: l’accordo dice infatti che nono­stante la firma sia avve­nuta dopo il 7 marzo 2015, con il Jobs Act già in vigore, «in via del tutto ecce­zio­nale» alle 69 new entry ver­ranno appli­cate «le tutele dell’articolo 18 dello Sta­tuto dei lavo­ra­tori (come modi­fi­cato dalla legge 92 del 2012)».

Non è bastato il fatto che si par­lasse di una misura appli­cata «in via del tutto ecce­zio­nale», né che si appli­casse l’articolo 18 rima­neg­giato e già depo­ten­ziato dalla riforma For­nero (quella del 2012 appunto, ma tor­nare a quello del 1970 forse sarebbe sem­brato troppo): la sco­mu­nica è arri­vata lo stesso, per­ché a poco più di due mesi dall’approvazione del ver­bum ren­ziano si è osato vio­lare il sacro tem­pio del Jobs Act.

«Rite­niamo che i con­te­nuti di que­sto accordo ledano for­te­mente i prin­cipi di soli­da­rietà e di comu­nione di inte­ressi che sono alla base del nostro sistema asso­cia­tivo», scrive Stirpe. Inflessibile.

«Siamo all’olio di ricino, alle puni­zioni, alle espul­sioni — com­menta il segre­ta­rio gene­rale Filc­tem Cgil Emi­lio Miceli — Da que­sto si capi­sce quanto grande sia la distanza tra la poli­tica, anche nella ver­sione di Con­fin­du­stria, e i luo­ghi di lavoro e di produzione».

«È incre­di­bile che Con­fin­du­stria cacci via imprese che fun­zio­nano, ven­dono sia al mer­cato interno che a quello estero, e sono cor­rette, men­tre ogni tanto sen­tiamo di aziende un po’ meno tra­spa­renti su cui non viene spesa una sola parola», aggiunge Ilvo Sor­ren­tino, segre­ta­rio Filc­tem Cgil di Roma e Lazio.

Sor­ren­tino spiega che «non è stato dif­fi­cile otte­nere l’articolo 18 anche per i nuovi assunti», anche per­ché, nota con una punta di iro­nia roma­ne­sca, «a un’impresa che fun­ziona e che vuol far star bene i pro­pri dipen­denti, di quellonon gliene può frega’ di meno». «Intendo dire — spiega — che a tutti noi inte­res­sava tro­vare un accordo sullo svi­luppo: e lo abbiamo fatto con la poli­va­lenza, la pro­dut­ti­vità e la sicu­rezza, ampliando l’organico da 330 a 400 addetti. Noi ci abbiamo aggiunto le tutele, l’articolo 18, per due motivi: intanto per­ché la trat­ta­tiva era ini­ziata diversi mesi prima dell’entrata in vigore del Jobs Act, e poi per­ché ci pia­ceva che tutti i lavo­ra­tori potes­sero par­tire dagli stessi diritti di base, i vec­chi come anche i nuovi».

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